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CAMBIA LINGUA

Forlì-Cesena: “Hỳbris” Flavia Mastrella e Antonio Rezza, al Teatro Bonci

l’1 e il 2 aprile

Forlì-Cesena: “Hỳbris” Flavia Mastrella e Antonio Rezza, al Teatro Bonci.

Hỳbris, l’ultima dirompente creazione di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, artisti unici «per folle e lucida genialità» (come recita la motivazione del Leone d’Oro alla Carriera ricevuto nel 2018 a Venezia), arriva al Teatro Bonci di Cesena l’1 e il 2 aprile (sabato ore 21.00 e domenica ore 16.00).
Lo spettacolo è presentato in collaborazione con Gruppo HERA.

Rezza e Mastrella calcano le scene dal 1987: insieme, lui performer-autore e lei artista-autrice, hanno sempre firmato a quattro mani l’ideazione e il progetto di opere irriverenti e divertenti, anarchiche e surreali. Autori di un nuovo linguaggio, che definiscono comunicazione involontaria, un connubio di arte figurativa e drammaturgia, inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo, affrontano in questo spettacolo il rapporto tra natura e cultura attraverso quello che il grande maestro della ricerca teatrale Antonin Artaud definiva «il corpo senz’organi».
Un’indagine sull’esistenza dell’uomo, sulla sua tracotanza: hỳbris infatti era definito nell’antica Grecia il sentimento che porta gli uomini a sentirsi più potenti della propria natura e che li spingeva a rivoltarsi contro l’ordine costituito, divino o umano. Azioni che conducevano a una inevitabile punizione.

Incontri tra cinema e teatro
Domenica 2 aprile alle 21.00 Antonio Rezza dialoga con Michele Galardini, direttore del festival cinematografico Presente Italiano, al Cinema Eliseo in occasione della proiezione del suo film Il Cristo in gola.

Note di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
«Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista? La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla. Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori.
L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara. Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, anche volgarità. La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolo si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide. Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto. Ci si conosce solo i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono solo i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte. Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo, perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie. L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata».

Flavia Mastrella e Antonio Rezza hanno realizzato tredici opere teatrali, cinque film lungometraggi, numerosi corti e medio metraggi. Flavia Mastrella si occupa anche di scultura e fotografia, Antonio Rezza di letteratura.
Tra il 1996 e il 2020 collaborano con Tele+ e con Rai3.
Hanno ricevuto il Premio Alinovi per l’arte interdisciplinare, il Premio Hystrio, il Premio Ubu, il Premio Napoli, l’attestato di Unicità nella Cultura a Montecitorio, il Premio Ermete Novelli, il Leone d’Oro alla carriera (2018) e nel 2019 La Milanesiana li premia con la Rosa d’oro. Le loro opere sono state presentate a Parigi, Madrid, Mosca, Shanghai e New York. Collaborano da diversi anni con TSI fa Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello di Roma.

Informazioni:

Teatro Bonci, Piazza Guidazzi – Cesena

Biglietteria: aperta dal martedì al sabato ore 11-14 e 16-19 | nei giorni di spettacolo ore 17-21.30 | la domenica ore 15-16.30 | T. 0547/355959 | info@teatrobonci.it

Biglietti da 26 a 8 euro.

Ingresso al Cinema Eliseo, domenica 2 aprile: euro 8,50; per chi si presenta con il biglietto dello spettacolo, euro 6,50. Ingresso agevolato al Teatro Bonci per chi si presenta con il biglietto del film: € 15,00.

Acquisto biglietto per il film: al Cinema Eliseo, viale Carducci 7, oppure on line: https://bit.ly/BIGLIETTI_IlCristoingola

Prenotazione consigliata: eliseocesena@gmail.com – tel. 0547 21520.

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