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ERT: La gioia di Pippo Delbono dal 5 al 7 maggio al festival di Shanghai “Jing’an Modern Drama Valley Theatre Festival 2023″

La compagnia vola a Shanghai per presentare lo spettacolo "la gioia" dopo tre anni di lockdown a causa del covid.

ERT: La gioia di Pippo Delbono dal 5 al 7 maggio al festival di Shanghai “Jing’an Modern Drama Valley Theatre Festival 2023″.

La gioia di Pippo Delbono, prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, è ospite dal 5 al 7 maggio al festival di Shanghai “Jing’an Modern Drama Valley Theatre Festival 2023” presso Yunfeng Theatre, con il sostegno del Ministero della Cultura MiC, del Consolato Generale d’Italia a Shanghai e dell’Istituto italiano di Cultura di Shanghai. Una tappa importante per la Compagnia Pippo Delbono e per ERT, che da anni sostiene il lavoro di una delle realtà più apprezzate del panorama teatrale europeo.

ERT: La gioia di Pippo Delbono dal 5 al 7 maggio al festival di Shanghai “Jing’an Modern Drama Valley Theatre Festival 2023".

Lo spettacolo ha debuttato in prima assoluta nella stagione 2017/2018 al Teatro Arena del Sole di Bologna: nel cast Bobò, il fedele compagno di scena di Delbono, a partire dall’incontro nel 1995 nel manicomio di Aversa. Dopo la sua scomparsa, nel 2019, La gioia ha proseguito il suo cammino, in omaggio a Bobò: in cinque stagioni ha realizzato 144 recite in 58 città di 17 paesi del mondo.
Dopo tre anni di chiusura dei confini cinesi per il lockdown, La gioia è uno dei primi spettacoli di una compagnia internazionale a essere ospitato in uno dei Festival più rilevanti dell’Asia. La Compagnia Delbono è già stata ospite in Cina nel 2019 all’Hong Kong Arts Festival proprio con La gioia.

L’attore e regista Delbono spiega: “Ho scelto di intitolare il mio nuovo spettacolo La gioia, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso. Mi ha colpito La morte di Ivan Il’ič di Tolstoj, in cui il protagonista, nei suoi ultimi giorni di vita, si riconcilia con tutta la sua esistenza, anche con i momenti più tristi e grigi. E da qui mi era venuto in mente come possibile titolo La morte gioiosa. Ma poi un amico mi ha detto: “Ma chi viene a teatro a vedere uno spettacolo in cui c’è la parola morte? In questi tempi dove la gente va a teatro per rilassarsi anche con opere impegnate culturalmente, ma che li riconcilia.”
Quanta paura c’è a pronunciare la parola morte. Va bene se si tratta di una morte spettacolare, patetica, ma quanta paura c’è nell’accettare la parola morte con serena lucidità. Mi ricordo quando a Manila sono entrato in un luogo che si trovava totalmente dentro una discarica di immondizia, dove vivevano moltissime persone. C’era un odore insopportabile di fogna. Ovunque c’erano spazzatura, topi, uccelli, insetti. Mi ricordo di queste donne che lavavano i loro vestiti, si profumavano, si truccavano, e ridevano moltissimo tra di loro.
E poi mi ricordo tanti anni fa in India, a Varanasi, la città dove vanno a morire gli Indiani, mi ha avvicinato un folto gruppo di bambini che saltavano, ridevano come animali impazziti. I loro piedi erano grandi, deformi, gonfi come palloni. Ma i loro visi, i loro occhi, mi trasmettevano un senso di verità, di lucidità, di vitalità, di gioia”

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