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Brescia, meccaniche della meraviglia 14, nuove sedi culturali

Brescia, 12 Settembre ore 11.00 – Brescia, MO.CA Centro per le nuove culture, via Moretto 78
(ex Tribunale)
A causa delle normative vigenti legate all’emergenza Covid-19 tutte le sedi espositive
bresciane rimarranno aperte, in tale data, esclusivamente dalle ore 12.00 alle ore 17.00 e
potranno essere visitate in gruppi di 15 persone munite di mascherina e accompagnate da
una guida.

13 Settembre dalle ore 11.00 alle ore 13.00 – Mura di Puegnago del Garda, Leonesia –
Fondazione Vittorio Leonesio, via G. Palazzi 15
Le mostre potranno essere visitate a gruppi di 15 persone munite di mascherina e
accompagnate da una guida.

Promossa e sostenuta dal Comune di Brescia-Assessorato alla Cultura, la quattordicesima
edizione di Meccaniche della Meraviglia, manifestazione culturale ideata e coordinata da
Albano Morandi, coinvolge otto artisti di fama nazionale ed internazionale, chiamandoli ad
intervenire con installazioni e opere site-specific in diversi spazi di Brescia e di Puegnago
del Garda.

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Otto interventi che hanno la dimensione del solo show, caratterizzati dal comune principio
di voler intervenire nello spazio in stretta relazione con le sue emergenze e
caratteristiche, nel tentativo di esaltarne le peculiarità e la meravigliante identità,
facendone risaltare aspetti nascosti eppure identitari.
È questo infatti il filo rosso che unisce, nel loro susseguirsi, tutte le edizioni di Meccaniche
della Meraviglia, un progetto che sin dal titolo evidenzia la capacità dell’artista di
innescare meccanismi ed ingranaggi attivatori dello sguardo e della sensibilità del
riguardante: ne consegue quella meraviglia che è stupore e immersione, sorpresa e
scoperta, ma anche messa in crisi radicale dell’abitudine ad una modalità fruitiva rapida
e superficiale dello spazio e delle cose.
In questo senso Meccaniche della Meraviglia, come spiega il suo ideatore e direttore,
Albano Morandi, “nasce dalla sistematica volontà di presentare sempre e comunque un
prodotto artistico che ponga nello stupore il modo per attirare l’attenzione dello spettatore,
una maniera nuova ed intelligente per definire un proprio senso di visibilità delle cose. […]
Situata fra lo sguardo già codificato e la conoscenza riflessiva, esiste una regione
mediana che offre l’ordine nel suo essere stesso: potremmo chiamarla regione
dell’evidenza evidente. Dove ci si può muovere senza tenere conto delle sovrastrutture
che le culture hanno assegnato alle cose, alle parole, alle immagini”.
I linguaggi visuali selezionati per questa edizione di Meccaniche della Meraviglia sono
fortemente legati alla svolta epocale che stiamo attraversando e paiono infatti riflettere
sui temi della solitudine e dell’isolamento, della frattura e della rigenerazione, del bisogno
di dialogo e confronto, empatia e condivisione, intessendo con gli spazi che li accolgono
uno scambio fertile e profondo e chiedendo al pubblico un percorso contemplativo ed
immersivo.

Il buio, il silenzio, la stasi e l’immobilità nella quale siamo stati confinati sono i temi sui
quali intervengono gli artisti Giulio De Mitri (Taranto, 1952), Arthur Duff (Wiesbaden,
1973) e Filippo Centenari (Cremona, 1978), a ciascuno dei quali è affidata una sala che
affaccia sul chiostro del Museo Diocesano di Brescia: la luce, nelle sue declinazioni di
visualizzazione, decontestualizzazione, intervento e ridisegno dell’ambiente, è al centro della loro indagine che in De Mitri si pone come suggestiva e fluida dimensione
spirituale e onirica, in Centenari diventa attivatrice di nuove relazioni alchemiche tra i
materiali e gli oggetti, in Duff messa in crisi dei paradigmi narrativi e dei codici di lettura
dello spazio e del tempo.
La dimensione dell’uomo è al centro dell’indagine di Andrea Francolino (Bari, 1979): a
Spazio Contemporanea la crepa è immagine ricorrente, declinata in molteplici dimensioni
e diversi materiali, dalla terra al cemento al vetro, e interpretata nella sua funzione positiva
e rigenerante come segno e direzione di una nuova possibilità, di un riscatto dell’uomo e
della sua storia.
Gli oggetti e gli interventi di Giovanni Oberti (Bergamo, 1982) minano il rapporto
consueto con la quotidianità e intervengono con poetica inquietudine negli ambienti
dell’Ateneo di Palazzo Tosio: l’artista da sempre trova nella poetica delle cose più
semplici una potente empatia che lo porta a riattivarne la capacità meravigliante.
Rigoroso e metafisico, il lavoro sul colore e la relazione tra superficie, supporto e
metodologia del dipingere caratterizza l’intera ricerca di Paolo Iacchetti (Milano, 1953) al
quale sono assegnate le sale degli Scacchi al MO.CA: qui saranno presentate le ultime
opere pittoriche che sviluppano la sua ricerca “dentro” la materia della pittura in reticolati
complessi: alcuni distesi e ariosi, quasi attraversati dallo spazio, altri decisamente più
chiusi su se stessi, risultato di segni colorati sovrapposti.

Infine, negli spazi carichi di memoria della Fondazione Vittorio Leonesio, a Puegnago
del Garda, Rob Mazurek (Jersey City, New Jersey, USA, 1965), musicista e compositore
di fama internazionale, presenta un’opera composita che racchiude installazione, pittura,
scultura, suono, unendo chiarezza neo-espressiva e materialità densa, a volte in collisione
corrosiva, altre volte in totale armonia, modellando luce, superficie, colore e linea. Nel
corso dell’inaugurazione Gabriele Mitelli, musicista sodale di Mazurek, eseguirà “Un
solo”. “Appropriarsi di uno spazio e del sentire di chi lo abita in quell’istante, il solo del
musicista e performer bresciano non è un concerto e neanche una performance ma
l’occupazione di uno spazio fisico ed emotivo, il tentativo di ricreare la propria intimità e
raccontare la propria storia tramite il suono, il rumore, cercando di ritrovare il proprio
essere nel contatto diretto con le persone, i muri e le opere, che ne determinano la
struttura”. Lucia Pescador (Voghera, 1943) interviene con la sua narrazione iconica: il
suo è un archivio di oggetti e immagini, storie e sogni, donato al pubblico come un diario
che si sfoglia sala dopo sala, sulle pareti e tra gli arredi dello spazio ospitante.

SEDI E ARTISTI

BRESCIA, 12 settembre – 11 ottobre 2020
Museo Diocesano, via Gasparo da Salò 13
tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00, chiuso il mercoledì
 Filippo Centenari (Cremona, 1978). Fratture, a cura di Alessia Belotti, Melania
Raimondi e Camilla Remondina
 Giulio De Mitri (Taranto, 1952). Visioni inaspettate, a cura di Ilaria Bignotti
 Arthur Duff (Wiesbaden, 1973). Origo, a cura di Ilaria Bignotti

Spazio Contemporanea, Corsetto Sant’Agata 22
da giovedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30, domenica ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00
 Andrea Francolino (Bari, 1979). Queste lunghe soglie mutevoli, a cura di Ilaria
Bignotti

Palazzo Tosio, Ateneo di Scienze Lettere ed Arti, via Tosio 12
sabato e domenica visite guidate per gruppi di max 5 persone dalle 9.00 alle 17.00,
martedì e giovedì su prenotazione dalle 15.00 alle 19.00
 Giovanni Oberti (Bergamo, 1982). Autobiografia di riflessi e polvere a cura di
Bianca Trevisan

MO.CA Centro per le nuove Culture, via Moretto 78
da giovedì a sabato dalle 15.30 alle 19.30, domenica ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00
 Paolo Iacchetti (Milano, 1953). Caso e Astrazione, a cura di Elena Di Raddo

PUEGNAGO DEL GARDA, 13 settembre – 11 ottobre 2020
 Leonesia – Fondazione Vittorio Leonesio, via G. Palazzi 15
sabato e domenica dalle 15.30 alle 19.30
 Rob Mazurek (Jersey City, New Jersey, USA, 1965). Cosmic stacks, a cura di
Mariacristina Maccarinelli
 Lucia Pescador (Voghera, 1943). Herbarium, a cura di Alessia Belotti, Melania
Raimondi e Camilla Remondina

Statement della Manifestazione
Questa proposta nasce dalla sistematica volontà di presentare sempre e comunque un
prodotto artistico che ponga nello stupore il modo per attirare l’attenzione dello spettatore,
una maniera nuova ed intelligente per definire un proprio senso di visibilità delle cose.
Un’occasione per riflettere sul senso dell’arte a prescindere dalle mode o dalle famiglie.
Situata fra lo sguardo già codificato e la conoscenza riflessiva, esiste una regione
mediana che offre l’ordine nel suo essere stesso: potremmo chiamarla regione
dell’evidenza evidente. Dove ci si può muovere senza tenere conto delle sovrastrutture
che le culture hanno assegnato alle cose, alle parole, alle immagini.
E’ noto quanto vi è di sconcertante nella prossimità degli estremi, o anche semplicemente
nella vicinanza improvvisa delle cose senza rapporto; l’enumerazione che le fa cozzare le
une contro le altre possiede in se un potere d’incantesimo.
Le meccaniche della meraviglia ci riportano, almeno come affinità linguistica, al pensiero
di Borges. Le eterotopie (come quelle che troviamo tanto frequentemente nello scrittore
argentino) inaridiscono il discorso, bloccano le parole su se stesse, contestano, fin dalla
sua radice, ogni possibilità di grammatica; dipanano i miti e rendono sterile il lirismo delle
frasi. Minano segretamente il linguaggio, sconvolgono la sintassi che costituisce le frasi e
che fa tenere insieme “le parole e le cose”.
Ho sempre fatto in modo che le opere degli artisti che stanno in queste mostre,
appartenessero a quella che Foucault ha definito la quarta forma di somiglianza quella
garantita dal gioco delle Simpatie e, naturalmente, di riflesso, delle Antipatie.
“La simpatia agisce allo stato libero nelle profondità del mondo…ma il suo potere è tale
che essa non si contenta di scaturire da un solo contatto e di percorrere gli spazi; suscita il
movimento delle cose nel mondo e provoca l’avvicinamento delle più distanti. Essa è
principio di mobilità: attira le cose pesanti verso la gravezza del suolo e le cose leggere
verso l’etere senza peso; …La simpatia è una istanza del Medesimo di forza e urgenza
tali da non contentarsi di essere una delle forme del simile: ha il pericoloso potere di
assimilare, di rendere le cose identiche le une alle altre, di mescolarle, di farne svanire
l’individualità, e dunque di renderle estranee a quello che erano. La simpatia
trasforma…Proprio per questo la simpatia è compensata dalla sua figura geometrica
l’Antipatia. Quest’ultima serba le cose nel loro isolamento ed impedisce l’assimilazione”
(Foucault)
Rifugiandosi nella regione dell’“evidenza evidente” e trascinando con se lo spettatore,

l’artista intende sottolineare una propria identità, una propria autonomia, indicare la strada
dell’abbandono delle certezze, mostrare che ogni massificazione, ogni mondanità è
bugiarda.
E’ un invito a dimenticare ciò che sappiamo ad affrontare un esercizio che ci abitui a far sì
che l’occhio non serva solo a vedere e l’orecchio solo a sentire. La mano solo a toccare e
il palato solo a gustare. Tornando a percepire le cose in maniera “totale”, tale da poterci
permettere di “Toccare con gli occhi”. In questo modo vogliamo sottolineare come l’arte
non serva a costruire artifici ma a risvegliare nella visione comune potenzialità dormienti,
entrare nella coscienza dello spettatore senza far violenza, con passo lento ma
inarrestabile, guidandolo verso ciò che conosce ma che non ricorda di conoscere.
Ho sempre pensato a Beuys come padre spirituale della mia concezione sociale dell’arte,
sempre mi riecheggiano in testa le parole che sottolineano come la più grande opera
d’arte sia la realizzazione della “scultura sociale”. Per tornare ad avere una funzione
sociale, l’artista deve trovare il modo di dedicarsi anche a questo.
Il progetto Meccaniche della Meraviglia.

Brescia, meccaniche della meraviglia 14, nuove sedi culturali

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