Zelensky: Pronti a una tregua se sotto l’ombrello della NATO
Proposta di Zelensky: cessate il fuoco senza la restituzione immediata dei territori occupati, ma con garanzie NATO
Zelensky: Pronti a una tregua se sotto l’ombrello della NATO.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato, in un’intervista a Sky News, la disponibilità a un accordo di cessate il fuoco con la Russia, anche senza una restituzione immediata dei territori occupati. Tuttavia, ha posto una condizione fondamentale: che l’Ucraina sia protetta dall’ombrello della NATO.
“Se vogliamo porre fine alla fase calda della guerra, dobbiamo garantire che il territorio ucraino sotto il nostro controllo sia protetto dalla NATO”, ha affermato Zelensky. Ha inoltre sottolineato l’urgenza di implementare questa protezione per concentrarsi successivamente su una riconquista diplomatica dei territori occupati da Mosca.
La proposta rappresenta un cambiamento strategico significativo, che potrebbe aprire nuovi scenari di negoziato, ma anche sollevare obiezioni da parte della Russia, che vede l’espansione della NATO come una minaccia diretta.
Russia e Corea del Nord: Un’alleanza militare sempre più stretta
La Russia ha confermato il rafforzamento della sua collaborazione militare con la Corea del Nord, suscitando allarmi in Occidente e a Seul. Durante una visita a sorpresa a Pyongyang, il ministro della Difesa russo, Andrei Belousov, ha incontrato il suo omologo nordcoreano, No Kwang Chol, per discutere l’espansione delle relazioni bilaterali.
Belousov ha definito il trattato di cooperazione strategica firmato quest’anno tra i due paesi come una pietra miliare per la sicurezza euroasiatica, alimentando preoccupazioni per un possibile aumento di truppe nordcoreane in territorio russo e per il trasferimento di tecnologie militari sensibili.
L’Ucraina al buio: blackout e crisi umanitaria
Gli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche ucraine hanno lasciato oltre un milione di persone senza elettricità nell’ovest del paese. Le conseguenze sono drammatiche: trasporti bloccati, scuole chiuse e carenze nell’erogazione dell’acqua potabile.
“Ci sono tagli di emergenza in tutto il paese a causa degli attacchi nemici”, ha dichiarato Serguii Kovalenko, dirigente della compagnia energetica Yasno.
Le regioni più colpite includono Lviv, Rivne, Volyn e Khmelnytsky. Solo nella regione di Lviv, 523.000 utenze sono rimaste senza corrente, mentre nella regione di Rivne sono 280.000 le persone senza elettricità e acqua.
Anche il sindaco di Mykolaiv, Oleksandr Senkevych, ha annunciato l’interruzione dei servizi di trasporto pubblico e la chiusura temporanea delle scuole. La situazione rischia di peggiorare con l’arrivo dell’inverno, aumentando la vulnerabilità della popolazione civile.
Putin e l’escalation militare: nuove minacce all’Ucraina
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che i centri decisionali a Kiev potrebbero diventare bersagli dei nuovi missili balistici russi. Durante un incontro ad Astana con i membri del CSTO (l’alleanza militare tra paesi post-sovietici), Putin ha annunciato l’inizio della produzione in serie dei missili a medio raggio Oreshnik. “La nostra risposta agli attacchi ucraini sarà decisa e mirata. Non escludiamo obiettivi strategici nel cuore di Kiev”, ha dichiarato.
Putin ha inoltre accusato il governo ucraino di illegittimità, definendo criminali coloro che eseguono ordini da Kiev. Gli ultimi attacchi russi hanno colpito 117 obiettivi in Ucraina, tra cui infrastrutture critiche e militari, utilizzando 100 missili e 466 droni.
Reazioni Internazionali: Biden e Macron condannano Mosca
Il presidente statunitense Joe Biden ha definito gli attacchi russi come “orribili e ignobili”, sottolineando l’urgenza di continuare a sostenere l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha criticato duramente Mosca, parlando di una “logica inaccettabile di escalation”. Ha riaffermato l’impegno della Francia a sostenere Kiev “intensamente e per tutto il tempo necessario”.
Tajani: “Non manderemo nessun soldato italiano a combattere”
“Noi non manderemo nessun soldato italiano a combattere in Ucraina”: ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo a una domanda sui colloqui in corso tra Francia e Regno Unito sull’invio di truppe. “Noi difendiamo il diritto internazionale – dichiara Tajani – e siamo fermissimi negli aiuti a Kiev. Ricordo che la prossima conferenza per la ricostruzione si farà a luglio in Italia, ma noi non siamo in guerra con la Russia. Per questo non abbiamo mai dato l’autorizzazione a usare armi italiane in territorio russo”.
Attacchi ucraini contro obiettivi russi
L’Ucraina ha intensificato le operazioni contro obiettivi strategici russi. Tra gli attacchi recenti, l’incendio di un deposito di petrolio nella regione di Rostov e la distruzione di una stazione radar del sistema di difesa aerea Buk nella regione di Zaporizhzhia.
Il ministero della Difesa russo ha riferito di aver intercettato 47 droni ucraini in una sola notte, evidenziando un aumento delle incursioni contro il territorio russo.
Sfide per la sicurezza nucleare
Le centrali nucleari ucraine di Khmelnytskyi, Rivne e Ucraina meridionale hanno ridotto la produzione di energia come misura precauzionale a causa degli attacchi russi. Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’AIEA, ha espresso preoccupazione per i rischi alla sicurezza nucleare causati dalle operazioni militari.
Scambi umanitari e sostegno internazionale
L’Ucraina ha recuperato i corpi di 502 soldati uccisi, rimpatriati dalle forze russe. Sebbene Kiev non abbia confermato un eventuale scambio di corpi, il gesto sottolinea la necessità di iniziative umanitarie in un conflitto che ha causato decine di migliaia di vittime.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha riaffermato il pieno sostegno militare della Germania all’Ucraina, mentre il ministro italiano degli Esteri, Antonio Tajani, ha escluso qualsiasi coinvolgimento diretto di soldati italiani nel conflitto.
La guerra in Ucraina continua a essere un conflitto estremamente complesso, con implicazioni che vanno ben oltre i confini dei due paesi coinvolti. Le tensioni internazionali, l’escalation militare e le conseguenze umanitarie rendono difficile prevedere una risoluzione a breve termine. Tuttavia, il crescente impegno diplomatico e umanitario di molti paesi suggerisce che la comunità internazionale sta lavorando per trovare una soluzione sostenibile.
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