Xi Jinping a Mosca da Putin: la saldatura dell’asse sino-russo smentisce la strategia di Trump.
Il presidente cinese partecipa alle celebrazioni della Vittoria e firma oltre 20 accordi con Mosca: «Insieme contro il bullismo egemonico». L'editoriale di Xi, tradotto anche in inglese, certifica il fallimento degli sforzi americani per dividere Russia e Cina.
Xi Jinping a Mosca da Putin: la saldatura dell’asse sino-russo smentisce la strategia di Trump.
Il presidente cinese partecipa alle celebrazioni della Vittoria e firma oltre 20 accordi con Mosca: «Insieme contro il bullismo egemonico». L’editoriale di Xi, tradotto anche in inglese, certifica il fallimento degli sforzi americani per dividere Russia e Cina.
La visita di Xi Jinping a Mosca, caratterizzata dalla partecipazione del presidente cinese alla parata dell’80° anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista, segna molto più di una commemorazione storica. È l’ennesima, solida dimostrazione che i tentativi dell’amministrazione Trump di dividere Russia e Cina si sono infranti contro una realtà geopolitica ben diversa dalle previsioni della Casa Bianca. Non solo il Cremlino e Zhongnanhai non si sono allontanati: oggi, a dispetto delle tensioni internazionali, sono più vicini che mai.
L’incontro tra Xi e Putin è stato infatti contraddistinto da dichiarazioni solenni, una valanga di accordi bilaterali (oltre 20, tra cui una dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico), e da un editoriale firmato dallo stesso Xi, pubblicato in grande evidenza dai media russi e – significativamente – tradotto in inglese dal ministero degli Esteri cinese. Un gesto che dimostra quanto il messaggio fosse diretto anche all’Occidente.
«Dobbiamo sventare tutti i piani volti a distruggere o minare i nostri legami di amicizia e fiducia», ha scritto Xi, sottolineando come i rapporti tra Pechino e Mosca non siano “diretti contro terzi”, ma restino “autosufficienti”, con radici storiche profonde e una “chiara logica” strategica. In realtà, le dichiarazioni congiunte e i riferimenti al “bullismo egemonico” internazionale – espressione ormai canonica per indicare gli Stati Uniti – disegnano un quadro molto chiaro: Russia e Cina si propongono come baluardi dell’ordine multipolare, contrapposti all’unilateralismo di Washington.
Secondo Xi, le relazioni tra i due Paesi sono oggi “più sicure, stabili e resilienti”, mentre Putin ha parlato di cooperazione «al livello più alto nella storia».
Se l’obiettivo dell’amministrazione Trump era quello di separare Mosca da Pechino, magari per isolare la Cina o per convincere Putin a rivedere le sue alleanze, gli eventi di questi giorni dimostrano esattamente l’opposto. Washington ha ottenuto un consolidamento dell’asse sino-russo, fondato sulla condivisione di interessi strategici, visioni geopolitiche e, soprattutto, sulla volontà comune di ridisegnare l’ordine mondiale a scapito dell’influenza statunitense.
Il vertice al Cremlino ha avuto toni celebrativi ma anche operativi. Xi e Putin hanno firmato la “Dichiarazione congiunta sull’ulteriore approfondimento del partenariato strategico cooperativo globale nella nuova era”, un documento che istituzionalizza la loro intesa come pilastro della geopolitica attuale. I due leader hanno evocato il “passato eroico” come base per il futuro comune, mettendo in evidenza anche l’unità nella difesa della “verità storica” contro il revisionismo occidentale.
In questo quadro, l’Ucraina resta un tema irrisolto. I due leader non ne hanno parlato pubblicamente, anche se l’ombra del conflitto ha aleggiato su tutta la visita. Xi ha evitato prese di posizione esplicite, ma l’Unione Europea – per voce di Antonio Costa – ha invitato Pechino a chiarire la propria neutralità nella guerra. Un appello che rischia di cadere nel vuoto, vista la direzione sempre più decisa dell’asse con Mosca.
Nel frattempo, sul fronte militare, le celebrazioni della “Grande Guerra Patriottica” sono coincise con una tregua unilaterale annunciata da Putin. Ma secondo fonti ucraine, la Russia avrebbe violato il cessate il fuoco, lanciando attacchi su Kharkiv e Sumy. L’Ucraina ha confermato che i combattimenti proseguono lungo tutta la linea del fronte, con nuovi raid e operazioni di assalto da parte russa. Kiev, supportata dagli Stati Uniti e dall’UE, continua a chiedere un vero cessate il fuoco, come quello di 30 giorni proposto a Gedda.
In questo scenario globale altamente instabile, l’immagine di Xi e Putin fianco a fianco, mentre celebrano la memoria sovietica e firmano accordi per il futuro, rappresenta un chiaro messaggio politico. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca, per ora, non ha prodotto alcuna inversione di tendenza. Anzi, ha forse accelerato la coesione di due potenze che si sentono assediate e che, insieme, vogliono riscrivere le regole del gioco.
Il mondo multipolare che evocano non è ancora realtà, ma con Xi a Mosca sembra ogni giorno più vicino.
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