Vertice a Istanbul tra Russia e Ucraina: assenti Putin e Trump, attesa per Zelensky.
Delegazioni riunite per colloqui a porte chiuse nel Palazzo Dolmabahce. Trump resta fiducioso in un cessate il fuoco, mentre Putin invia funzionari di secondo livello. Erdogan riceverà Zelensky ad Ankara.
Vertice a Istanbul tra Russia e Ucraina: assenti Putin e Trump, attesa per Zelensky.
Delegazioni riunite per colloqui a porte chiuse nel Palazzo Dolmabahce. Trump resta fiducioso in un cessate il fuoco, mentre Putin invia funzionari di secondo livello. Erdogan riceverà Zelensky ad Ankara.
Istanbul– Nella storica cornice del Palazzo Dolmabahce di Istanbul si tengono oggi i tanto attesi negoziati tra Russia e Ucraina, i primi colloqui diretti dal 2022. Si tratta di un momento cruciale in un conflitto che, dopo oltre tre anni di guerra, resta incerto sia sul fronte militare che su quello diplomatico. Tuttavia, la portata politica del vertice appare ridimensionata dall’assenza dei principali leader: né Vladimir Putin né Donald Trump partecipano all’incontro.
A rappresentare la Russia è il consigliere presidenziale ed ex ministro della Cultura Vladimir Medinsky, già protagonista dei colloqui del 2022. Al suo fianco il vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il vice ministro della Difesa Alexander Fomin e il capo dell’intelligence militare Igor Kostyukov. Una squadra che segna chiaramente la scelta del Cremlino di mantenere un basso profilo, evitando l’impegno diretto del presidente o del ministro degli Esteri Serghei Lavrov.
Kiev pronta solo a discutere la tregua
Dall’altra parte del tavolo la delegazione ucraina è guidata dal ministro degli Esteri Andrii Sybiha, affiancato dal ministro della Difesa Rustem Umerov e dal capo dell’ufficio presidenziale Andrij Yermak. Secondo fonti ucraine, Kiev è disposta a partecipare solo per discutere i termini e le modalità di attuazione di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, proposto dall’amministrazione statunitense.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, inizialmente incerto sulla sua partecipazione, ha deciso di recarsi ad Ankara, dove incontrerà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Sarà proprio in quell’incontro bilaterale che, secondo fonti ufficiali ucraine, Zelensky deciderà se proseguire su un percorso negoziale. Erdogan, tuttavia, non incontrerà le delegazioni russe e ucraine impegnate nei colloqui a Istanbul.
Stati Uniti presenti, ma senza Trump
Il presidente americano Donald Trump, attualmente in visita ufficiale in Medio Oriente, ha escluso la propria presenza a Istanbul, pur lasciando aperta la possibilità di recarsi in Turchia “domani, se ci saranno progressi”. Al suo posto, la Casa Bianca ha inviato il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff, affiancato da Keith Kellogg.
Rubio, a margine del vertice informale dei ministri degli Esteri della NATO ad Antalya, ha ribadito che gli Stati Uniti sono “aperti a qualsiasi meccanismo che porti a una pace giusta e duratura”, sottolineando l’impegno dell’amministrazione Trump per la fine del conflitto.
Il nodo politico: tregua sì, pace no?
Il Wall Street Journal ha riferito che Kiev è disposta a trattare solo su una tregua temporanea, mentre Mosca resta vaga su ogni proposta concreta. A complicare il quadro, il sospetto che Putin intenda utilizzare i negoziati per guadagnare tempo sul fronte militare, in vista di una possibile offensiva estiva.
Dal punto di vista politico, il vertice segna un test anche per Donald Trump, che nei mesi scorsi ha insistito per un ruolo attivo degli Stati Uniti nella mediazione. Per il momento, tuttavia, la sua assenza e il ricorso a funzionari di secondo piano non aiutano a imprimere una svolta.
Il fattore Erdogan
In questo contesto, la Turchia prova a rilanciare il proprio ruolo di mediatore, pur evitando un coinvolgimento diretto nei colloqui tecnici. Erdogan, che ospita i negoziati a Istanbul e riceve Zelensky ad Ankara, si muove con cautela, consapevole dei delicati equilibri geopolitici.
L’ultima volta che Russia e Ucraina si erano parlate faccia a faccia era proprio a Istanbul, nel marzo 2022. I negoziati furono interrotti dopo accuse reciproche e l’intensificarsi dei combattimenti.
Cauto ottimismo, ma la palla è nel campo russo
Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha parlato di un “cauto ottimismo”, ricordando che “la palla ora è nel campo della Russia”. Anche i partner europei, pur sostenendo l’iniziativa americana, restano prudenti: troppe volte in passato le speranze sono state disattese.
Le prossime 24-48 ore si preannunciano decisive. Se Mosca dovesse accettare un cessate il fuoco, si aprirebbe un margine concreto per un negoziato più ampio. In caso contrario, il vertice rischia di chiudersi con un nulla di fatto, confermando che né Putin né Trump – almeno per ora – vogliono metterci la faccia.
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