Usa, trovato morto il presunto killer della Brown University e del professore del MIT.
Si chiamava Claudio Neves Valente, 48 anni: secondo Fbi e polizia si è suicidato dopo la sparatoria nel campus di Providence e l’omicidio del fisico Nuno Loureiro a Boston. Resta il mistero sul movente.
Usa, trovato morto il presunto killer della Brown University e del professore del MIT.
Si è conclusa dopo sei giorni la frenetica caccia al responsabile della sparatoria alla Brown University di Providence e dell’omicidio del professore del Massachusetts Institute of Technology. Claudio Neves Valente, 48 anni, cittadino portoghese, è stato trovato morto in un deposito a Salem, nel New Hampshire. Secondo quanto riferito dalla polizia di Providence e dall’Fbi, l’uomo si sarebbe tolto la vita. Il ritrovamento del corpo chiude formalmente una delle indagini più complesse e drammatiche degli ultimi mesi negli Stati Uniti, ma lascia ancora senza risposta l’interrogativo centrale: il movente della doppia azione omicida.
Il profilo di Claudio Neves Valente e i legami con il mondo accademico
Valente aveva forti legami con l’ambiente universitario coinvolto nei due episodi. Nonostante l’età, risultava essere uno studente della Brown University, dove stava seguendo un percorso accademico avviato già anni prima. Era arrivato negli Stati Uniti per la prima volta tra il 2000 e il 2001, per poi rientrare stabilmente nel 2017 grazie alla Diversity Visa, ottenendo successivamente la green card. Come indirizzo per il visto aveva indicato proprio il dipartimento di Fisica della Brown University, lo stesso edificio dove sabato 13 dicembre ha aperto il fuoco. Le autorità hanno inoltre accertato che Valente aveva frequentato in Portogallo, tra il 1995 e il 2000, lo stesso programma accademico del professor Nuno Loureiro.
La strage alla Brown University di Providence
La sera del 13 dicembre il killer è entrato in azione nel campus della Brown University, nei pressi degli edifici Barus e Holley, cuore delle attività di ingegneria e fisica dell’ateneo. Armato di due pistole, ha fatto irruzione in un’aula dove erano in corso gli esami, uccidendo due studenti e ferendone altri nove. Dopo aver sparato, si è allontanato a piedi con estrema calma, facendo perdere le proprie tracce. Le immagini di una telecamera di sicurezza lo mostrano vestito di nero, corpulento, con il volto coperto da una mascherina, mentre percorre una strada deserta ai margini del campus.
Le testimonianze degli studenti e il terrore nel campus
Il racconto degli studenti restituisce la drammaticità di quei momenti. Joseph Oduro, assistente didattico alla Brown, ha riferito al New York Times che l’uomo è entrato in aula con il volto coperto e ha iniziato a sparare mentre la lezione stava per terminare. Per ore gli studenti sono rimasti barricati nei dormitori, mentre elicotteri e mezzi delle forze dell’ordine circondavano l’università. Molti hanno contattato in diretta i familiari e i network televisivi, descrivendo la paura e l’incertezza di quelle ore. Secondo l’ex vice capo della polizia di Providence, Thomas Verdi, il killer conosceva perfettamente l’edificio e l’organizzazione del campus, un dettaglio che fin da subito ha rafforzato l’ipotesi di un legame diretto con l’università.
L’omicidio del professor Nuno Loureiro a Brookline
Due giorni dopo la sparatoria, lunedì sera, Valente avrebbe colpito di nuovo. Nuno Loureiro, 47 anni, fisico nucleare e direttore di un centro di ricerca al MIT, è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco nella sua abitazione di Brookline, nell’area di Boston, a circa 80 chilometri da Providence. Una studentessa che viveva in un appartamento vicino ha raccontato di aver sentito tre forti esplosioni intorno alle 20.30. Quando la polizia è arrivata, ha trovato il docente gravemente ferito sul pavimento, coperto di sangue. Trasportato d’urgenza in ospedale, Loureiro è morto il mattino seguente.
Il collegamento tra i due episodi e l’accelerazione delle indagini
In un primo momento, le autorità non avevano ipotizzato un collegamento diretto tra la strage alla Brown University e l’omicidio del professore del MIT, sebbene entrambi riguardassero il mondo della fisica e due università d’élite del New England. Nelle ultime 24 ore, però, le indagini hanno subito un’accelerazione decisiva. L’interrogatorio di una persona vicina a Valente e nuovi elementi investigativi, tra cui le osservazioni di un custode del campus e un post anonimo su Reddit, hanno permesso agli inquirenti di ricostruire il quadro e di individuare il sospettato, che probabilmente ha deciso di togliersi la vita quando ha compreso di essere stato scoperto.
Le reazioni istituzionali e il nodo del movente
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito l’accaduto “una cosa terribile”, invitando il Paese a pregare per le vittime. Le autorità federali, intanto, hanno annunciato la sospensione del programma Diversity Visa, sottolineando che Valente era entrato negli Stati Uniti proprio grazie a quel canale. Resta tuttavia irrisolto il nodo principale dell’inchiesta: il movente. Gli investigatori non escludono che possa emergere nelle prossime ore, ma al momento il suicidio del presunto killer rischia di aver portato con sé il segreto delle ragioni che lo hanno spinto a colpire due comunità accademiche simbolo dell’eccellenza scientifica americana.
Un caso che scuote il sistema universitario statunitense
La doppia tragedia di Providence e Brookline riapre il dibattito sulla sicurezza nei campus universitari e sul crescente senso di vulnerabilità all’interno delle istituzioni accademiche. Due università di fama mondiale, a meno di cento chilometri di distanza, sono state colpite da un’azione violenta che ha lasciato un bilancio pesantissimo: quattro morti, numerosi feriti e una comunità scientifica sotto shock. La fine della caccia all’uomo segna un punto fermo nell’indagine, ma non cancella le domande che questa vicenda continua a sollevare sul disagio, sulla prevenzione e sulla capacità di intercettare segnali di allarme prima che si trasformino in tragedia.
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