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Università americane contro Trump: rivolta accademica per i fondi federali e la libertà d’insegnamento.

Oltre 150 atenei, da Harvard al MIT, denunciano l’ingerenza politica della Casa Bianca. Harvard fa causa per il congelamento di oltre 2,2 miliardi. Sandel: “Si mina la democrazia”.

Università americane contro Trump: rivolta accademica per i fondi federali e la libertà d’insegnamento.

Oltre 150 atenei, da Harvard al MIT, denunciano l’ingerenza politica della Casa Bianca. Harvard fa causa per il congelamento di oltre 2,2 miliardi. Sandel: “Si mina la democrazia”.

Washington – Le università americane si sollevano compatte contro quella che definiscono “una pericolosa ingerenza politica” da parte dell’amministrazione Trump. In una lettera congiunta pubblicata dalla American Association of Colleges and Universities, oltre 150 istituzioni – inclusi prestigiosi atenei della Ivy League come Princeton, Yale, Brown, il MIT e la stessa Harvard – hanno lanciato un appello contro l’“eccesso di potere” esercitato dalla Casa Bianca, denunciando l’uso dei finanziamenti federali come strumento di pressione ideologica.

L’iniziativa collettiva arriva all’indomani della decisione di Harvard University di citare in giudizio il governo federale presso una corte del Massachusetts. Motivo: il congelamento di oltre 2,2 miliardi di dollari in fondi pubblici per la ricerca e l’istruzione superiore. Una mossa che, secondo l’ateneo, rappresenta un attacco diretto alla sua indipendenza accademica e che ha “gravi conseguenze nel mondo reale”, colpendo ricercatori, studenti e anche pazienti che beneficiano di studi medici finanziati con quei fondi.

“Autonomia sotto attacco”

Dietro la stretta voluta da Trump, secondo i firmatari della lettera, non ci sarebbe soltanto il dichiarato intento di combattere l’antisemitismo nei campus, ma una strategia più ampia per subordinare l’università americana a una visione ideologica conservatrice e nazionalista. Le misure contestate includono controlli esterni sui dipartimenti, soprattutto quelli di studi mediorientali, una revisione dei criteri di selezione del personale docente, limiti all’ammissione di studenti stranieri e la minaccia di revocare lo status fiscale agevolato degli atenei.

“Parliamo con una sola voce contro l’interferenza politica che oggi mette a rischio l’istruzione superiore di questo Paese”, si legge nel documento. Le università ribadiscono di essere aperte a “riforme costruttive” e a una legittima supervisione governativa, ma rifiutano ogni “intrusione indebita” e l’“uso coercitivo dei fondi pubblici per modellare l’attività accademica”.

Chi si schiera 

Alla lettera hanno aderito non solo le università d’élite della East Coast, ma anche decine di college di medie dimensioni, come Tufts, Duke, Pomona, Smith, Middlebury e Kenyon, che rappresentano la spina dorsale del sistema delle liberal arts americane. Manca invece Columbia University, che – secondo fonti accademiche – avrebbe accettato alcune condizioni imposte dalla Casa Bianca in cambio dello sblocco di 400 milioni di dollari, tra cui la sorveglianza esterna del proprio Dipartimento di studi mediorientali.

La battaglia legale di Harvard

La causa presentata da Harvard punta il dito contro il congelamento “illegale e punitivo” dei fondi federali e accusa l’amministrazione di voler “esercitare un controllo politico sul processo decisionale accademico”. Secondo l’università, la manovra governativa costituisce un precedente pericoloso che potrebbe compromettere la credibilità e il prestigio dell’intero sistema universitario americano.

Una mossa politica nella stagione delle lauree

Mentre infuria la battaglia legale, Trump ha annunciato che terrà discorsi di laurea in due atenei simbolo della sua base elettorale: l’Università dell’Alabama e la scuola militare di West Point. In parallelo, la ministra dell’Istruzione Linda McMahon ha dichiarato che verranno riattivati i pignoramenti salariali per gli ex studenti in debito con i prestiti universitari, abolendo la tolleranza introdotta durante l’amministrazione Biden.

Sandel: “La democrazia è in pericolo”

Sulla vicenda è intervenuto anche Michael Sandel, celebre filosofo e docente ad Harvard, che in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera ha dichiarato: “Le università libere sono la base della democrazia. Quando il potere politico cerca di dettare i contenuti dell’insegnamento e condizionare la ricerca con i finanziamenti, si mette a rischio il cuore stesso del pensiero critico”.

Il braccio di ferro tra Trump e il mondo accademico si intensifica, diventando uno dei nuovi fronti della polarizzazione americana. Una sfida che, dal dibattito sulla libertà d’insegnamento alla gestione dei fondi pubblici, potrebbe ridefinire i confini dell’autonomia universitaria negli Stati Uniti.

Università americane contro Trump: rivolta accademica per i fondi federali e la libertà d’insegnamento.

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