UE–Balcani occidentali: nuovo Piano d’Azione 2025–2030 per prevenire e contrastare terrorismo ed estremismo violento
La Commissione europea e i Paesi dei Balcani occidentali firmano a Sarajevo il nuovo Piano d’Azione comune 2025–2030 per prevenire e contrastare terrorismo ed estremismo violento: cooperazione rafforzata con Europol ed Eurojust, allineamento legislativo, lotta al finanziamento illecito, difesa delle infrastrutture critiche e nuova strategia europea di sicurezza interna “ProtectEU”.
UE–Balcani occidentali: nuovo Piano d’Azione 2025–2030 per prevenire e contrastare terrorismo ed estremismo violento.
Sarajevo, 30 ottobre 2025 – L’Unione europea rafforza in modo strutturale la cooperazione con i Balcani occidentali in materia di sicurezza interna, lanciando un nuovo Piano d’Azione comune per la prevenzione e il contrasto del terrorismo e dell’estremismo violento. La firma è avvenuta a margine del Forum ministeriale UE–Balcani occidentali su Giustizia e Affari Interni a Sarajevo.
“I Balcani occidentali non sono solo nostri vicini, ma sono destinati a diventare membri dell’Unione europea. Firmando il piano d’azione comune, compiamo un altro passo avanti per approfondire la nostra cooperazione in materia di sicurezza”, ha dichiarato Magnus Brunner, Commissario per gli Affari interni e la migrazione.
Il nuovo impianto è concepito per anticipare le minacce, reagire agli attori ostili e ibridi, affrontare la radicalizzazione online, la criminalità organizzata e l’uso abusivo delle tecnologie emergenti (droni, cripto-asset, intelligenza artificiale), rafforzando la resilienza delle società europee.
Dalla cooperazione 2018 alla nuova stagione 2025–2030
Il Piano d’Azione 2018 ha segnato l’avvio di una cooperazione sistematica su cinque obiettivi: allineamento legislativo, prevenzione (Prevent/PCVE), scambio informativo e cooperazione operativa con Europol/Eurojust, contrasto al finanziamento del terrorismo, protezione di infrastrutture critiche e spazi pubblici.
Il nuovo Piano 2025–2030 mantiene la stessa architettura, la rafforza e la proietta fino a dicembre 2030, incorporando lezioni apprese e nuovi vettori di rischio (contenuti terroristici online, IA generativa, criptofinanza, minacce ai droni) e prevede roadmap nazionali misurabili, monitoraggi periodici e una più fitta integrazione con i meccanismi europei (Europol, Eurojust, CEPOL, IISG).
Le cinque aree chiave del nuovo Piano
1) Quadro istituzionale e allineamento legislativo
I partner dei Balcani occidentali dovranno:
- Allineare il diritto penale alla Direttiva (UE) 2017/541 sul terrorismo: definizioni di reato, fattispecie collegate ai gruppi terroristici e alle attività di terrorismo, nonché tutele specifiche per le vittime dei reati di terrorismo, in coerenza con la Direttiva sui diritti delle vittime.
- Recepire e applicare il Regolamento (UE) 2021/784 sui contenuti terroristici online (TCO) e creare capacità operative dedicate al rilevamento, alla segnalazione e alla rimozione dei contenuti, con procedure snelle di referral da parte delle forze dell’ordine.
- Allinearsi al quadro API/PNR per la raccolta e l’uso dei dati di viaggio, migliorando l’individuazione di soggetti a rischio e i collegamenti investigativi transfrontalieri.
- Istituire meccanismi nazionali di threat assessment che integrino tutte le agenzie competenti e alimentino un rapporto regionale annuale sul modello TE-SAT di Europol, sostenuto da una rete regionale di analisti.
Questo aggiornamento si innesta sulle basi poste nel 2018, quando l’UE aveva già chiesto ai partner di allineare i quadri normativi a standard europei e internazionali (ONU, Consiglio d’Europa, FATF), di dotarsi di strategie e piani d’azione Prevent e di rafforzare coordinamento e risorse per i coordinatori PCVE.
2) Prevenzione e contrasto dell’estremismo violento (PCVE)
La nuova impostazione punta su un approccio “whole of society”: istituzioni centrali, enti locali, scuola, servizi sociali e sanitari, forze dell’ordine, comunità religiose e società civile devono operare in sinergia:
- Strutture nazionali–locali per la prevenzione, con i coordinatori PCVE a fare da “ponte” tra strategia e operatività territoriale;
- Programmi in carcere e nel post-rilascio per prevenire radicalizzazione e recidiva, con piattaforme multi-agenzia che includano i comuni e i servizi sociali;
- Contro-narrazioni e comunicazione strategica mirate anche alle diaspore, per contrastare disinformazione e propaganda estremista;
- Media literacy e resilienza digitale per i giovani, prevenendo la radicalizzazione online;
- Monitoraggio dei nessi tra etno-nazionalismo, estremismo violento di destra, hooliganismo e criminalità organizzata, con focus sul reclutamento giovanile;
- Unità di monitoraggio TCO nelle forze dell’ordine, formate e attrezzate per referral e rimozioni efficaci.
Già nel 2018 l’UE aveva valorizzato approcci multi-agenzia, prevenzione nelle comunità, gestione dei foreign terrorist fighters e misure anti-radicalizzazione in carcere, con il supporto di RAN, ESCN ed Europol EU IRU.
3) Scambio informativo e cooperazione operativa
Il nuovo Piano chiede un salto di qualità:
- Uso proattivo dei canali e degli strumenti Europol (SIENA/CT-SIENA, ECTC, analisi di grandi dataset, task force operative, mobile office, intelligence di viaggio), partecipazione ai Referral Action Days su contenuti terroristici nelle lingue locali e cooperazione con EU IRU;
- Meccanismi in tempo reale per la circolazione interna di informazioni tra agenzie nazionali (sicurezza e polizia), evitando frammentazioni e cecità informativa;
- Cooperazione giudiziaria rafforzata con Eurojust: scambio informativo, coordinamento di indagini e processi, uso di JIT (squadre investigative comuni), formazione su standard internazionali e diritti fondamentali.
Questi avanzamenti sono la naturale estensione delle linee 2018, che già richiedevano liaison con Europol/Eurojust, roll-out di (CT) SIENA, contributi più solidi al TE-SAT e scambi con Interpol (FTF, documenti smarriti/rubati).
4) Finanziamento del terrorismo e fondi esteri indesiderati
Il Piano 2025–2030 introduce una doppia direttrice:
- Allineamento AML/CFT a tutto campo: Direttive UE antiriciclaggio, criminalizzazione del ML/TF, trasparenza del titolare effettivo, Regolamento 2023/1113 sui trasferimenti di fondi e cripto-asset, nuova Direttiva 2024/1260 su recupero e confisca, rafforzamento delle FIU, “follow the money” sistematico in ogni indagine di terrorismo.
- Undesirable Foreign Funding: sensibilizzazione su flussi finanziari esterni che possono alimentare radicalizzazione e polarizzazione; adozione di misure per aumentare trasparenza e monitorare le NPO a rischio, senza comprimere l’operato legittimo del terzo settore.
Già nel 2018 erano previsti quadro legale AML/CFT, FIU attrezzate, freezing secondo le risoluzioni ONU e cooperazione regionale sul finanziamento del terrorismo, con supporto di CEPOL e piani operativi su finanze criminali e riciclaggio.
5) Protezione di infrastrutture critiche e spazi pubblici
La protezione “fisica” e “digitale” si salda con la resilienza di sistema:
- Allineamento alla Direttiva (UE) 2022/2557 sulla resilienza delle entità critiche: strategie nazionali, risk assessment su 11 settori, identificazione degli operatori critici, formazione e creazione di comunità professionali dedicate;
- Protezione degli spazi pubblici: sicurezza “by design”, consapevolezza degli enti gestori e dei cittadini, esercitazioni e protocolli multi-agenzia, attenzione a minoranze e gruppi vulnerabili;
- Minacce da UAS/droni: capacità contro-UAS per prevenire usi malevoli;
- Armi da fuoco e precursori di esplosivi: attuazione della roadmap SALW 2025–2030, partecipazione a EMPACT e allineamento al Regolamento (UE) 2019/1148;
- Coordinamento internazionale con attori come NATO, OSCE, UNDP-SEESAC per evitare sovrapposizioni e massimizzare l’impatto.
Nel 2018, l’UE aveva già chiesto di elevare gli standard sulla protezione degli spazi pubblici, cyber, CBRN, precursori di esplosivi e traffico illecito di armi leggere, con focal point nazionali e maggiore scambio informativo alla frontiera.
ProtectEU e la nuova governance della sicurezza interna
Il contesto politico–strategico è quello delineato dalla strategia europea di sicurezza interna. In uno scenario di minacce ibride in aumento, reti criminali in espansione e migrazione del crimine online, l’UE promuove un cambio culturale nella sicurezza: coinvolgere cittadini, imprese, ricercatori, società civile, integrare la dimensione di security-by-design nelle nuove iniziative e costruire una governance europea che sorregga l’attuazione e il monitoraggio delle politiche.
“Essere in sicurezza è uno dei presupposti fondamentali di società aperte e dinamiche e di un’economia prospera. Rafforzeremo Europol e doteremo le autorità di contrasto di strumenti moderni. Ma anche ricercatori, imprese e cittadini possono contribuire a una maggiore sicurezza per tutti”, ha dichiarato Ursula von der Leyen.
“La sicurezza è una condizione preliminare della democrazia e della prosperità. L’UE deve essere coraggiosa e proattiva di fronte a sfide complesse: potenzieremo capacità, sfrutteremo la tecnologia, rafforzeremo la cibersicurezza e contrasteremo le minacce”, ha aggiunto Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutiva per Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia.
Implementazione, monitoraggio e tappe
Il Piano 2025–2030 introduce un ciclo di policy misurabile:
- Roadmap nazionali entro tre mesi dalla firma, con indicatori e avvio entro sei mesi;
- Monitoraggio tramite IISG (o successore), relazioni annuali dei partner, reti regionali (coordinatori PCVE e analisti), dialoghi regolari UE–WB;
- Forum ministeriale UE–Balcani occidentali su GAI come sede di indirizzo politico e verifica dei progressi.
Cosa cambia davvero: cinque differenze sostanziali rispetto al 2018
- Orizzonte temporale esteso (2030) e roadmap nazionali con indicatori → dalla cooperazione “a progetto” a una programmazione strutturata.
- Dimensione digitale al centro: TCO, IA, cripto-asset, API/PNR diventano priorità trasversali delle politiche antiterrorismo.
- Rete regionale di analisti e rapporto TE-SAT regionale → capacity building analitico e anticipazione delle minacce, non solo reazione.
- Undesirable Foreign Funding → vigilanza su flussi finanziari esterni potenzialmente destabilizzanti, con bilanciamento tra sicurezza e spazio civico.
- Critical entities resilience e counter-UAS → focus aggiornato su infrastrutture e spazi pubblici alla luce di minacce tecnologiche emergenti.
Impatto atteso per i partner dei Balcani occidentali
- Maggiore interoperabilità con l’architettura di sicurezza UE (Europol/Eurojust/CEPOL), riducendo gap procedurali e tecnologici;
- Capacità investigative potenziate su contenuti online, finanza illecita, armi, movimenti transfrontalieri;
- Resilienza sistemica delle infrastrutture e degli spazi pubblici, con approccio risk-based e community di professionisti;
- Prevenzione più capillare grazie a strutture nazionali–locali, programmi in carcere, counter-narrative e alfabetizzazione digitale.
Diritti fondamentali, genere e stato di diritto
Il Piano 2025–2030 richiama espressamente l’integrazione di diritti umani e prospettiva di genere nelle politiche antiterrorismo: valutazioni differenziate nei procedimenti che coinvolgono donne rientrate da teatri di conflitto, data protection nelle fasi investigative, tutele in detenzione e formazione alle forze dell’ordine su approcci gender-sensitive in linea con CEDAW e UNSCR 1325.
Questo punto rappresenta un’evoluzione importante rispetto al 2018, quando l’enfasi era soprattutto su allineamento giuridico, cooperazione e strumenti operativi.
La cornice politica
Annunciata negli orientamenti politici della Commissione e inserita nel disegno più ampio che comprende l’Unione della preparazione, il Libro bianco sulla difesa europea e il futuro scudo europeo per la democrazia, la nuova strategia punta a un’Unione sicura e resiliente sotto tutti i profili. In questo quadro, la cooperazione con i Balcani occidentali non è solo un capitolo tecnico di giustizia e affari interni, ma un tassello dell’allargamento e dell’integrazione progressiva dei partner regionali nell’ecosistema europeo della sicurezza.
Con il Piano d’Azione 2025–2030, UE e Balcani occidentali fanno un salto di qualità: dal coordinamento tematico alla costruzione di un’unica cultura della sicurezza, fondata su anticipazione, prevenzione, tecnologia affidabile, cooperazione giudiziaria e di polizia, resilienza delle infrastrutture e coinvolgimento della società.
Come ha sintetizzato Magnus Brunner, è una “missione del momento”, che richiede un cambiamento di mentalità: solo una sicurezza condivisa può garantire libertà e prosperità in un’Europa chiamata a confrontarsi con minacce nuove e mutevoli.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano

