Ucraina, Trump: “Darò a Putin due settimane per decidere”. Lavrov attacca Zelensky: “Mandato scaduto, illegittimo firmare accordi”
Trump fissa due settimane per capire le mosse di Mosca e Kiev, Lavrov mette in dubbio la legittimità di Zelensky, mentre gli USA discutono con Kiev nuove garanzie di sicurezza.
Ucraina, Trump: “Darò a Putin due settimane per decidere”. Lavrov attacca Zelensky: “Mandato scaduto, illegittimo firmare accordi”.
Il presidente americano: “Tra due settimane prenderò una decisione, anche con possibili sanzioni”. Mosca accusa l’Occidente di speculazioni, mentre Kiev e Washington discutono di garanzie di sicurezza postbelliche.
Washington/Kiev/Mosca – 22 agosto 2025 – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rilanciato la sua posizione sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina, fissando un nuovo orizzonte temporale di “un paio di settimane” entro il quale si attende di capire le reali intenzioni del Cremlino e di Kiev.
In conferenza stampa alla Casa Bianca, rispondendo a una domanda sul conflitto in corso, Trump ha paragonato un possibile faccia a faccia tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky al tentativo di mescolare “l’olio e l’aceto”, sottolineando le difficoltà di una mediazione ma ribadendo la volontà di spingere per un incontro. “Darò a Putin un paio di settimane. A quel punto prenderò una decisione importante che potrebbe riguardare sanzioni, dazi o entrambi. Potremmo anche decidere di non fare nulla e lasciare che sia ‘la loro battaglia’”, ha dichiarato.
Trump ha inoltre ammesso che i tempi del processo di pace “non sono così rapidi come ci si aspettava qualche mese fa”, ma ha insistito: “Spero che tra due settimane sapremo se ci sarà la pace. Non sono contento di nulla riguardo a quella guerra”.
Le accuse di Lavrov e la questione della legittimità di Zelensky
A complicare ulteriormente il quadro, è intervenuto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che ha sostenuto che il presidente ucraino Zelensky non avrebbe la legittimità per firmare eventuali accordi di pace, dal momento che il suo mandato è scaduto nel maggio 2024 senza nuove elezioni a causa della legge marziale. “Quando e se verrà firmato un accordo, bisognerà risolvere il problema della legittimità di chi lo sottoscriverà per Kiev”, ha dichiarato Lavrov, gettando nuove ombre sulla tenuta dei futuri negoziati.
Il Cremlino, tuttavia, ha definito “assurde” le accuse della stampa occidentale – tra cui Bloomberg e Wall Street Journal – secondo cui Mosca starebbe minando il percorso negoziale avviato nei vertici di Alaska e Washington. “La posizione russa è coerente e chiara. Non c’è alcun tentativo di ostacolare il processo di risoluzione”, ha replicato il ministero degli Esteri.
Kiev sotto attacco durante la visita di Rutte
Nelle stesse ore, a Kiev è risuonato un allarme per possibili attacchi aerei proprio mentre si trovava in visita il segretario generale della Nato, Mark Rutte. L’episodio, che ha costretto per alcuni minuti a sospendere gli impegni istituzionali, è stato interpretato da molti osservatori come l’ennesimo segnale delle pressioni russe per condizionare i negoziati in corso.
Le trattative sulle garanzie di sicurezza
Sul fronte diplomatico, intanto, si registra un incontro cruciale tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il capo dello staff presidenziale ucraino Andrii Yermak, dedicato alle garanzie di sicurezza postbellica per Kiev. Secondo fonti riportate dall’agenzia Suspilne, i due team – uno guidato da Rubio con alti ufficiali americani, l’altro da Yermak – puntano a finalizzare un modello di sicurezza entro la fine della prossima settimana.
L’obiettivo, già evocato nei vertici precedenti, è quello di disegnare un sistema che possa proteggere l’Ucraina anche al di fuori di un ingresso immediato nella Nato, con formule che richiamano l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica.
L’incognita delle prossime settimane
Lo scenario resta incerto. Trump ha promesso di “decidere entro due settimane” la linea definitiva da seguire, con la possibilità di nuove sanzioni economiche contro Mosca qualora Putin si rifiutasse di sedersi al tavolo con Zelensky.
Sul terreno, però, la guerra continua, con Kiev sotto costante pressione militare e diplomatica. E mentre Mosca solleva dubbi sulla legittimità di Zelensky, la comunità internazionale resta divisa tra chi, come Macron e Merz, chiede un cessate il fuoco immediato, e chi, come il governo russo, punta a condizionare la trattativa sulla base di nuove concessioni politiche e territoriali.
Nei prossimi quattordici giorni, dunque, si deciderà se il conflitto potrà imboccare la via della pace o se resterà un terreno di scontro sempre più complesso tra grandi potenze e alleanze internazionali.
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