Ucraina, strage a Sumy nella Domenica delle Palme: 34 civili uccisi da missili russi, sdegno internazionale
Due missili Iskander colpiscono il centro di Sumy durante una festività religiosa: tra le vittime bambini e studenti. Zelensky: “Solo un bastardo può fare questo”. Condanna unanime da USA, UE e leader mondiali.
Strage di Sumy nella Domenica delle Palme: 34 morti civili sotto i missili russi, condanna unanime dell’Occidente.
Un’esplosione arancione squarcia la quiete della Domenica delle Palme a Sumy. Un lampo catturato da una dash cam, poi il boato. È l’inizio del terrore. Due missili balistici russi si abbattono sulla città nel nord-est dell’Ucraina, a soli 40 chilometri dal confine con la Russia. Il bilancio è tragico: almeno 34 civili uccisi, tra cui due bambini, e oltre 120 feriti, molti dei quali minori. Le vittime erano in strada, dirette a messa o impegnate nelle attività quotidiane. In un solo istante, la festività si è trasformata in carneficina.
Il raid: una strage pianificata
Secondo l’intelligence di Kiev, l’attacco è partito dalle regioni russe di Voronezh e Kursk. Due missili Iskander hanno colpito intorno alle 10 del mattino: uno si è abbattuto su un centro congressi universitario, dove era previsto uno spettacolo teatrale; l’altro ha colpito un filobus poco distante. Le deflagrazioni hanno devastato una ventina di edifici, inclusi quattro istituti scolastici, negozi, auto e abitazioni.
Tra le macerie, una scena surreale: lenzuola argentate a coprire i corpi, colonne di fumo, cittadini in fuga, veicoli in retromarcia per evitare nuovi colpi. Le immagini, diffuse in tutto il mondo, hanno scosso l’opinione pubblica e scatenato una raffica di reazioni da parte della comunità internazionale.
Zelensky: “Solo un bastardo può fare questo”
“Solo un bastardo può fare una cosa simile”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, denunciando la brutalità dell’attacco in un giorno sacro per milioni di fedeli. “È terrorismo puro. I missili hanno colpito persone comuni mentre si recavano in chiesa. È necessaria una forte risposta mondiale”.
Zelensky ha chiesto una reazione dura e coordinata da parte degli Stati Uniti, dell’Europa e degli alleati. “Questa guerra non finirà finché l’aggressore non verrà fermato. Non servono parole, servono azioni”, ha affermato. L’operazione di soccorso prosegue tra le rovine, mentre il presidente ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime.
Condanna globale: “Oltre ogni limite”
Anche l’amministrazione Trump, finora cauta nel criticare il Cremlino, è intervenuta con toni inusitatamente duri. “È stato superato il limite della decenza”, ha dichiarato Keith Kellogg, inviato della Casa Bianca in Ucraina. Solo pochi giorni prima, lo stesso Steve Witkoff, rappresentante di Trump, aveva incontrato Vladimir Putin a Mosca per negoziare una tregua parziale.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito l’attacco “barbaro”, chiedendo “misure forti per imporre un cessate il fuoco”. Sulla stessa linea il cancelliere tedesco designato Friedrich Merz, che ha parlato senza mezzi termini di “grave crimine di guerra”.
Anche il governo italiano ha reagito con forza. “Un vile attacco russo, nel giorno sacro della Domenica delle Palme, che ha colpito ancora una volta innocenti”, ha detto la premier Giorgia Meloni, ribadendo il pieno sostegno all’Ucraina e agli sforzi di pace internazionali. Dura anche la segretaria del PD, Elly Schlein, che ha parlato di “ennesima barbarie” e ha ribadito il dovere dell’Europa di sostenere Kiev fino a una pace giusta.
Una tregua di facciata?
La strage ha messo in evidenza le crepe nel tentativo di mediazione promosso dagli Stati Uniti. Mentre Kiev ha accettato una proposta di cessate il fuoco su vasta scala, Mosca ha limitato l’intesa al Mar Nero e alle infrastrutture energetiche. Intanto, mentre le raffinerie russe non vengono più attaccate, la popolazione civile continua a morire sotto le bombe.
Una fonte diplomatica della coalizione dei “volenterosi”, un gruppo di oltre 30 Paesi che lavora per garantire la sicurezza dell’Ucraina, ha denunciato l’ipocrisia del patto: “Il messaggio che passa è: potete continuare a uccidere civili, purché non colpiate il petrolio”.
Secondo indiscrezioni raccolte dopo l’ultimo vertice NATO, Francia e Regno Unito sarebbero pronti a schierare truppe sul terreno per garantire una tregua effettiva, anche senza un trattato di pace formalizzato. “Non possiamo più aspettare l’accordo perfetto. Serve un vero cessate il fuoco, ora”, ha detto una fonte diplomatica europea.
Munizioni a grappolo e violazioni del diritto internazionale
A peggiorare il quadro, l’accusa secondo cui i missili russi sarebbero stati armati con munizioni a grappolo. Lo ha dichiarato il capo dell’amministrazione regionale di Sumy, Volodymyr Artyukh, sostenendo che “il missile è esploso in aria diffondendo schegge micidiali, un chiaro segno dell’intento di massimizzare le vittime tra i civili”.
Il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ha accusato Mosca di usare questo tipo di armi “per uccidere quante più persone possibile”, in violazione delle convenzioni internazionali.
Un simbolo tra le macerie
Tra le rovine fumanti di un edificio colpito, una bandiera ucraina è rimasta intatta. È diventata l’immagine simbolo di una nazione che, anche nei giorni più bui, non smette di resistere.
Lunedì al Consiglio Affari Esteri dell’UE a Lussemburgo, il tema ucraino sarà nuovamente al centro del dibattito. In collegamento ci sarà Andrei Sibiha, alto rappresentante di Kiev, pronto a ribadire la richiesta di aiuti e garanzie di sicurezza.
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