Turchia, proseguono le proteste dopo l’arresto di Imamoglu: oltre 1.100 manifestanti fermati
Continuano le proteste in Turchia dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu. Oltre 1.100 manifestanti fermati, Erdogan accusa l’opposizione.
Turchia, proseguono le proteste dopo l’arresto di Imamoglu: oltre 1.100 manifestanti fermati
L’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, ha scatenato un’ondata di proteste in tutta la Turchia. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare contro la decisione della magistratura, considerata da molti un atto politico per eliminare un pericoloso rivale del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Attualmente, 1.133 persone sono state arrestate nelle principali città turche, tra cui Istanbul, Ankara e Smirne, mentre le autorità hanno vietato le manifestazioni in diverse province. Anche nove giornalisti che stavano documentando le proteste sono stati fermati.
Scontri e repressione nelle strade della Turchia
Le manifestazioni si sono concentrate nel quartiere di Besiktas a Istanbul, con migliaia di cittadini che hanno marciato verso Sarachane, la piazza antistante il municipio. Tuttavia, la polizia ha risposto con durezza, disperdendo la folla con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. A livello nazionale, il Ministero dell’Interno ha riferito che tra gli arrestati vi sarebbero membri di 12 diverse organizzazioni ritenute terroristiche, un’accusa che gli oppositori politici considerano un pretesto per reprimere il dissenso.
Le proteste hanno causato anche feriti tra le forze dell’ordine: il governo ha dichiarato che almeno 123 agenti sono rimasti coinvolti negli scontri. Nel frattempo, la Prefettura di Ankara ha esteso il divieto di manifestazioni politiche fino al 1° aprile, con la motivazione che gli eventi “non autorizzati” costituiscono un pericolo per la sicurezza pubblica e per le proprietà private e statali.
Le accuse contro Imamoglu e il suo trasferimento in carcere
Ekrem Imamoglu, eletto sindaco di Istanbul nel 2019 con una storica vittoria contro il partito di Erdoğan, è stato arrestato con l’accusa di corruzione. L’accusa di terrorismo inizialmente formulata nei suoi confronti è decaduta, ma la Corte di Istanbul ha confermato il provvedimento restrittivo. Anche Murat Calik, sindaco di Beylikduzu, è stato sospeso dall’incarico e trattenuto nell’ambito della stessa inchiesta, mentre un commissario prefettizio è stato nominato al suo posto a Istanbul.
Ieri Imamoglu è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Marmara, situato nel distretto di Silivri. penitenziario.
Erdogan attacca i manifestanti: “Terroristi di strada”
Durante un discorso pubblico, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha definito i manifestanti “terroristi di strada” e ha accusato il principale partito di opposizione, il CHP, di orchestrare il caos per ottenere vantaggi politici. “Lo spettacolo dell’opposizione prima o poi finirà e si vergogneranno del danno provocato al Paese”, ha dichiarato il leader turco, aggiungendo che “coloro che hanno istigato questo caos saranno chiamati a risponderne”.
Le tensioni tra il governo e l’opposizione si sono ulteriormente inasprite dopo le dichiarazioni del ministro degli Interni Ali Yerlikaya, che su X ha confermato gli arresti di oltre 1.100 persone tra il 19 e il 23 marzo, accusandole di attività illegali.
Reazioni internazionali: critiche dall’Europa
L’arresto di Imamoglu e la dura repressione delle proteste hanno suscitato forti critiche dalla comunità internazionale. Il governo tedesco ha definito l’accaduto “inaccettabile” e ha espresso preoccupazione per lo stato della democrazia in Turchia. Anche la Commissione Europea ha condannato le azioni delle autorità turche, sottolineando che Ankara deve rispettare i principi democratici e la libertà di espressione.
La crisi in Turchia ha avuto anche ripercussioni sulle relazioni diplomatiche con la Grecia. La visita del premier greco Kyriakos Mitsotakis ad Ankara, prevista per la primavera, è ora in bilico, così come il Consiglio di cooperazione ad alto livello tra i due Paesi, che stava cercando di risolvere questioni storicamente divisive.
Ripercussioni economiche: la lira turca in crisi
Le tensioni politiche hanno avuto un impatto significativo sull’economia turca. La lira turca ha continuato la sua discesa, scambiandosi a 37,87 sul dollaro e a 41,05 sull’euro. Dopo aver perso oltre il 16,5% nell’ultima settimana, la Borsa turca ha registrato una leggera ripresa, con un rialzo del 3%. Tuttavia, la volatilità dei mercati ha costretto l’Autorità turca per i mercati finanziari a vietare le vendite allo scoperto fino al 25 aprile per evitare ulteriori crolli.
La situazione in Turchia resta dunque tesa. Le accuse di corruzione, le dichiarazioni di Erdoğan e la reazione internazionale rendono lo scenario politico sempre più instabile. Con le elezioni del 2028 all’orizzonte, la crisi attuale potrebbe segnare un punto di svolta per il futuro della Turchia.
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