Trump vara super dazi su chip, farmaci e beni stranieri: “Tornano miliardi negli Stati Uniti”.
Trump annuncia il nuovo ordine commerciale globale: “Eravamo un Paese morto, ora siamo i più forti al mondo”
Con l’entrata in vigore alla mezzanotte di Washington dei nuovi dazi commerciali statunitensi, il presidente Donald Trump ha dato il via a una rivoluzione tariffaria senza precedenti.
“Miliardi di dollari stanno affluendo verso gli Stati Uniti!”, ha dichiarato con entusiasmo sul suo social network Truth, sottolineando che le nuove tariffe imposte su decine di economie mondiali riequilibreranno i rapporti commerciali a favore degli USA.
Dazi USA: come cambiano le tariffe Paese per Paese
Fino a ieri, la maggior parte dei prodotti in ingresso negli Stati Uniti era soggetta a un dazio uniforme del 10%. Con il nuovo pacchetto, varato formalmente da un ordine esecutivo, si passa a tariffe differenziate per Paese e per categoria merceologica.
Le tariffe più alte:
- Brasile: 50%
- Laos e Myanmar: 40%
- Svizzera: 39%
- Iraq e Serbia: 35%
Tra i Paesi strategici colpiti:
- India: 25% + dazio aggiuntivo previsto (altri 25%) per l’acquisto di petrolio russo
- Vietnam, Taiwan: 20%
- Thailandia: 19%
Europa, Giappone e Corea del Sud:
Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, i prodotti provenienti da 39 Paesi, compresi tutti i membri dell’Unione Europea, sono ora soggetti a dazi almeno del 15%. Una misura che colpisce anche i partner storici degli USA come Giappone e Corea del Sud.
Dazi su chip e semiconduttori: colpita l’industria tech globale
Durante una conferenza stampa con il CEO di Apple, Tim Cook, Trump ha annunciato dazi del 100% su chip e semiconduttori prodotti all’estero.
“Se vuoi vendere chip in America, costruiscili qui”, ha ribadito il presidente.
Nel contesto, è stato anche annunciato un investimento record da parte di Apple:
- 100 miliardi di dollari nei prossimi anni negli USA
- L’obiettivo è rilocalizzare la produzione e rafforzare la catena tecnologica statunitense
“Un anno fa eravamo un Paese morto. Ora siamo l’economia più ‘calda’ del mondo”, ha affermato Trump, sottolineando che aziende come Apple stanno tornando a casa.
Nuovi dazi su farmaci: fino al 250%
Durante lo stesso intervento, Trump ha confermato anche nuove tariffe sull’importazione di farmaci:
- L’aliquota potrebbe raggiungere fino al 250%,
- L’obiettivo è spingere le aziende farmaceutiche a riportare la produzione negli Stati Uniti.
“Dobbiamo essere autosufficienti, anche nel settore sanitario”, ha dichiarato il presidente.
Messico e Canada: esenzioni condizionate
Nel quadro del USMCA, l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, solo i prodotti conformi al trattato restano esenti da dazi.
In caso contrario:
- Messico: 25% di dazio
- Canada: 35% di dazio, in aumento rispetto al precedente 25%
Obiettivo: riequilibrare il commercio globale a favore degli USA
Secondo la Casa Bianca, queste misure tariffarie mirano a correggere gli squilibri commerciali che, secondo Trump, “hanno permesso per anni a molti Paesi di trarre profitto dagli Stati Uniti senza offrire nulla in cambio“.
Le tariffe ora in vigore vanno da un minimo del 10% a un massimo del 250%, e rappresentano il fulcro della strategia economica protezionista dell’attuale amministrazione.
Le conseguenze sul commercio globale
Secondo gli analisti, l’introduzione dei nuovi dazi potrebbe:
- Innescare contromisure da parte di UE, Cina e altri Paesi colpiti
- Alterare le catene di approvvigionamento globali, soprattutto nel settore tech e farmaceutico
- Rilanciare il “made in USA”, almeno nel breve periodo
- Aumentare i prezzi al consumo, nel caso di difficoltà nell’approvvigionamento interno
Trump punta tutto su dazi e reshoring
Con la firma degli ultimi ordini esecutivi, Donald Trump rilancia la dottrina del protezionismo economico, con lo scopo dichiarato di rendere gli Stati Uniti indipendenti e forti sul piano industriale.
Tra dazi record, investimenti interni e ritorno delle grandi aziende americane, la nuova fase dell’economia statunitense è segnata da una netta inversione di tendenza rispetto alla globalizzazione classica.
Se il piano funzionerà o meno, lo diranno i mercati. Intanto, il messaggio è chiaro: l’America prima di tutto.
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