Trump sconfitto sui dazi: giudici federali li dichiarano illegali, la Casa Bianca insorge.
Una corte statunitense blocca i dazi globali voluti da Trump: "Nessuna emergenza straordinaria". L’amministrazione fa ricorso e parla di "colpo di Stato giudiziario". Esultano Wall Street e la Cina.
Trump sconfitto sui dazi: giudici federali li dichiarano illegali, la Casa Bianca insorge.
Una corte statunitense blocca i dazi globali voluti da Trump: “Nessuna emergenza straordinaria”. L’amministrazione fa ricorso e parla di “colpo di Stato giudiziario”. Esultano Wall Street e la Cina.
Una sentenza destinata a lasciare un segno profondo nei rapporti tra potere esecutivo e giudiziario, ma anche nell’equilibrio dei mercati globali. La U.S. Court of International Trade, con sede a New York, ha dichiarato illegittima una parte sostanziale dei dazi commerciali imposti dal presidente Donald Trump nel contesto della sua battaglia contro i disavanzi commerciali. Secondo i giudici federali, l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977, su cui si basavano quelle misure, non autorizza il presidente a imporre tariffe su scala globale.
La sentenza è stata emessa da una giuria di tre magistrati — nominati da Ronald Reagan, Barack Obama e dallo stesso Trump — al termine di un procedimento scaturito da sette diverse cause legali. Le controversie puntavano il dito contro l’ampliamento unilaterale dei poteri presidenziali, contestando il presupposto giuridico dell’emergenza nazionale invocato dalla Casa Bianca per giustificare i dazi.
Le misure contestate e l’effetto immediato
Tra le tariffe invalidate figurano:
- I dazi universali del 10% introdotti il 2 aprile nel cosiddetto “Giorno della Liberazione”;
- I dazi “reciproci” più elevati applicati a circa 60 Paesi (poi sospesi);
- I dazi legati al contrasto del fentanyl;
- Le tariffe del 30% sulla Cina e del 25% su alcune importazioni da Messico e Canada.
Restano in vigore, invece, i dazi del 25% su acciaio, alluminio, auto e ricambi auto, introdotti non in base all’IEEPA ma alla Sezione 232 del Trade Expansion Act.
Il tribunale ha disposto un’ingiunzione permanente contro l’applicazione delle tariffe, con dieci giorni di tempo per l’amministrazione per adottare provvedimenti attuativi. Secondo la CNN, la maggior parte dei dazi sarà sospesa, ma alcuni potrebbero rimanere operativi, almeno temporaneamente.
Le motivazioni: “Non c’è emergenza insolita o straordinaria”
Nel lungo dispositivo (50 pagine), i giudici hanno chiarito che l’IEEPA non concede al presidente il potere illimitato di imporre dazi commerciali. Inoltre, la legge del 1977 consente l’adozione di misure straordinarie solo in presenza di una “minaccia insolita e straordinaria” per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Ma, secondo la Corte, il deficit commerciale non rientra in questa definizione.
Gli Stati Uniti, infatti, registrano un disavanzo commerciale da quasi mezzo secolo. “Nulla di straordinario o inedito”, si legge nella sentenza. Un messaggio diretto a chi, come Trump, ha fatto del riequilibrio della bilancia commerciale una priorità politica ed elettorale, spesso utilizzando i dazi come arma di pressione diplomatica.
La reazione della Casa Bianca: “Colpo di Stato giudiziario”
Dapprima cauta, l’amministrazione Trump è poi passata al contrattacco. Il portavoce Kush Desai ha tuonato: “Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare un’emergenza nazionale”.
Stephen Miller, vice capo dello staff della Casa Bianca, ha parlato addirittura di un “colpo di Stato giudiziario fuori controllo”.
La posizione ufficiale è chiara: “Il presidente Trump si è impegnato a mettere l’America al primo posto e userà ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza americana”.
L’amministrazione ha già depositato ricorso, puntando a un ribaltamento della sentenza in appello. Non è escluso che il caso finisca alla Corte Suprema, trasformandosi in un contenzioso epocale con ricadute potenzialmente miliardarie per l’economia globale.
La Cina alza la voce: “Cancellare tutti i dazi unilaterali”
Alla notizia della sentenza, è arrivata l’immediata reazione di Pechino. La portavoce del ministero del Commercio, He Yongqian, ha invitato Washington a “cancellare tutti i dazi unilaterali impropri”, accusando gli Stati Uniti di abuso dei controlli sulle esportazioni, soprattutto nel settore dei semiconduttori.
Il messaggio è chiaro: la Cina è pronta a rilanciare il dialogo, ma solo a condizione di un cambiamento tangibile della strategia americana.
Una partita ancora aperta
La decisione della corte ha avuto un impatto immediato sui mercati finanziari. I future di Wall Street sono schizzati al rialzo, insieme al dollaro. Gli analisti vedono nella sentenza una schiarita sul fronte commerciale internazionale.
Donald Trump, che da sempre fa della leva tariffaria uno strumento di potere negoziale, è stato duramente colpito sul piano giuridico e politico. Ma non è tipo da arrendersi. Il ricorso è già partito e la battaglia legale promette di essere lunga, forse fino alla Corte Suprema.
Intanto, i mercati festeggiano e la diplomazia internazionale si rimette in moto. Ma l’incertezza resta. Perché quando c’è di mezzo Donald Trump, una sentenza può essere solo l’inizio di un nuovo scontro.
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