Trump rilancia la guerra dei dazi: 30% su tutti i prodotti UE dal 1° agosto, allarme per l’export italiano
Il tycoon minaccia dazi generalizzati su Europa, Messico e Canada: l’UE reagisce con fermezza, imprese italiane nel panico. Made in Italy sotto attacco, si temono fino a 35 miliardi di danni all’anno.
Trump rilancia la guerra dei dazi: 30% su tutti i prodotti UE dal 1° agosto, allarme per l’export italiano.
Il ritorno della guerra commerciale: dagli USA bordate a Bruxelles, tra minacce, spiragli negoziali e allarmi industriali. Il Made in Italy sotto attacco. L’UE prepara contromisure, ma il tempo stringe.
WASHINGTON – BRUXELLES – ROMA – Il clima economico globale si è improvvisamente raffreddato. Una lettera, firmata Donald J. Trump, indirizzata direttamente alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha fatto deflagrare una nuova crisi tra Stati Uniti e Unione Europea. L’ex presidente americano – e probabile sfidante alla Casa Bianca – ha annunciato l’imposizione di dazi del 30% su tutti i prodotti europei esportati negli Stati Uniti a partire dal 1° agosto 2025, minacciando ulteriori aumenti in caso di ritorsioni.
Una mossa che – se attuata – cambierebbe radicalmente gli equilibri commerciali globali, danneggiando le economie europee e italiane in primis, già scosse da crisi energetiche, instabilità geopolitica e stagnazione industriale. Le parole di Trump sono nette: “Il nostro deficit commerciale con l’UE rappresenta una minaccia per la nostra economia e sicurezza nazionale”. Ma dietro lo scudo del protezionismo si intravede anche una strategia elettorale aggressiva, mirata a galvanizzare il consenso interno.
Una minaccia con doppio taglio: guerra o negoziato
Il messaggio non lascia margini di ambiguità: i dazi entreranno in vigore se l’UE non aprirà completamente i propri mercati ai prodotti statunitensi, eliminando barriere tariffarie e non tariffarie. Se Bruxelles dovesse rispondere con misure simmetriche, Trump promette l’immediato raddoppio dei dazi imposti.
Il documento – reso pubblico poche ore dopo il recapito a Bruxelles – è già stato inviato ad altri 23 partner globali: Brasile, Giappone, Corea del Sud, Messico, Canada, ognuno con dazi variabili tra il 20% e il 50%. Sul rame, Trump ha imposto una tariffa unica del 50%. Si tratta di un assalto protezionista su scala planetaria.
L’Europa risponde: “Pronti al dialogo, ma anche alla difesa”
La reazione dell’UE, per voce di von der Leyen, non si è fatta attendere: “Siamo pronti a continuare il dialogo per trovare un accordo entro il primo agosto, ma adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare i nostri interessi, comprese contromisure proporzionate”.
La presidente della Commissione ha definito “assolutamente dannosi” i dazi minacciati, spiegando che comprometterebbero catene di approvvigionamento strategiche, migliaia di imprese, posti di lavoro e interi comparti produttivi su entrambe le sponde dell’Atlantico. A Palazzo Chigi si sostiene la linea europea, auspicando “un accordo equo per rafforzare l’Occidente”, evitando uno scontro che “non avrebbe alcun senso”.
Il colpo per l’Italia: fino a 35 miliardi di euro di danni all’anno
Le reazioni italiane sono drammatiche. La Cgia di Mestre stima in 35 miliardi di euro l’anno il potenziale danno all’export Made in Italy. Secondo Confartigianato, il valore delle esportazioni italiane verso gli USA ammonta a 66,6 miliardi di euro, di cui ben 17,87 miliardi provengono dalle micro e piccole imprese.
Nel primo quadrimestre 2025, il manifatturiero non farmaceutico ha già registrato una contrazione del -2,6%, mentre le piccole imprese hanno resistito solo grazie a buone performance dell’alimentare (+9,3%) e della moda (+3,6%).
In calo netto occhialeria e gioielleria (-9,7%), prodotti in metallo (-6,8%) e mobili (-2%).
Le regioni più esposte sono:
- Lombardia: 4,4 miliardi (moda 45,5%)
- Veneto: 3,1 miliardi (gioielleria e occhialeria 56%)
- Toscana: 2,9 miliardi (moda 51,6%, alimentare 21,8%)
- Emilia-Romagna: 1,6 miliardi (alimentare 52,9%, moda 21,5%)
Le province più colpite:
- Firenze: 1,54 miliardi (moda 83,7%)
- Vicenza: 933 milioni (gioielleria e moda)
- Belluno: 805 milioni (occhialeria quasi totale)
- Arezzo: 557 milioni (gioielleria 89,6%)
Settori sotto attacco: agroalimentare, moda, arredamento, metalli
Coldiretti parla di “colpo mortale” all’agroalimentare, con tariffe effettive fino al 45% per i formaggi, 35% per i vini, 42% per il pomodoro trasformato, 36% per la pasta farcita, 42% per marmellate e confetture. Il Consorzio Grana Padano avverte: “Prezzi negli USA oltre i 50 euro al chilo”.
FerlegnoArredo denuncia un rischio “di desertificazione industriale”. Confindustria chiede “nervi saldi e risposte forti”. Confcommercio rilancia un appello: “negoziare, negoziare, negoziare”.
Le vere motivazioni: bilancio USA in surplus, dazi come arma politica
Dietro l’offensiva di Trump si cela anche un risultato contabile. A giugno 2025, le entrate doganali USA hanno superato i 100 miliardi di dollari per la prima volta in un anno fiscale. I dazi sono diventati la quarta voce per incassi del bilancio federale, contribuendo a un inatteso surplus di 27 miliardi di dollari in un solo mese. In pochi mesi la loro incidenza è passata dal 2% al 5% sul totale.
Un successo di facciata che maschera rischi enormi: impatto sull’inflazione, rincari sui beni di consumo, frenata economica globale. La Federal Reserve, timorosa, non ha ancora tagliato i tassi di interesse come vorrebbe proprio Trump.
Ultimatum economico e conto alla rovescia
Il conto alla rovescia è partito. Il 1° agosto rappresenta una deadline che potrebbe segnare la frattura definitiva del multilateralismo economico occidentale. L’UE ha una finestra di negoziazione di poche settimane. Le imprese europee, soprattutto italiane, rischiano un impatto senza precedenti. I mercati osservano con il fiato sospeso.
Il presidente americano ha chiuso la sua lettera con un misto di minaccia e cortesia: “Non rimarrete mai delusi dagli Stati Uniti. Ma ora dovete scegliere: aprire i vostri mercati o affrontare le conseguenze”. La palla è nel campo europeo. Ma il tempo stringe.

La lettera di Trump all’UE – Il testo del documento
Il testo integrale della lettera di Donald Trump a Ursula von der Leyen:
“Gentile Signora Presidente, è per me un grande onore inviarle questa lettera, in quanto dimostra la forza e l’impegno delle nostre relazioni commerciali e il fatto che gli Stati Uniti d’America abbiano accettato di continuare a collaborare con l’Unione Europea, nonostante uno dei nostri maggiori deficit commerciali con voi.
Ciononostante, abbiamo deciso di andare avanti, ma solo con un COMMERCIO più equilibrato ed equo.
Pertanto, vi invitiamo a partecipare alla straordinaria economia degli Stati Uniti, di gran lunga il mercato numero uno al mondo. Abbiamo avuto anni per discutere delle nostre relazioni commerciali con l’Unione Europea e abbiamo concluso che dobbiamo abbandonare questi deficit commerciali a lungo termine, ampi e persistenti, generati dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie e dalle vostre barriere commerciali. Le nostre relazioni sono state, purtroppo, tutt’altro che reciproche. A partire dall’1 agosto 2025, applicheremo all’Unione Europea una tariffa di solo il 30% sui prodotti Ue spediti negli Stati Uniti, distinta da tutte le tariffe settoriali. Le merci trasbordate per eludere una tariffa doganale più elevata saranno soggette a tale tariffa doganale più elevata. Vi preghiamo di comprendere che il 30% è di gran lunga inferiore a quanto necessario per eliminare il divario di deficit commerciale che abbiamo con l’Ue. Come sapete, non ci saranno tariffe doganali se l’Unione Europea, o le aziende all’interno dell’Ue, decideranno di costruire o produrre prodotti negli Stati Uniti e, di fatto, faremo tutto il possibile per ottenere le autorizzazioni rapidamente, professionalmente e regolarmente – in altre parole, nel giro di poche settimane. L’Unione Europea consentirà un accesso completo e aperto al mercato degli Stati Uniti, senza che ci vengano addebitate tariffe doganali, nel tentativo di ridurre l’elevato deficit commerciale. Se per qualsiasi motivo decidete di aumentare le vostre tariffe e di reagire, l’importo, qualunque sia l’aumento scelto, verrà aggiunto al 30% che applichiamo. Vi preghiamo di comprendere che queste tariffe sono necessarie per correggere i molti anni di politiche tariffarie e non tariffarie e barriere commerciali dell’Unione Europea che causano gli ingenti e insostenibili deficit commerciali a carico degli Stati Uniti. Questo deficit rappresenta una grave minaccia per la nostra economia e, di fatto, per la nostra sicurezza nazionale! Non vediamo l’ora di collaborare con voi come vostro partner commerciale per molti anni a venire. Se desiderate aprire i vostri mercati commerciali, finora chiusi, agli Stati Uniti ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo valutare una modifica a questa lettera. Queste tariffe potrebbero essere modificate, al rialzo o al ribasso, a seconda del nostro rapporto con il vostro Paese. Non rimarrete mai delusi dagli Stati Uniti d’America. Grazie per l’attenzione a questa questione. Con i migliori auguri, Donald J. Trump”.
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