CAMBIA LINGUA

Trump rilancia la crociata contro Harvard: minaccia altri 3 miliardi di tagli ai fondi federali.

L’ex presidente accusa l’università di ostacolare la trasparenza sugli studenti stranieri e di “antisemitismo”. Già sospesi oltre 2,4 miliardi di finanziamenti. Il 29 maggio la decisione della giudice Burroughs.

Trump rilancia la crociata contro Harvard: minaccia altri 3 miliardi di tagli ai fondi federali.

L’ex presidente accusa l’università di ostacolare la trasparenza sugli studenti stranieri e di “antisemitismo”. Già sospesi oltre 2,4 miliardi di finanziamenti. Il 29 maggio la decisione della giudice Burroughs.

Donald Trump torna ad attaccare frontalmente Harvard, e lo fa con una nuova, clamorosa minaccia: il taglio di altri 3 miliardi di dollari di finanziamenti federali. Una sanzione che si aggiungerebbe ai fondi già sospesi durante il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Il presidente accusa l’università più celebre degli Stati Uniti di mancanza di trasparenza sulla presenza di studenti stranieri e di rappresentare un centro di “lavaggio del cervello progressista”.

Sarebbe un investimento eccezionale per il Paese, di cui abbiamo un bisogno urgente!”, ha scritto su Truth Social, spiegando che quei fondi verrebbero destinati agli istituti tecnici e professionali americani, come già avviene in altri Paesi, dalla Germania al Giappone. Ma dietro il linguaggio programmatico, il messaggio resta profondamente politico: Harvard è il simbolo di un’élite liberal e globalista che, secondo Trump, mina i valori americani tradizionali.

L’accusa: “Troppe ombre sugli studenti stranieri”

Il casus belli è la mancata trasmissione, da parte di Harvard, dei dati completi sugli studenti stranieri iscritti. Dati che – come sottolineano fonti interne all’amministrazione – sarebbero in realtà già noti al governo, in quanto gli studenti entrano negli USA con visti gestiti dal Dipartimento di Stato. Ma Trump insiste: vuole i nomi, per “determinare quanti siano i radicalizzati, i piantagrane, che non dovrebbero essere riammessi nel nostro Paese”.

Harvard, dal canto suo, ha difeso la privacy dei suoi iscritti e l’autonomia dell’istituzione accademica. Una posizione che ha innescato un braccio di ferro con la Casa Bianca, culminato con un ricorso davanti alla magistratura. Venerdì scorso, una giudice del Massachusetts, Allison Burroughs, ha temporaneamente sospeso il provvedimento che avrebbe impedito a Harvard di iscrivere nuovi studenti stranieri. Una vittoria momentanea per l’università, ma la battaglia legale è solo all’inizio: il prossimo 29 maggio la giudice dovrà decidere se prorogare o meno il blocco.

L’offensiva finanziaria

Intanto, l’università di Cambridge fa i conti con tagli senza precedenti. Secondo la rivista Nature, Harvard ha già perso circa 2,4 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici da quando Trump è tornato alla presidenza. In particolare: 600 sovvenzioni annullate dai National Institutes of Health (NIH), per un totale stimato in 2,2 miliardi di dollari; 193 progetti cancellati dalla National Science Foundation (NSF), per circa 150 milioni di dollari; 56 finanziamenti revocati dal Dipartimento della Difesa, pari a 105 milioni di dollari; Ulteriori tagli minori da parte del Dipartimento dell’Agricoltura e di quello per l’Edilizia.

Oltre alla riduzione delle borse di studio, che ha colpito quasi 1.000 studenti, la misura ha già compromesso importanti programmi di ricerca e collaborazioni internazionali.

Un bersaglio simbolico

L’attacco a Harvard non è isolato. La campagna di Trump contro l’istruzione superiore è iniziata nei mesi scorsi con Columbia University, dopo le proteste studentesche pro-Palestina, ed è ora rivolta contro le istituzioni dell’Ivy League, accusate di “fomentare odio contro Israele” e di essere “fortemente antisemite”. “Tutti lo sanno, e questo deve finire”, ha tuonato il presidente.

“Ci sono molti americani che vogliono andare a Harvard. Altri governi non la finanziano. Lo facciamo noi, ed è ora di sapere chi stiamo aiutando con i nostri soldi”, ha insistito. Attualmente, circa il 31% degli studenti dell’università è straniero: un dato che, secondo Trump, è “troppo alto”, anche se altre istituzioni, come la New York University (dove studia il figlio Barron), contano un numero ancora maggiore di studenti internazionali.

Una settimana simbolica

A rendere ancora più teso il clima, è in arrivo una settimana densa di significati. Proprio il 29 maggio, data dell’udienza decisiva, salirà sul palco delle cerimonie di laurea di Harvard Abraham Verghese, medico ed esperto di umanità e salute pubblica, affiancato da ospiti come Christiane Amanpour, Jody Foster e Kareem Abdul-Jabbar. Un parterre progressista, che Trump non ha mancato di criticare.

A Princeton, invece, a parlare con i neolaureati è stato Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, che ha difeso l’università americana come “un asset nazionale cruciale e invidiato dal mondo”.

Ma per Trump, Harvard non è un simbolo dell’eccellenza accademica americana. È il cuore di un establishment da smantellare. E il taglio di fondi, a suo dire, è solo l’inizio.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×