Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio: dal 4 giugno tariffe al 50%.
L’annuncio durante un comizio alla US Steel di Pittsburgh. Bruxelles attacca: “Decisione unilaterale, mina i negoziati”. In bilico l’accordo con la giapponese Nippon Steel.
Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio: dal 4 giugno tariffe al 50%.
L’annuncio durante un comizio alla US Steel di Pittsburgh. Bruxelles attacca: “Decisione unilaterale, mina i negoziati”. In bilico l’accordo con la giapponese Nippon Steel.
Donald Trump torna a colpire sul fronte commerciale. In un comizio elettorale nello stabilimento della US Steel a Pittsburgh, in Pennsylvania, il presidente americano ha annunciato un nuovo, drastico inasprimento delle tariffe su acciaio e alluminio importati: dal 4 giugno i dazi passeranno dal 25% al 50%, raddoppiando dunque l’aliquota introdotta per la prima volta durante la sua prima amministrazione. “È per me un grande onore”, ha scritto poi Trump su Truth Social, “aumentare i dazi su acciaio e alluminio. Le nostre industrie stanno tornando più forti che mai. Questa sarà un’altra grande notizia per i nostri meravigliosi lavoratori. Rendiamo l’America di nuovo grande!”.
Una mossa che, oltre a riaccendere lo scontro con Bruxelles, sembra mirata a rinsaldare il consenso in una delle aree chiave della Rust Belt in vista delle presidenziali di novembre, dove la battaglia tra Trump e il presidente uscente Joe Biden si gioca anche sul terreno della politica industriale.
Il contesto: tra dazi e acquisizioni strategiche
L’annuncio arriva in un momento particolarmente delicato per l’industria siderurgica americana. La US Steel, simbolo storico della produzione nazionale, è infatti al centro di un’operazione di acquisizione da parte del colosso giapponese Nippon Steel per circa 14,9 miliardi di dollari. L’accordo, annunciato lo scorso dicembre, aveva subito incontrato una durissima opposizione bipartisan, tanto da spingere l’amministrazione Biden a congelarlo a gennaio per motivi di “sicurezza nazionale”.
Ora, Trump sembra voler rilanciare lo stesso dossier con una nuova narrazione: quella di una “partnership” tra US Steel e Nippon Steel, capace – a suo dire – di generare “almeno 70.000 nuovi posti di lavoro” e di rappresentare il “più grande investimento nella storia della Pennsylvania”. Tuttavia, il sindacato United Steelworkers (USW), che rappresenta migliaia di lavoratori dell’azienda, ha espresso scetticismo: “Nippon ha sempre chiarito che intende acquisire il 100% di US Steel, non c’è nulla che indichi una semplice partnership”, ha dichiarato in una nota.
L’Europa protesta: “Scelta unilaterale e dannosa”
La reazione dell’Unione europea non si è fatta attendere. In una dichiarazione ufficiale, la Commissione europea ha espresso “profondo rammarico per l’aumento annunciato dei dazi statunitensi sulle importazioni di acciaio”. La misura, afferma un portavoce di Bruxelles, “aggiunge ulteriore incertezza all’economia globale e aumenta i costi per consumatori e imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Ma soprattutto, viene considerata una mossa che “mina gli sforzi in corso per una soluzione negoziata”, alimentando il rischio concreto di una nuova guerra commerciale transatlantica.
I dazi sulle materie prime metalliche – tra i pochi ancora pienamente in vigore dopo la sospensione di numerose tariffe per consentire negoziati internazionali – erano già stati oggetto di contenziosi legali. In un recente passato, un tribunale federale ne aveva temporaneamente bloccato l’applicazione, salvo poi ripristinarli in attesa della sentenza d’appello.
Strategia elettorale e protezionismo industriale
La mossa di Trump si inserisce in una strategia politica ben collaudata. Il raddoppio dei dazi arriva infatti pochi giorni dopo la notizia della riapertura del dossier US Steel e a seguito di diversi incontri tra il tycoon, i dirigenti dell’azienda e i rappresentanti politici della Pennsylvania. A differenza di quanto sostenuto da alcuni analisti economici, Trump ha dichiarato che “a una tariffa del 25% si può ancora trovare il modo di aggirare la barriera; al 50% nessuno la supera”.
Le tariffe doganali – sostiene l’ex presidente – sono uno strumento efficace per proteggere i lavoratori americani, scoraggiando le importazioni e incentivando la produzione interna. Tuttavia, economisti e osservatori internazionali avvertono che misure di questo tipo rischiano di colpire anche le aziende statunitensi che dipendono da acciaio e alluminio esteri per le proprie filiere produttive, aumentando i costi finali per imprese e consumatori.
Un’operazione ad alto rischio
Dietro l’apparente sicurezza dell’annuncio si cela però una notevole dose di incertezza. I termini del possibile accordo con Nippon Steel restano nebulosi e non è chiaro come l’amministrazione Trump intenda garantire il controllo statunitense sull’azienda una volta avvenuta l’acquisizione. Né è stato specificato se i dazi al 50% saranno temporanei o permanenti, o se vi saranno esenzioni per alcuni Paesi alleati.
Quel che è certo è che, ancora una volta, Trump ha scelto di usare le politiche commerciali come leva elettorale e simbolica. Il messaggio è diretto, semplice e di sicuro impatto presso l’elettorato operaio: “Proteggeremo l’acciaio americano”. Ma le ripercussioni sul commercio globale e sulle relazioni transatlantiche rischiano di essere ben più complesse di uno slogan elettorale.
Conclusione
Con il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio, Donald Trump torna a indossare i panni del protezionista duro, rilanciando una battaglia commerciale che aveva già segnato il suo primo mandato. Una mossa di forza, che punta a rafforzare la sua base elettorale ma che rischia di innescare nuove tensioni internazionali e gravi conseguenze per l’economia globale. L’Europa ha già alzato la voce, e non è escluso che altri partner commerciali decidano di reagire. La guerra dei dazi è (di nuovo) cominciata.
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