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Trump-Netanyahu a Mar-a-Lago: ultimatum a Hamas e avvertimento all’Iran, il Medio Oriente sotto pressione.

Vertice Trump-Netanyahu a Mar-a-Lago: ultimatum a Hamas, pressioni su Israele e monito all’Iran mentre la pace in Medio Oriente resta appesa a un filo.

Trump-Netanyahu a Mar-a-Lago: ultimatum a Hamas e avvertimento all’Iran, il Medio Oriente sotto pressione.

L’incontro tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu, avvenuto nel resort di Mar-a-Lago, ha rappresentato uno dei momenti diplomatici più significativi di fine anno per gli Stati Uniti. Nel quinto faccia a faccia dall’inizio del secondo mandato del presidente americano, il Medio Oriente è tornato prepotentemente al centro dell’agenda internazionale. Trump ha scelto toni duri, lanciando un ultimatum diretto a Hamas: se il movimento islamista non procederà rapidamente al disarmo, “pagherà un prezzo molto alto”. Un messaggio che conferma l’approccio della Casa Bianca nella gestione del dossier Gaza.

Gaza e la difficile transizione verso la fase due del piano di pace

Al centro del colloquio c’è stata la seconda fase del piano di pace per la Striscia di Gaza, fortemente voluta da Washington dopo il fragile cessate il fuoco raggiunto in ottobre. Trump si è detto impaziente di avviare la nuova fase, che prevede il disarmo di Hamas, la ricostruzione del territorio sotto supervisione internazionale e una nuova governance palestinese. Il presidente americano ha ribadito che la ricostruzione potrà partire “molto presto”, ma solo a condizione che l’ala armata di Hamas deponga le armi. Una posizione che si scontra con il netto rifiuto espresso dal gruppo islamista, deciso a non rinunciare all’arsenale finché, sostiene, continuerà l’occupazione israeliana.

Netanyahu prudente e il nodo degli ostaggi

Il premier israeliano ha mantenuto una linea cauta, ribadendo che qualsiasi avanzamento verso le fasi successive dell’accordo dipenderà dalla restituzione dei resti dell’ultimo ostaggio ancora nelle mani di Hamas. Netanyahu continua inoltre a mostrarsi riluttante a un ritiro completo da Gaza, elemento che rischia di rallentare ulteriormente l’attuazione del piano sostenuto dagli Stati Uniti. Nonostante queste divergenze operative, Trump ha assicurato che Israele “ha rispettato il piano” e ha minimizzato le tensioni, parlando di “poche differenze” tra le rispettive visioni strategiche.

La Cisgiordania e le pressioni americane su Israele

Un capitolo delicato del confronto ha riguardato la Cisgiordania occupata. Secondo fonti statunitensi, Trump e i suoi consiglieri avrebbero chiesto a Netanyahu di modificare alcune politiche considerate potenzialmente destabilizzanti. La Casa Bianca teme che un’escalation in Cisgiordania possa compromettere non solo il processo di pace su Gaza, ma anche l’obiettivo di espandere gli Accordi di Abramo. Durante gli incontri preparatori con il segretario di Stato Marco Rubio, Steve Witkoff e Jared Kushner, sarebbero stati sollevati temi sensibili come la violenza dei coloni, l’instabilità finanziaria dell’Autorità nazionale palestinese e l’espansione degli insediamenti israeliani. Per Washington, un cambio di rotta è fondamentale per migliorare i rapporti di Israele con l’Europa e rafforzare il processo di normalizzazione regionale.

L’avvertimento all’Iran e lo spettro di nuove escalation

Trump ha utilizzato il vertice anche per lanciare un messaggio diretto a Iran, avvertendo Teheran che un’eventuale ripresa del programma nucleare o missilistico balistico provocherebbe una risposta immediata degli Stati Uniti. “Se tenteranno di riarmarsi, li fermeremo”, ha dichiarato il presidente, evocando apertamente la possibilità di nuovi attacchi. Un avvertimento che alimenta i timori di un’ulteriore destabilizzazione regionale, già messa a dura prova dai conflitti in corso e dalle tensioni lungo più fronti.

Elogi a Netanyahu e il peso della politica interna israeliana

Nel corso della conferenza stampa, Trump ha elogiato Netanyahu definendolo “un eroe di guerra” e si è spinto fino a ipotizzare una grazia presidenziale nel processo per corruzione che coinvolge il premier israeliano. Parole che hanno un forte impatto anche sul piano interno israeliano, dove Netanyahu affronta un momento politico delicato in vista delle future elezioni. Il leader israeliano ha ricambiato i complimenti parlando di un incontro “molto produttivo” e annunciando l’intenzione di conferire a Trump il Premio Israele per il suo contributo al Paese.

Mar-a-Lago nuovo centro della diplomazia globale

Il vertice con Netanyahu è arrivato a sole 24 ore dall’incontro tra Trump e Volodymyr Zelensky, trasformando Mar-a-Lago in un vero e proprio snodo della diplomazia internazionale. Il presidente americano continua a presentarsi come un “presidente della pace”, ma il confronto con Netanyahu ha messo in luce tutte le difficoltà di una strategia che punta a conciliare fermezza militare e ambizioni diplomatiche. La riuscita della seconda fase del piano per Gaza e la tenuta dell’equilibrio regionale dipenderanno ora dalla capacità degli Stati Uniti di mediare tra posizioni ancora distanti e interessi spesso divergenti.

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