Trump-Musk, guerra totale: insulti, accuse e affari in fumo. Tesla crolla, SpaceX a rischio.
Dal "sodalizio storico" alla rottura più clamorosa della tecno-destra americana: Musk accusa Trump di essere nei file Epstein, minaccia di fondare un nuovo partito e manda in tilt i mercati. Il presidente: "Elon è impazzito". Washington tenta una riconciliazione.
Trump-Musk, guerra totale: insulti, accuse e affari in fumo. Tesla crolla, SpaceX a rischio.
Dal “sodalizio storico” alla rottura più clamorosa della tecno-destra americana: Musk accusa Trump di essere nei file Epstein, minaccia di fondare un nuovo partito e manda in tilt i mercati. Il presidente: “Elon è impazzito”. Washington tenta una riconciliazione.
È rottura definitiva tra Donald Trump ed Elon Musk. Quella che fino a poche settimane fa sembrava un’alleanza strategica – la più influente nell’asse potere-capitale dell’America trumpiana – è ormai degenerata in uno scontro senza esclusione di colpi. Dai reciproci insulti alla minaccia di impeachment, dalle accuse sui fondi federali ai sospetti legati al caso Epstein, lo scontro tra il presidente e il patron di Tesla e SpaceX sta travolgendo la politica, l’economia e l’establishment conservatore.
Il divorzio
“Mi ha deluso molto”, ha detto Trump durante una conferenza nello Studio Ovale accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz. Elon Musk, suo ex alleato, ha reagito con furia su X (ex Twitter), accusandolo di ingratitudine: “Senza di me non avrebbe vinto le elezioni”, ha scritto, alludendo ai 277 milioni di dollari versati nelle casse del partito repubblicano e al suo endorsement in piena campagna elettorale.
Lo scontro è deflagrato pubblicamente dopo che Trump ha rivelato di aver chiesto personalmente a Musk di lasciare il ruolo di commissario per l’efficienza governativa, un incarico che gli garantiva influenza diretta sulla definizione del budget federale. “Sta impazzendo”, ha detto il presidente su Truth, il suo social network. In risposta, Musk ha pubblicato un post al vetriolo: “Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT”.
Tesla a picco, Musk rilancia: “Un nuovo partito?”
Nel caos, le azioni Tesla sono crollate dell’8% in poche ore, bruciando circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione a Wall Street. La reazione di Musk non si è fatta attendere: sul suo social ha lanciato un sondaggio clamoroso – “È ora di creare un nuovo partito politico che rappresenti l’80% della popolazione di mezzo?” – ricevendo in un’ora oltre 300.000 risposte, con l’84% favorevole.
L’ipotesi di una scissione dal trumpismo e la creazione di una “terza via” tecno-liberale scuote il GOP, mentre la Casa Bianca cerca di ricucire. Secondo Politico, sarebbe prevista per oggi una telefonata di chiarimento tra i due.
La guerra dei sussidi
Dietro la rottura, non solo l’ego. Il vero detonatore è il “Big Beautiful Bill”, la maxi-legge di bilancio voluta da Trump. Un testo che taglia gli incentivi per le auto elettriche e penalizza fortemente le industrie green, a vantaggio di quelle fossili. “Un abominio”, secondo Musk, che nega però di averne conosciuto in anticipo i dettagli: “Approvato nel cuore della notte, nessuno lo aveva letto”.
Trump invece sostiene che Musk fosse perfettamente a conoscenza dei contenuti: “Sapeva tutto e non ha mai protestato, finché non ha lasciato”. Poi la minaccia: “Il modo più semplice per risparmiare miliardi è chiudere tutti i contratti governativi con Elon Musk. Mi ha sempre sorpreso che Biden non l’avesse già fatto”.
SpaceX, la minaccia spaziale
Non è un bluff. SpaceX, il braccio aerospaziale di Musk, è partner chiave della NASA per i programmi spaziali americani. E lo stesso Musk ha reagito minacciando la dismissione della navicella Dragon, fondamentale per i rifornimenti alla ISS e i progetti futuri su Luna e Marte: “SpaceX inizierà a dismettere Dragon. La decisione del presidente mette a rischio l’intero programma”.
Dall’idillio al crollo
Eppure, solo pochi mesi fa, Trump lo premiava con la “chiave d’oro” della Casa Bianca. Musk era considerato il volto tech del nuovo conservatorismo: libertà d’espressione assoluta, tagli alla spesa, guerra alla censura progressista. Dopo l’acquisto di Twitter, ora X, Musk era diventato il megafono ideologico del trumpismo 2.0. Ma il rapporto si è logorato.
L’endorsement mancato alla nomina di un uomo di Musk a capo della NASA, la progressiva emarginazione dai tavoli decisionali, e l’esclusione degli incentivi green dalla legge di bilancio hanno scavato un solco sempre più profondo.
La destra si spacca
Dietro lo scontro personale, c’è una frattura più ampia. Da una parte la tecno-destra iperliberista, incarnata da Musk e ispirata ai dogmi di Milton Friedman, Reagan e Thatcher; dall’altra il populismo sociale di Trump, più attento ai lavoratori, ai pensionati e al ceto medio impoverito.
Il presidente non può permettersi di scontentare l’elettorato che gli ha regalato la seconda vittoria: i tagli a sanità e previdenza, cavalli di battaglia di Musk, sono intoccabili. Ed è su questo terreno che la cosiddetta “alleanza degli oligarchi” si è infranta: “Trump – osserva un analista – ha capito che l’America profonda non è interessata al libertarianismo di Silicon Valley”.
I rischi per Musk
Musk paga già un prezzo altissimo. Oltre al tonfo in Borsa, si ritrova isolato politicamente. Il suo tentativo di scalzare Trump dalla guida del movimento conservatore rischia di fallire. Il bipolarismo americano ha sempre soffocato le terze forze, e se anche l’84% dei suoi follower approva l’idea di un nuovo partito, questo non basta. X e miliardi di dollari non sono sufficienti per cambiare il sistema.
Paradossalmente, lo scontro rafforza Trump. Il vicepresidente JD Vance lo ha subito difeso: “Ha fatto più di chiunque altro per guadagnarsi la fiducia del movimento”. La Casa Bianca, per ora, minimizza. La portavoce Karoline Leavitt parla di “episodio sfortunato” e assicura che il presidente è concentrato sulla legge di bilancio e sui rapporti con la Cina, appena rinsaldati dopo una telefonata con Xi Jinping.
Epilogo (provvisorio)
Nel cuore della notte italiana, Trump ha gettato acqua sul fuoco: “Va tutto bene, mai andato meglio”. Ma nessuno ci crede davvero. La telefonata chiarificatrice è attesa, ma l’idillio sembra finito per sempre. Il sogno di una destra tecno-populista si è infranto contro la realtà di due ego titanici e visioni del mondo incompatibili.
Ora la vera domanda è: la tribù digitale di Musk – giovani, criptofanatici, libertari – è davvero pronta a trasformarsi in forza politica autonoma? O si limiterà a commentare da bordo campo, mentre la macchina populista di Trump si prepara a conquistare un terzo mandato?
Il finale è ancora tutto da scrivere. Ma intanto, il re e il miliardario non si parlano più.
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