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Trump: “La guerra può finire”. A fine ottobre il vertice con Putin a Budapest

Vertice imminente tra Trump e Putin a Budapest, mentre Zelensky respinge compromessi e la Bulgaria apre un corridoio aereo sicuro allo zar. L’Europa accelera sulle sanzioni e sul sostegno a Kiev.

Trump: “La guerra può finire”. A fine ottobre il vertice con Putin a Budapest

“Penso che ci arriveremo. Siamo sulla strada per un accordo. Se non lo faremo, molti pagheranno un grande prezzo.” Donald Trump mostra un cauto ottimismo in vista dell’incontro con Vladimir Putin, di cui i ministri degli Esteri Marco Rubio e Sergej Lavrov discuteranno giovedì, dopo la telefonata avvenuta con il Cremlino lunedì.

Il ministro ungherese Peter Szijjarto è atteso a Washington per definire i dettagli dell’incontro, mentre la Bulgaria ha offerto ai russi un corridoio aereo sicuro per permettere a Putin di raggiungere Budapest eludendo il mandato d’arresto della Corte penale internazionale. “Siamo pronti a collaborare per la pace”, ha dichiarato Szijjarto, mentre il premier Viktor Orban ha definito l’iniziativa “una grande occasione per l’Europa di tornare protagonista”.

Ma il messaggio di Trump resta ambiguo. Parlando alla Casa Bianca accanto al premier australiano Anthony Albanese, ha detto che “l’Ucraina potrebbe ancora vincere, ma non credo che ci riuscirà. Potrebbe accadere qualsiasi cosa”. Parole che riflettono il doppio binario su cui si muove la Casa Bianca: da un lato la pressione per una tregua, dall’altro il congelamento degli aiuti militari.

Secondo fonti americane, il presidente avrebbe suggerito a Zelensky di “raggiungere un compromesso”, prima cedendo il Donbass, poi accettando di bloccare il conflitto sulla linea del fronte, senza ulteriori garanzie di sicurezza. L’ipotesi, trapelata dopo un incontro teso nello Studio Ovale, ha provocato preoccupazione nelle capitali europee.

Zelensky ha respinto con fermezza l’idea. “Putin non è pronto per la pace”, ha detto il leader ucraino, sottolineando che “ogni proposta di congelamento significherebbe riconoscere la sconfitta”.

Nel frattempo Bruxelles si muove. Al Consiglio Ue di giovedì si discuterà l’uso degli asset russi congelati per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, insieme a un nuovo pacchetto di sanzioni dopo il diciannovesimo e al via libera sullo stop al gas e al Gnl di Mosca. La Commissione ha inoltre completato l’esame preliminare per l’apertura dei negoziati di adesione di Kiev, in un momento in cui l’Europa cerca di riaffermare la propria unità politica di fronte al ritorno sulla scena del blocco americano-russo.

A Budapest si guarda intanto al possibile impatto del summit. L’incontro, che seguirebbe quello di Ferragosto in Alaska, segnerebbe il ritorno di Putin su suolo europeo dopo oltre due anni. Un gesto che, secondo gli osservatori, potrebbe spaccare ulteriormente il fronte occidentale, soprattutto se il Cremlino dovesse presentarlo come una “vittoria diplomatica”.

Trump, consapevole della posta in gioco, tenta di presentarsi come l’unico leader capace di “fermare la guerra in 24 ore”, come ha più volte promesso in campagna elettorale. Ma l’apparente sicurezza lascia spazio a molte incognite.

L’asse tra Washington e Mosca resta fragile, e la fiducia reciproca minima. Dietro le frasi distensive, pesano i mesi di sanzioni, minacce e accuse incrociate. A oggi, la “strada verso la pace” evocata da Trump appare più come una tregua tattica che un progetto reale.

E il vertice di Budapest, se mai si terrà, potrebbe diventare il primo banco di prova di un equilibrio nuovo, ma ancora tutto da costruire.

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