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Trump: “Forse la pace tra Russia e Ucraina non è possibile. Troppo odio tra Putin e Zelensky”.

In un'intervista alla NBC, il presidente Usa riconosce le difficoltà del negoziato tra Mosca e Kiev. Intanto proseguono i bombardamenti russi e si discute di nuovi aiuti militari americani a Kiev.

Trump: “Forse la pace tra Russia e Ucraina non è possibile. Troppo odio tra Putin e Zelensky”.

In un’intervista alla NBC, il presidente Usa riconosce le difficoltà del negoziato tra Mosca e Kiev. Intanto proseguono i bombardamenti russi e si discute di nuovi aiuti militari americani a Kiev.

Donald Trump ammette: “Forse la pace tra Russia e Ucraina non è possibile”. Il presidente degli Stati Uniti lo ha detto in un’intervista rilasciata a NBC News, che andrà in onda questa sera negli Stati Uniti, ma di cui sono già state diffuse alcune anticipazioni. Commentando le guerre in corso nel mondo, Trump si è soffermato sul conflitto che da oltre tre anni devasta l’Ucraina, sottolineando le profonde difficoltà di un percorso di pace.

“C’è un odio tremendo tra questi due uomini, Zelensky e Putin, e tra i generali”, ha spiegato il tycoon. “Stanno combattendo duramente da tre anni. Forse la pace non è possibile”. Parole che segnano un cambio di tono per un presidente che aveva promesso di “risolvere il conflitto in 24 ore”. Tuttavia, Trump ha anche aggiunto che ci sono “ottime possibilità di farcela”, lasciando aperta la porta alla diplomazia.

Il presidente americano ha inoltre confermato, parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One, l’esistenza di colloqui in corso con la Russia, senza però fornire ulteriori dettagli. Resta quindi l’incertezza su eventuali sviluppi concreti, in un momento in cui la strada del negoziato appare in stallo da settimane.

Intanto, sul fronte militare, Kiev si prepara a ricevere un nuovo sistema di difesa aerea Patriot, precedentemente dislocato in Israele e ora destinato all’Ucraina dopo un processo di ricondizionamento. Lo rivela il New York Times, citando fonti dell’amministrazione Usa. In parallelo, anche Germania e Grecia stanno valutando l’invio di un’ulteriore batteria.

Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a chiedere maggiore pressione internazionale sulla Russia. In un post pubblicato su X, ha ribadito che senza una leva più forte, Mosca non compirà “passi concreti verso la fine della guerra”. “Un cessate il fuoco è possibile anche da oggi”, ha detto, accusando il Cremlino di ignorare da 54 giorni la proposta statunitense di una tregua di 30 giorni. “Putin pensa ai carri armati per la parata del 9 maggio, ma dovrebbe pensare a come porre fine alla guerra”, ha aggiunto.

E proprio la parata del 9 maggio è tornata al centro della diplomazia. Mosca ha proposto una tregua di tre giorni in occasione dell’anniversario della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale, ma Zelensky ha risposto con fermezza: “Non possiamo garantire la sicurezza dei partecipanti”. E ha ricordato come altre promesse simili da parte russa – come quella per la tregua pasquale – si siano rivelate vuote, con centinaia di violazioni documentate.

Il presidente russo Vladimir Putin, intanto, continua a rifiutare la proposta Usa di un cessate il fuoco prolungato. In una recente intervista, ha affermato che “la riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, è solo questione di tempo”. Ma queste parole suonano distanti dalla realtà sul campo: nelle ultime ore, Kiev è stata nuovamente colpita da un raid che ha provocato 11 feriti, tra cui due minori, e gravi danni in tre distretti. Solo nell’ultima settimana, secondo Zelensky, la Russia ha utilizzato “oltre 1.180 droni da attacco, 1.360 bombe aeree guidate e 10 missili di vario tipo” contro l’Ucraina.

In questo contesto, le parole di Trump assumono un peso particolare. “C’è troppo odio tra questi due uomini”, ha ribadito riferendosi a Putin e Zelensky, ammettendo che un accordo di pace potrebbe essere irrealizzabile. Ma ha anche lasciato spazio alla speranza: “Ci sono ottime possibilità di farcela”. Un equilibrio fragile tra realismo e ottimismo, mentre sul terreno la guerra continua senza sosta.

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