Trump chiude le porte a 12 Paesi e attacca Harvard: stretta sui visti per motivi di sicurezza nazionale.
Blocco totale ai viaggi da Afghanistan, Iran, Somalia e altri nove Stati. Limitazioni per altri sette Paesi e visti vietati agli studenti internazionali di Harvard. Indagine sullo stato di salute di Biden: è scontro aperto.
Trump chiude le porte a 12 Paesi e attacca Harvard: stretta sui visti per motivi di sicurezza nazionale.
Blocco totale ai viaggi da Afghanistan, Iran, Somalia e altri nove Stati. Limitazioni per altri sette Paesi e visti vietati agli studenti internazionali di Harvard. Indagine sullo stato di salute di Biden: è scontro aperto.
Un nuovo ordine esecutivo firmato da Donald Trump ha aperto un fronte su più livelli, innescando polemiche in patria e preoccupazioni all’estero. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato il blocco totale dei viaggi da dodici Paesi considerati a rischio per la sicurezza nazionale, oltre a limitazioni parziali per altri sette. Nella stessa giornata, Trump ha anche deciso di vietare i visti per studenti stranieri iscritti all’Università di Harvard, aggravando la già accesa disputa tra l’amministrazione e l’ateneo di Cambridge.
I Paesi colpiti dal divieto
I Paesi oggetto del blocco totale all’ingresso negli Stati Uniti sono: Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. A questi si aggiungono Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela, per i quali è stato introdotto un regime di restrizioni parziali che riguarda sia migranti sia non migranti.
La Casa Bianca motiva il provvedimento con la necessità di “proteggere il Paese da terroristi stranieri e altre minacce alla sicurezza nazionale”. Il presidente ha dichiarato che la decisione è stata presa dopo l’attacco antisemita avvenuto a Boulder, in Colorado, citando i “pericoli estremi” derivanti dall’ingresso incontrollato di stranieri. Curiosamente, l’Egitto, Paese d’origine dell’attentatore Mohamed Soliman, non è incluso tra gli Stati soggetti al blocco.
Stretta su Harvard e sugli studenti internazionali
Trump ha poi spostato l’attenzione sulla comunità accademica, con un ordine che proibisce il rilascio dei visti per studenti stranieri intenzionati a frequentare Harvard o a partecipare a programmi di scambio promossi dall’ateneo. Nella nota ufficiale, Trump giustifica la misura accusando l’università di non collaborare con le autorità federali: “Harvard rifiuta di condividere informazioni su note attività illegali commesse da studenti internazionali”, si legge.
L’ordine prevede che sarà il Segretario di Stato Marco Rubio a decidere se i circa 6.800 studenti stranieri già presenti nel campus potranno mantenere il proprio visto. L’università, dal canto suo, ha denunciato l’iniziativa come una “ritorsione illegale” che viola i diritti sanciti dal Primo Emendamento. In un comunicato diffuso mercoledì sera, i vertici di Harvard hanno ribadito che l’istituzione “continuerà a proteggere i suoi studenti internazionali da ogni forma di discriminazione politica”.
Il braccio di ferro tra la Casa Bianca e l’ateneo si trascina da mesi, alimentato da accuse incrociate. Secondo il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, Harvard si sarebbe rifiutata di fornire documenti riguardanti la condotta di studenti stranieri, mentre l’università sostiene di aver risposto nei limiti imposti dalla legge. La Casa Bianca ha inoltre accusato l’ateneo di essere un “focolaio di liberalismo” e di tollerare episodi di antisemitismo, accusa che l’università respinge al mittente.
Indagine sullo stato di salute di Biden
Nel medesimo contesto politico infuocato, Trump ha ordinato al Dipartimento di Giustizia di avviare un’indagine sul presunto insabbiamento delle condizioni di salute dell’ex presidente Joe Biden. La Casa Bianca ha parlato di “uno degli scandali più pericolosi della storia americana” e ha accusato l’entourage di Biden di aver nascosto al pubblico il deterioramento cognitivo dell’ex comandante in capo, arrivando a “usurpare la sua autorità attraverso una macchina per la firma”.
Biden ha reagito con fermezza, definendo le accuse “ridicole e false” e sostenendo di essere stato l’unico responsabile delle decisioni prese durante la sua amministrazione. In una nota inviata all’AFP, ha affermato: “Sia chiaro: ho preso io le decisioni sugli ordini esecutivi, sui condoni e sulla legislazione. Qualsiasi insinuazione contraria è pura invenzione”.
Attesa una telefonata con Xi Jinping
Nel frattempo, la Casa Bianca ha lasciato intendere che una telefonata tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping potrebbe avvenire entro poche ore. La conversazione – attesa da giorni – si inserisce in un contesto internazionale già teso e potrebbe toccare dossier cruciali come la sicurezza globale, le relazioni commerciali e la gestione del cyberspazio.
Linea dura e tensioni crescenti
L’ondata di provvedimenti firmati da Trump segna una nuova accelerazione della sua linea dura su immigrazione, sicurezza e università, alimentando al tempo stesso un confronto diretto con il suo predecessore e con le istituzioni accademiche più influenti del Paese. Mentre cresce il clima di tensione, il dibattito su diritti civili, libertà di insegnamento e integrità istituzionale è destinato ad accendersi ulteriormente.
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