Tregua di Pasqua tra Russia e Ucraina: Putin annuncia il cessate il fuoco, Kiev non si fida e attende i fatti
Pasqua di tregua o propaganda? L’annuncio di Putin, lo scetticismo di Kiev e la reazione internazionale
Nel tardo pomeriggio di ieri, sabato 19 aprile, è entrata ufficialmente in vigore una tregua pasquale proposta dal presidente russo Vladimir Putin. L’annuncio è stato fatto durante un incontro ripreso dalle telecamere con il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov, segnalando un’intenzione dichiaratamente “umanitaria” di sospendere le ostilità dalle ore 18 locali (le 17 in Italia) fino alla mezzanotte tra domenica e lunedì. Tuttavia, la reazione di Kiev è stata fredda e improntata alla cautela: “Valuteremo i fatti, non le parole”, ha avvertito il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha.
Una tregua sotto le sirene
Nonostante l’annuncio di Mosca, il clima in Ucraina resta tutt’altro che sereno. Le sirene antiaeree hanno continuato a suonare nella capitale Kiev anche dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Poco prima delle 22 locali (le 21 italiane), è stato diramato un avviso di minaccia missilistica nella regione, invitando i cittadini a trovare riparo. Segno evidente che la tregua proclamata da Mosca non si è, almeno inizialmente, tradotta in una sospensione concreta delle ostilità.
Zelensky: “Disponibili al silenzio, ma solo se è reale”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto dopo l’inizio della tregua, ha ribadito la disponibilità del suo Paese a rispondere con eguale misura, ma solo in caso di un cessate il fuoco totale e incondizionato da parte russa. “Se la Russia ora è pronta a impegnarsi in un regime di silenzio totale, l’Ucraina agirà di conseguenza”, ha dichiarato. Zelensky ha poi rilanciato: qualora il cessate il fuoco si dimostrasse reale, Kiev proporrà di estenderlo ben oltre la festività del 20 aprile. “Trenta ore servono a fare notizia, ma trenta giorni potrebbero dare una vera possibilità alla pace”.
Scambio di prigionieri: gesto umanitario o strategia politica?
Parallelamente alla proclamazione della tregua, è avvenuto un nuovo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Entrambe le parti hanno liberato 246 militari, con l’aggiunta di 31 soldati ucraini feriti e 15 russi bisognosi di cure mediche urgenti. Zelensky ha ringraziato pubblicamente gli Emirati Arabi Uniti per il ruolo di mediazione, ma il Cremlino ha sottolineato anche la dimensione politica del gesto, legandolo direttamente alla volontà di dialogo.
Il contesto geopolitico: Trump, Xi e il ruolo dei Brics
L’annuncio della tregua arriva all’indomani delle dichiarazioni del candidato presidenziale americano Donald Trump, che ha minacciato di abbandonare ogni sforzo diplomatico se Russia e Ucraina non troveranno un accordo per porre fine al conflitto. Putin ha colto la palla al balzo, affermando che “la reazione di Kiev alla tregua mostrerà quanto l’Ucraina desidera davvero risolvere pacificamente il conflitto”. Il leader del Cremlino ha anche sottolineato l’apertura ai negoziati, lodando gli sforzi diplomatici di Trump, del presidente cinese Xi Jinping e degli altri Paesi del blocco Brics.
Tuttavia, il ministro ucraino Sybiha ha ricordato come Putin avesse già rifiutato una proposta di tregua di 30 giorni, accettata invece da Kiev in un precedente incontro con emissari statunitensi in Arabia Saudita. “Ora propone una tregua di 30 ore. È chiaro che le sue parole non coincidono con le sue azioni”, ha affermato, ribadendo che l’Ucraina giudicherà Mosca esclusivamente in base ai fatti.
Le reazioni internazionali: scetticismo e diplomazia
In Europa, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito l’iniziativa di Putin un “segnale importante verso la pace”, ma ha aggiunto che Mosca deve dimostrare con i fatti la volontà di porre fine al conflitto che ha iniziato. Anche la portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, ha chiesto a Mosca “azioni chiare per un cessate il fuoco duraturo”, sottolineando che “la Russia potrebbe fermare questa guerra in qualsiasi momento, se davvero lo volesse”.
Un piano di pace controverso
A complicare ulteriormente il quadro, il New York Post ha riportato dichiarazioni attribuite al ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, secondo cui Kiev sarebbe “al 90% d’accordo” con il piano di pace presentato da Donald Trump a Parigi. Una fonte del ministero ucraino ha però prontamente smentito: “Il ministro non ha l’autorità di prendere decisioni politiche e non può effettuare valutazioni percentuali”.
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