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Tregua a Gaza: rilasciate tre donne israeliane e avviato lo scambio di prigionieri

Entrata in vigore la tregua nella Striscia di Gaza: liberate Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Via libera a 250 camion di aiuti umanitari e al rilascio di 90 detenuti palestinesi.

Tregua a Gaza: rilasciate tre donne israeliane e avviato lo scambio di prigionieri.

Un fragile cessate il fuoco è entrato in vigore nella Striscia di Gaza a partire dalle 10.15 di questa mattina, segnando un momento di tregua in un conflitto che ha provocato migliaia di vittime e una crisi umanitaria senza precedenti. Il rilascio di tre donne israeliane rapite da Hamas e la consegna di aiuti umanitari rappresentano i primi segnali di speranza per una popolazione duramente colpita.

Liberate tre donne israeliane

Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, le tre donne israeliane sequestrate da Hamas, sono state consegnate al Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) nella piazza centrale di Gaza City. Le immagini rilanciate sui social mostrano le tre ostaggi camminare autonomamente verso i rappresentanti della Croce Rossa, segno che le loro condizioni fisiche sono stabili. L’Idf (Forze di Difesa Israeliane) e lo Shin Bet hanno confermato il trasferimento delle donne verso il punto di incontro previsto nella Striscia di Gaza.

Tregua a Gaza: rilasciate tre donne israeliane e avviato lo scambio di prigionieri.

“Abbiamo le tre ragazze, Doron, Emily e Romi”, ha dichiarato la Croce Rossa, confermando il completamento della prima fase di rilascio previsto dall’accordo. Hamas, tramite un suo portavoce, ha riferito alla Reuters che “la consegna al Comitato Internazionale della Croce Rossa è in corso”.

Scambio di prigionieri e aiuti umanitari

Il cessate il fuoco è stato accompagnato dall’inizio di uno scambio di prigionieri. Al Jazeera ha riportato che oggi verranno liberati 90 detenuti palestinesi, inclusi 69 donne e 21 minori, molti dei quali provenienti dalla Cisgiordania e Gerusalemme Est. Tra i nomi figurano figure di rilievo come Khalida Jarrar, parlamentare palestinese e membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

Lo staff della Croce Rossa è entrato nel carcere di Ofer, nel sud di Israele, per supervisionare le operazioni di rilascio dei detenuti. Tuttavia, tensioni si sono registrate all’esterno della struttura, dove manifestanti si sono scontrati con le forze dell’ordine israeliane.

Parallelamente, oltre 250 camion carichi di merci e aiuti umanitari sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Si tratta di una boccata d’ossigeno per una popolazione stremata da settimane di bombardamenti e blocchi.

La reazione della popolazione di Gaza

Con l’entrata in vigore della tregua, la popolazione di Gaza ha accolto il cessate il fuoco con una combinazione di sollievo e dolore. Per le strade si distribuiscono dolcetti in segno di festa, mentre i mercati si riempiono di persone in cerca di cibo e beni essenziali. “Finalmente possiamo tornare al nord per vedere in che condizioni sono le nostre case”, raccontano alcuni abitanti, anche se il timore per il futuro rimane palpabile.

Molti cittadini hanno espresso rabbia verso Hamas, ritenuto responsabile delle conseguenze devastanti del conflitto. “La gente è arrabbiata con Hamas per ciò che ha fatto causando migliaia di morti”, hanno dichiarato alcuni abitanti, sottolineando la difficoltà di ricostruire la vita dopo tanta distruzione.

Un fragile spiraglio di pace

L’accordo, che prevede ulteriori fasi di scambio di prigionieri e ostaggi, rappresenta un primo passo verso una tregua duratura, anche se la situazione rimane estremamente precaria. La comunità internazionale guarda con attenzione agli sviluppi, mentre le famiglie degli ostaggi e dei detenuti rilasciano dichiarazioni cariche di speranza e preoccupazione.

Questo cessate il fuoco non segna la fine del conflitto, ma è una rara occasione per salvare vite, alleviare sofferenze e aprire uno spiraglio per eventuali negoziati futuri.

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