Tregua a Gaza: cessate il fuoco sempre più vicino, ma la politica israeliana resta divisa e potrebbe sabotare l’accordo
È in corso l'approvazione dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas da parte del Gabinetto di sicurezza israeliano, ma le tensioni politiche interne, in particolare da parte dell'ultradestra, potrebbero minacciare la stabilità dell’intesa.
Tregua a Gaza: cessate il fuoco sempre più vicino, ma la politica israeliana resta divisa e potrebbe sabotare l’accordo
Dopo la firma dell’accordo sul cessate il fuoco da parte dei negoziatori, il Gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’intesa. È attesa dunque la delibera della i riunione del governo israeliano al completo, che dovrà dare il via libera definitivo per la cessazione delle ostilità tra le due fazioni.
L’appello dell’estrema destra religiosa
Nonostante l’approvazione del Gabinetto di sicurezza, la situazione politica israeliana rimane tesa. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, esponente della destra religiosa, ha lanciato un appello ai membri del governo per votare contro l’accordo. Egli si è detto “ancora più terrorizzato” dopo che sono emersi nuovi dettagli. Secondo il ministro, alcuni dei prigionieri liberati potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza di Israele in futuro, alimentando preoccupazioni di nuovi attacchi terroristici. Ben Gvir ha esortato i membri del governo a fermare l’accordo durante la prossima riunione.
Bilancio delle vittime
Mentre il governo israeliano si prepara a ratificare l’accordo, la situazione a Gaza resta tragica. Nelle ultime 24 ore, i raid israeliani hanno ucciso 88 palestinesi, portando il bilancio totale delle vittime dall’inizio del conflitto a 46.876 morti. Le forze israeliane hanno intensificato i bombardamenti sulla Striscia, suscitando accuse di Hamas che ha parlato di “massacri orribili” diretti a sabotare l’accordo sul cessate il fuoco. Hamas ha dichiarato che, nonostante l’intesa, Israele sta deliberatamente aumentando gli attacchi aerei, con l’obiettivo di impedire la firma ufficiale dell’accordo di cessazione delle ostilità. I raid, infatti, hanno causato almeno 113 morti, tra cui numerosi civili, e centinaia di feriti.
Netanyahu e la possibilità di non riuscita dell’accordo
Il primo ministro israeliano ha confermato di aver ricevuto garanzie da parte dei presidenti degli Stati Uniti, Joe Biden e Donald Trump, riguardo alla possibilità di riprendere le operazioni militari a Gaza se la seconda fase dell’accordo dovesse fallire. In particolare, ha comunicato ai membri del Gabinetto che se le richieste di sicurezza non saranno accettate da Hamas, Israele avrà il pieno supporto degli Stati Uniti per intensificare l’offensiva.
Le reazioni del popolo israeliano
Non mancano le reazioni della popolazione, da un’indagine effettuata negli ultimi giorni emerge infatti che il 73% degli israeliani sostiene l’accordo per il rilascio degli ostaggi.
Il sondaggio evidenzia anche che, nonostante il sostegno popolare all’accordo, il 45% degli israeliani ritiene che gli obiettivi militari non siano stati pienamente raggiunti.
Le continue difficoltà politiche
Con l’ultradestra israeliana che continua a criticare l’accordo, accusando il governo di fare concessioni troppo ampie a Hamas, la situazione resta tesa. Tuttavia, il presidente israeliano Isaac Herzog ha accolto positivamente l’approvazione del Gabinetto di sicurezza, definendola “un passo fondamentale” verso la protezione dei cittadini israeliani.
Non vi sono dubbi che l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas costituisca un passo cruciale, tuttavia il futuro rimane incerto. Mentre l’Europa guarda ogni giorno con attenzione gli sviluppi, la politica israeliana continua a essere divisa. La decisione finale spetterà al governo israeliano, ma le divisioni interne e le difficoltà fanno temere che la strada per la pace sia ancora lunga e complessa.
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