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Thailandia e Cambogia, scontri a fuoco al confine: almeno 12 morti, valichi chiusi e appello all’ONU.

Conflitto al confine tra Thailandia e Cambogia: bombardamenti, vittime civili e accuse reciproche. Cresce la tensione internazionale, chiesto l’intervento dell’ONU.

Thailandia e Cambogia, scontri a fuoco al confine: almeno 12 morti, valichi chiusi e appello all’ONU.

Bangkok, 25 luglio 2025 – Le tensioni tra Thailandia e Cambogia sono esplose in uno dei più gravi episodi di violenza degli ultimi anni nella regione del Sud-Est asiatico. Violenti scontri a fuoco tra le forze armate dei due Paesi si sono verificati nella zona contesa lungo il confine, nei pressi dell’antico tempio di Prasat Ta Muen Thom, causando almeno 12 morti – tra cui 11 civili e un militare thailandese – e oltre 30 feriti.

La situazione ha costretto il governo di Bangkok a chiudere tutti i valichi di confine con la Cambogia e ha scatenato una crisi diplomatica internazionale, con appelli al dialogo da parte di Pechino e dell’Unione Europea e una richiesta ufficiale di intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite da parte della Cambogia.

Scontri armati al confine: il bilancio delle vittime

Le ostilità sono iniziate nella serata del 24 luglio nella zona montuosa dove sorge il tempio khmer di Prasat Ta Muen Thom, da anni oggetto di dispute territoriali. I bombardamenti di artiglieria, attribuiti alla Cambogia secondo le autorità di Bangkok, hanno colpito diverse aree del territorio thailandese.

Il ministro della Sanità thailandese, Somsak Thepsuthin, ha riferito che 11 civili – tra cui un bambino – e un militare hanno perso la vita, mentre 24 civili e 7 soldati sono rimasti feriti. Un minimarket all’interno di una stazione di servizio a Ban Phue, nella provincia di Sisaket, è stato colpito causando 14 feriti. Altre vittime si registrano nel villaggio di Kab Choeng, nella provincia di Surin, dove sono stati segnalati altri bombardamenti.

Bangkok chiude i valichi e schiera gli F-16

In risposta agli attacchi, il governo thailandese ha annunciato la chiusura di tutti i valichi di frontiera con la Cambogia, mentre l’esercito ha dichiarato di aver condannato un attacco diretto contro civili e di aver reagito con operazioni mirate, tra cui il dispiegamento di caccia F-16 e la distruzione di due installazioni militari cambogiane.

Su X (ex Twitter), l’esercito thailandese ha definito l’azione cambogiana un “attacco mirato contro obiettivi non militari”, promettendo di difendere la sovranità e la sicurezza nazionale.

Phnom Penh accusa Bangkok: “Aggressione brutale”

La reazione del governo cambogiano non si è fatta attendere. In un comunicato ufficiale, il ministero della Difesa di Phnom Penh ha parlato di una “brutale e barbara aggressione militare da parte della Thailandia”, accusando Bangkok di violazione del diritto internazionale e di minaccia alla stabilità regionale.

Il ministero degli Esteri cambogiano ha rincarato la dose, definendo le azioni thailandesi come “un’aggressione militare non provocata”, e ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare l’escalation.

Hun Manet chiede riunione urgente del Consiglio di Sicurezza ONU

Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha formalmente richiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, inviando una lettera al presidente in carica del Consiglio, Asim Iftikhar Ahmad. Nella comunicazione, il premier cambogiano denuncia le “gravissime aggressioni della Thailandia” che, secondo lui, metterebbero in pericolo la pace e la stabilità regionale.

Cina e Unione Europea chiedono dialogo e moderazione

La crisi ha attirato l’attenzione delle principali potenze internazionali. La Cina, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun, ha espresso “forte preoccupazione”, ricordando che sia la Thailandia che la Cambogia sono “Paesi amici e membri importanti dell’ASEAN”. Pechino ha invitato le parti a “gestire le divergenze con dialogo e consultazioni”, offrendo il proprio sostegno per promuovere la de-escalation.

Anche l’Unione Europea è intervenuta con una nota ufficiale della Commissione UE, nella quale si chiede alle parti di “dimostrare moderazione, riprendere il dialogo e dare priorità alla sicurezza della popolazione”, nel pieno rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

Una crisi radicata in decenni di rivalità

Gli scontri si inseriscono in una lunga storia di tensioni tra Thailandia e Cambogia, che negli anni hanno già visto incidenti armati nelle stesse aree di confine, soprattutto in corrispondenza dei templi khmer contesi. La zona del Prasat Ta Muen Thom, costruito tra il X e l’XI secolo, è una delle più delicate sotto il profilo geopolitico, in quanto rivendicata da entrambi i Paesi.

Negli ultimi mesi, la tensione si era riaccesa a causa di dichiarazioni ufficiali e movimenti militari lungo il confine, culminati ora in una escalation armata senza precedenti.

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