CAMBIA LINGUA

Terremoto in Myanmar: il bilancio delle vittime continua a salire

Terremoto di magnitudo 7.7 in Myanmar: oltre 1.600 morti e migliaia di feriti. Gli esperti stimano fino a 10.000 vittime. Emergenza sanitaria, ospedali al collasso. La comunità internazionale interviene con aiuti.

Terremoto in Myanmar: il bilancio delle vittime continua a salire

Un disastro di proporzioni enormi

Il potente terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar nella giornata di ieri, Venerdì 28 marzo ha causato una devastazione senza precedenti nel paese. Secondo i funzionari USA citati dalla CNN, il numero delle vittime potrebbe superare le 10.000 persone, mentre il bilancio ufficiale è già salito a oltre 1.640 morti e 3.400 feriti. Più di 140 persone risultano ancora disperse, e il numero potrebbe aumentare man mano che i soccorsi proseguono tra le macerie.

La Croce Rossa ha segnalato che almeno 90 persone sono intrappolate sotto le rovine di un condominio a Mandalay, mentre la BBC ha riportato il crollo di una scuola nella stessa città, che ha causato la morte o la scomparsa di numerosi bambini. Anche in Thailandia si registrano vittime a causa della forte scossa.

Le zone più colpite

L’epicentro del terremoto è stato individuato nella regione di Sagaing, nel centro del Myanmar, lungo la faglia di Sagaing, una delle principali strutture tettoniche della regione, situata tra la placca indiana e la placca eurasiatica. Questa zona è stata epicentro di forti terremoti in passato, ma la portata del sisma di quest’anno ha superato ogni previsione.

Oltre 3.000 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, così come 30 strade e 7 ponti, paralizzando le infrastrutture del paese. Gli aeroporti di Naypyidaw e Mandalay sono stati chiusi, complicando ulteriormente le operazioni di soccorso e l’invio di aiuti internazionali.

Il rischio di una crisi umanitaria

Oltre al bilancio drammatico delle vittime, cresce il timore di una grave emergenza sanitaria. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), gli ospedali locali sono al collasso: mancano farmaci, attrezzature e personale per far fronte all’enorme afflusso di feriti. Inoltre, la difficoltà nel raggiungere le zone colpite a causa della distruzione delle infrastrutture e della persistente instabilità politica rende ancora più complesso l’intervento umanitario.

L’ONG Medacross ha lanciato un allarme sulla possibilità di un’epidemia dovuta alla mancanza di acqua potabile e servizi igienici adeguati nelle aree più colpite. Anche Save the Children ha sottolineato l’urgenza di fornire acqua, assistenza medica e supporto psicologico ai bambini colpiti dal disastro, molti dei quali hanno perso le loro famiglie.

La risposta della comunità internazionale

La comunità internazionale si è mobilitata rapidamente per fornire assistenza al Myanmar. Le Nazioni Unite hanno stanziato 5 milioni di dollari per gli aiuti immediati, mentre la Cina, la Russia e l’India hanno inviato squadre di soccorso e forniture di emergenza. Il ministero delle emergenze russo ha inviato due aerei con a bordo 120 soccorritori e attrezzature specializzate.

L’India ha schierato unità di ricerca e soccorso, oltre a squadre mediche e rifornimenti essenziali. Anche l’Unione Europea e la Francia hanno offerto il loro supporto, mentre il presidente cinese Xi Jinping ha promesso un sostegno continuo per aiutare il Myanmar a superare la crisi.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha garantito l’intervento americano, ma alcuni esperti hanno espresso preoccupazione per i recenti tagli all’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), che potrebbero limitare l’entità dell’aiuto fornito.

Le reazioni istituzionali

Diverse figure di spicco hanno espresso il loro cordoglio per la tragedia. Il presidente italiano Sergio Mattarella ha dichiarato: “Di fronte alle sconvolgenti immagini che giungono dal Myanmar, il nostro pensiero va alle vittime e a chi sta lottando per la vita. È fondamentale facilitare il più possibile l’arrivo degli aiuti umanitari”.

Re Carlo III ha inviato un messaggio di solidarietà al popolo birmano, affermando di essere rimasto “profondamente scioccato e rattristato” dalla devastazione causata dal terremoto. Anche il vicepremier italiano Antonio Tajani ha confermato che il governo italiano si sta attivando per fornire supporto alla popolazione colpita, con la Protezione Civile pronta a intervenire: “Ho parlato con i nostri ambasciatori in Myanmar, dove ci sono un centinaio di italiani e in Thailandia, dove sono circa 8 mila. Sono stati contatti quasi tutti i nostri connazionali e non ci sono italiani tra le vittime o i feriti non solo nelle zone dove il terremoto ha fatto più danni ma anche nelle altre aree. Le nostre ambasciate restano in contatto con i nostri connazionali e l’Unità di crisi è a disposizione per dare informazioni o per le persone che hanno parenti in Myanmar o in Thailandia” ha dichiarato.

Le conseguenze a lungo termine

Secondo un’analisi dell’US Geological Survey, il costo finanziario del terremoto potrebbe superare il PIL dell’intero Myanmar, con perdite stimate in decine di miliardi di dollari. Inoltre, si prevede che il numero delle vittime possa essere compreso tra 10.000 e 100.000, con una probabilità del 35%.

Gli esperti avvertono che potrebbero verificarsi nuove scosse di assestamento nelle prossime settimane. La professoressa Rebecca Bell dell’Imperial College di Londra ha spiegato che la faglia di Sagaing, lunga 1.200 km, ha caratteristiche simili alla faglia di San Andreas in California, rendendola particolarmente soggetta a eventi sismici di grande magnitudo.

L’impatto del terremoto è stato così forte che ha provocato il crollo di edifici a Bangkok, in Thailandia, a oltre 1.300 km di distanza dall’epicentro. Questo fenomeno ha sorpreso gli esperti, che ipotizzano un’amplificazione locale delle onde sismiche a causa delle caratteristiche geologiche della capitale thailandese.

Il terremoto in Myanmar rappresenta una delle peggiori catastrofi naturali degli ultimi decenni nel sud-est asiatico. Mentre il paese lotta per riprendersi dalla devastazione, la comunità internazionale è chiamata a fornire un supporto concreto per evitare che la crisi umanitaria si aggravi ulteriormente. Con il numero delle vittime destinato ad aumentare e le infrastrutture al collasso, la priorità resta il salvataggio dei sopravvissuti e la fornitura di aiuti immediati alla popolazione colpita.

Segui La Milano sul nostro canale Whatsapp

Riproduzione riservata © Copyright La Milano

×