Tensione alle stelle tra Europa e Russia, Putin accusa Bruxelles e avverte: “se vuole la guerra, noi siamo pronti”.
Nel giorno dei colloqui tra Mosca e gli emissari di Trump, Putin attacca Bruxelles accusandola di bloccare i negoziati. Zelensky, in Irlanda, parla di una pace “più vicina che mai”, mentre la BCE rifiuta le garanzie sugli asset russi destinati al maxi-prestito per Kiev.
Tensione alle stelle tra Europa e Russia, Putin accusa Bruxelles e avverte: “se vuole la guerra, noi siamo pronti”.
La guerra in Ucraina ha superato i 1.300 giorni di combattimenti e il clima internazionale continua a irrigidirsi. Nelle ultime ore Vladimir Putin ha rilasciato una serie di dichiarazioni destinate a inasprire ulteriormente il confronto con l’Europa, accusata di ostacolare gli sforzi diplomatici degli Stati Uniti. Dall’altra parte, Volodymyr Zelensky ribadisce che la fine della guerra è “più vicina che mai”, pur riconoscendo che esistono ancora questioni irrisolte all’interno del nuovo piano di pace in discussione.
L’avvertimento di Putin: pronti a un conflitto con l’Europa
Durante un forum sugli investimenti tenutosi a Mosca, Putin ha affermato che la Russia non avrebbe mai cercato uno scontro diretto con l’Europa, ma che sarebbe comunque pronta “subito” nel caso in cui l’Unione ne diventasse l’artefice. Il presidente russo ha ripetuto più volte di non avere intenzione di attaccare i Paesi europei, ma ha aggiunto che un eventuale conflitto, se scatenato da Bruxelles, potrebbe rapidamente sfuggire di mano al punto da rendere impossibili i negoziati. Il messaggio, pur presentato come risposta ipotetica, è apparso immediatamente come un avvertimento politico destinato più al fronte esterno che alla diplomazia.
Putin ha poi rivolto critiche dirette ai Paesi del Vecchio Continente, accusandoli di ostacolare la linea diplomatica dell’amministrazione statunitense. Secondo la sua ricostruzione, l’Europa non solo si sarebbe ritirata dal processo negoziale, ma avrebbe anche interferito con i tentativi della Casa Bianca — e in particolare del presidente Donald Trump — di costruire un percorso per porre fine al conflitto. A suo dire, tutte le modifiche apportate dagli europei alle proposte americane avrebbero l’obiettivo di rendere inaccettabile qualsiasi accordo per la Russia e di far ricadere su Mosca la responsabilità dello stallo.
In una delle dichiarazioni più controverse, poi, Putin ha negato che quanto sta avvenendo in Ucraina possa essere definito tecnicamente una guerra, minimizzando la portata e la gravità delle offensive che da quasi quattro anni devastano il territorio ucraino.
La minaccia sul fronte marittimo: l’ipotesi di isolare l’Ucraina dal mare
Oltre alle tensioni diplomatiche, Putin ha affrontato anche il tema degli attacchi ucraini alle navi e alle strutture portuali russe. Ha dichiarato che Mosca potrebbe ampliare il raggio dei suoi attacchi contro porti e imbarcazioni ucraine e, in casi estremi, prendere in considerazione l’idea di isolare completamente l’Ucraina dall’accesso al mare. Si tratta di un monito pesante, che toccherebbe un nervo vitale per Kiev, la cui economia dipende in gran parte dai traffici marittimi e dalle esportazioni via porto.
Witkoff e Kushner a Mosca: la missione degli emissari di Trump
La giornata russa è stata scandita anche dall’arrivo a Mosca di Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti, e di Jared Kushner, genero del presidente Trump. Accompagnati dal consigliere russo Kirill Dmitriev, i due hanno avuto un incontro riservato al Cremlino. Dopo la tappa russa, la delegazione americana dovrebbe incontrare Zelensky in un Paese europeo ancora non specificato.
Zelensky: “La pace non è mai stata così vicina, ma restano questioni aperte”
Nel frattempo, il presidente ucraino ha proseguito la sua visita in Irlanda, definita uno dei momenti più complessi, ma al tempo stesso più ottimistici della sua presidenza. Ha affermato che l’ultima bozza del piano di pace, composta da 19-20 punti elaborati con gli Stati Uniti in incontri a Ginevra e in Florida, rappresenta la base più concreta finora per una possibile conclusione del conflitto. Zelensky ha ribadito l’urgenza di utilizzare gli asset russi congelati in Europa per finanziare la ricostruzione, sostenendo che Mosca debba rispondere delle proprie azioni anche di fronte a una corte internazionale.
A complicare ulteriormente il quadro, però, è stato il rifiuto della Banca Centrale Europea di fornire garanzie per il maxi-prestito da 140 miliardi destinato all’Ucraina e fondato anche sull’utilizzo degli asset russi congelati. La notizia, riportata dal Financial Times, ha messo in difficoltà la Commissione europea e aperto nuove fratture tra i Paesi membri, alcuni dei quali già contrari alle misure economiche straordinarie a sostegno di Kiev.
Una pace ancora lontana, tra propaganda e diplomazia
Le dichiarazioni della giornata mostrano quanto il percorso verso la pace resti incerto e costellato di ostacoli. Putin alterna aperture tattiche a minacce che rinforzano la percezione di una Russia pronta allo scontro. Zelensky si dice fiducioso, ma invita alla prudenza, ricordando che molti punti cruciali del piano di pace sono ancora in discussione. Gli Stati Uniti cercano una mediazione, mentre l’Europa appare frammentata. In questo intreccio di pressioni, narrative e calcoli politici, il conflitto continua a proseguire sul campo, lontano dall’accordo che tutti dichiarano di voler raggiungere.
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