Tajani e altri 20 Paesi con l’UE contro i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania: “Violazione del diritto internazionale”
Tajani firma con altri 20 Paesi e l’UE una Dichiarazione congiunta che condanna i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania: “Violazione del diritto internazionale e minaccia alla soluzione dei due Stati”.
Tajani e altri 20 Paesi con l’UE contro i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania: “Violazione del diritto internazionale”.
La Dichiarazione congiunta firmata dal Vicepremier e Ministro degli Esteri italiano e da altri 20 governi, insieme all’Unione europea, condanna i piani israeliani di costruzione nell’area E1 a est di Gerusalemme.
Roma, 21 agosto 2025 – Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha firmato oggi una Dichiarazione congiunta insieme ai Ministri degli Esteri di altri 20 Paesi e all’Unione europea per condannare con fermezza la decisione del Governo israeliano di procedere con nuovi insediamenti in Cisgiordania, chiedendone l’immediata revoca.
La condanna internazionale
Nella Dichiarazione, sottoscritta da Paesi come Francia, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia, viene ribadito come i piani israeliani di espansione nell’area E1 – tra Gerusalemme Est e l’insediamento di Ma’ale Adumim – rappresentino una grave violazione del diritto internazionale e una minaccia diretta alla soluzione dei due Stati.
“Questo piano compromette irrimediabilmente la possibilità di creare uno Stato palestinese con continuità territoriale, dividendo il futuro Stato e limitando l’accesso dei palestinesi a Gerusalemme” – ha dichiarato Tajani, sottolineando la necessità di preservare un processo di pace ormai sempre più fragile.
I rischi del piano E1
Il documento firmato dai ministri evidenzia come la realizzazione di oltre 3.400 nuove unità abitative per coloni israeliani nell’area E1 rischi di spezzare la Cisgiordania in due, separando la regione di Ramallah da quella di Betlemme. Un progetto che, secondo gli stessi governi firmatari, alimenterebbe instabilità, violenze e tensioni, senza portare alcun beneficio reale alla sicurezza del popolo israeliano.
Il Ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha sostenuto pubblicamente il piano, confermando che l’obiettivo strategico è impedire la nascita di uno Stato palestinese. Una presa di posizione che ha sollevato ulteriori critiche internazionali.
Appello al Governo israeliano
“Il Governo di Israele ha ancora la possibilità di fermare questo piano. Lo esortiamo con urgenza a ritirarlo”, si legge nel testo, che richiama anche la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che impone lo stop a ogni costruzione di insediamenti nei territori occupati dal 1967.
I Ministri hanno inoltre invitato Israele a rimuovere le restrizioni imposte all’Autorità Palestinese e a rispettare gli impegni presi sul piano internazionale per la stabilità in Medio Oriente.
I firmatari
La Dichiarazione porta le firme dei Ministri degli Esteri di: Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Islanda, Italia, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia, oltre a quella dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza.
Una presa di posizione compatta che conferma la crescente preoccupazione della comunità internazionale di fronte a mosse unilaterali che minano ogni possibilità di dialogo e di pace duratura tra Israele e Palestina.
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