Stretta di Trump sull’immigrazione: stop ai flussi dal Terzo Mondo dopo l’attacco a Washington.
Dopo la morte della soldatessa, il presidente rilancia la linea dura: sospensione permanente dei flussi dal Terzo Mondo, revisione dei permessi dell’era Biden ed espulsione dei migranti ritenuti un rischio per la sicurezza.
Stretta di Trump sull’immigrazione: stop ai flussi dal Terzo Mondo dopo l’attacco a Washington.
Gli Stati Uniti sono tornati al centro di un acceso dibattito politico dopo la sparatoria avvenuta a pochi isolati dalla Casa Bianca. Poco dopo l’episodio, il presidente Donald Trump è intervenuto con un messaggio molto duro su Truth Social, dichiarando la sua intenzione di sospendere “in modo permanente” l’ingresso di migranti provenienti da tutti i Paesi del cosiddetto Terzo Mondo.
Secondo Trump, solo una chiusura totale delle frontiere permetterebbe al sistema americano di “riprendersi completamente”, soprattutto dopo anni di politiche migratorie che lui definisce fallimentari. Il presidente ha parlato di “migrazione inversa”, lasciando intendere un piano di rimpatri ed espulsioni su larga scala.
La tragedia della Guardia Nazionale: chi era Sarah Beckstrom
Il tono delle dichiarazioni presidenziali è stato reso ancora più drammatico dalla morte di Sarah Beckstrom, la giovane soldatessa della Guardia Nazionale che mercoledì è stata colpita durante la sparatoria. Aveva solo vent’anni ed era in servizio dal 2023.
Trump ha comunicato personalmente il decesso, definendo Beckstrom “una persona splendida, rispettata e selvaggiamente aggredita”. L’altro militare ferito, Andrew Wolfe, è ancora in condizioni disperate.
Per la Casa Bianca, la morte della soldatessa rappresenta la prova di un sistema di controllo migratorio “fallito” e la giustificazione per un intervento immediato.
Il presunto attentatore: la storia complessa di Rahmanullah Lakanwal
Secondo quanto emerso dalle prime indagini, a sparare sarebbe stato Rahmanullah Lakanwal, un afghano di 29 anni arrivato negli Stati Uniti nel 2021 grazie al programma di reinsediamento avviato dopo il caotico ritiro da Kabul.
La sua storia è intricata e segnata da anni di guerra: aveva collaborato con le Zero Units, reparti d’élite afghani sostenuti dalla CIA dove era stato coinvolto in operazioni difficili e spesso contestate. Dopo queste vicende, soffriva, secondo amici e conoscenti, di profondi traumi psicologici legati alla violenza vissuta.
Un suo amico d’infanzia ha raccontato che Lakanwal non riusciva più a tollerare la vista del sangue, sintomo di un disagio mentale cresciuto nel tempo.
Revisione delle pratiche migratorie: lo stop alle richieste afghane
La reazione del governo è stata immediata. Il Dipartimento della Sicurezza interna ha annunciato una sospensione a tempo indeterminato di tutte le richieste di immigrazione relative ai cittadini afghani.
Parallelamente, l’amministrazione Trump ha avviato:
-
una revisione straordinaria delle domande d’asilo approvate sotto la presidenza Biden;
-
un controllo sulle Green Card rilasciate ai cittadini di 19 Paesi ritenuti “preoccupanti”;
-
un riesame dei permessi concessi.
Trump ha parlato di “centinaia di migliaia di persone entrate senza verifica”, definendo quell’operazione come “orrenda”.
Il piano di Trump: espulsioni, revoche e tolleranza zero
Nel suo post su Truth Social il presidente ha delineato un pacchetto di misure che rappresenterebbe un drastico cambiamento nel sistema migratorio americano. Tra i punti principali:
-
stop permanente all’immigrazione dal Terzo Mondo;
-
fine dei sussidi federali per chi non è cittadino;
-
denaturalizzazione di chi mina la “tranquillità interna”;
-
espulsione immediata di chi rappresenta un rischio o un “peso pubblico”;
-
rafforzamento del controllo ai confini e aumento del personale militare.
Trump sostiene che queste misure sono necessarie per “ridurre drasticamente” le popolazioni migranti illegali e “ripulire” il sistema dagli ingressi considerati dannosi.
Una linea dura che parte da lontano
La stretta migratoria non nasce oggi. Fin dal primo giorno del suo mandato, Trump aveva dichiarato l’immigrazione illegale un’emergenza nazionale. La sua amministrazione, infatti, ha dispiegato Marines al confine con il Messico; rafforzato barriere e filo spinato; ridotto il tetto dei rifugiati al livello più basso dal 1980; limitato pesantemente le regole dell’asilo e messo in discussione il diritto di cittadinanza per nascita.
L’attentato di Washington ha solo accelerato un processo già avviato.
Politica e sicurezza: uno scontro aperto
Trump non ha risparmiato critiche all’ex presidente Joe Biden, accusandolo di aver gestito male i controlli migratori durante il ritiro dall’Afghanistan e di aver permesso l’ingresso di persone “senza alcuna verifica”.
Per il presidente, la priorità nazionale ora è “controllare completamente chi entra e rimane negli Stati Uniti”. Resta da capire come intenda applicare un blocco così vasto, e soprattutto fino a che punto le sue misure supereranno eventuali ricorsi nei tribunali federali.
Un Paese diviso e in cerca di risposte
La morte di Sarah Beckstrom e le condizioni disperate di Andrew Wolfe hanno scosso l’opinione pubblica. Intanto, le misure annunciate da Trump promettono di segnare una nuova fase della politica americana, probabilmente piena di tensioni, ricorsi e scontri istituzionali.
Il presidente ha concluso il suo messaggio con parole che sintetizzano la direzione del governo: “chi odia, ruba, uccide o distrugge ciò che l’America rappresenta non resterà qui a lungo.”
Il Paese, intanto, si prepara a mesi che si preannunciano decisivi — e sicuramente molto divisivi.
Riproduzione riservata © Copyright La Milano

