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Strage antisemita a Bondi Beach: padre e figlio tra i killer. Quindici morti durante la festa di Hanukkah

Due uomini armati, padre e figlio, aprono il fuoco durante la celebrazione di Hanukkah sulla spiaggia simbolo di Sydney: 15 morti, decine di feriti e un allarme globale sull’antisemitismo.

Strage antisemita a Bondi Beach: padre e figlio tra i killer. Quindici morti durante la festa di Hanukkah.

Un pomeriggio di festa trasformato in un incubo. La celebrazione di Hanukkah, il festival ebraico delle luci, si è conclusa nel sangue a Bondi Beach, l’iconica spiaggia di Sydney, teatro di una delle più gravi stragi a sfondo antisemita mai avvenute al di fuori di Israele. Il bilancio è drammatico: 15 morti e almeno 29 feriti, alcuni in condizioni gravissime. Tra le vittime figurano un rabbino, una bambina di 12 anni e un sopravvissuto all’Olocausto.

Secondo quanto confermato dalla polizia australiana, ad aprire il fuoco sulla folla sono stati due uomini armati, padre e figlio: un cinquantenne, rimasto ucciso durante l’intervento delle forze dell’ordine, e il figlio ventiquattrenne, ora ricoverato in ospedale sotto stretta sorveglianza. «Possiamo escludere la presenza di altri autori dell’attacco», ha dichiarato il commissario della polizia del Nuovo Galles del Sud, Mal Lanyon, precisando che il bilancio delle vittime è stato rivisto a quindici, e non sedici come inizialmente comunicato.

L’attacco: oltre cinquanta colpi contro famiglie e bambini

La strage si è consumata nel tardo pomeriggio di domenica. La festa, intitolata “Chanukah by the Sea”, era iniziata alle 17 ad Archer Park, una spianata erbosa a ridosso della spiaggia. La locandina prometteva spettacoli dal vivo, musica, giochi e divertimento per tutte le età. «Portate i vostri amici, portate la famiglia. Riempiamo Bondi di gioia e di luce», recitavano i volantini.

Alla celebrazione partecipavano circa mille persone, mentre l’arenile, complice il clima estivo, era ancora affollato di bagnanti. Alle 18.47 la prima chiamata ai numeri di emergenza: uno sparo, poi un altro, poi decine di colpi in rapida successione. Secondo le ricostruzioni, sarebbero stati esplosi almeno cinquanta colpi di fucile.

I due attentatori hanno aperto il fuoco da un punto sopraelevato, il ponte pedonale di Campbell Parade, che sovrasta il parco: una posizione ideale per colpire la folla. Vestiti di nero, hanno sparato a ripetizione, ricaricando le armi più volte. Uno dei due è poi sceso dal ponte continuando a fare fuoco, una mossa che si rivelerà fatale.

Il coraggio di un passante e l’intervento della polizia

In mezzo al caos e al terrore, emerge la figura di Ahmed al Ahmed, 43 anni, un passante che ha trovato il coraggio di intervenire. Sfruttando le auto parcheggiate come riparo, si è avvicinato all’attentatore e lo ha disarmato a mani nude, strappandogli il fucile.

«Un vero eroe – ha dichiarato il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns – molte persone sono vive grazie a lui». Il gesto, tuttavia, non è rimasto senza conseguenze: il complice, ancora armato, ha sparato contro Ahmed, ferendolo al braccio.

Nel frattempo la polizia ha circondato l’area. Un drone ha ripreso le fasi finali dell’operazione: uno dei terroristi giace a terra privo di sensi, l’altro continua a sparare da un lato all’altro del ponte, cercando riparo dietro le spallette. Viene colpito dagli agenti e cade al suolo. L’attacco è finito.

I bagnini di Bondi Beach hanno contribuito ai soccorsi, trasportando i feriti sulle tavole da surf verso le ambulanze. Al calare del sole, sulla spiaggia restano solo le sirene, il pianto dei superstiti e lo sgomento di una comunità colpita al cuore.

Le vittime e le indagini

Tra i morti figura il rabbino di Sydney Eli Schlanger. Due agenti di polizia risultano in condizioni gravissime. Le autorità hanno inoltre rinvenuto ordigni esplosivi rudimentali all’interno di un veicolo nella zona dell’attacco, facendo temere che la strage potesse assumere proporzioni ancora più devastanti.

Uno degli attentatori è stato identificato come Naveed Akram, 24 anni. Secondo fonti informate avrebbe origini pakistane, ma le autorità non hanno confermato ufficialmente. La sua abitazione, nella zona sud-occidentale di Sydney, è stata perquisita e un uomo è stato portato via in manette. Anche due donne sono state fermate. «Uno degli individui ci era noto, ma non rappresentava una minaccia immediata», ha riferito l’intelligence di Canberra.

Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha parlato di «un atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la nazione», definendo «incomprensibile» la violenza scatenata a Bondi Beach.

Reazioni internazionali e tensioni diplomatiche

Alla comunità ebraica australiana è giunta la solidarietà dei principali leader mondiali, così come quella della comunità musulmana australiana e dell’Autorità Palestinese. Israele, tuttavia, ha puntato il dito contro Canberra. Il premier Benyamin Netanyahu ha accusato il governo australiano di aver «gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo», anche in riferimento al riconoscimento dello Stato palestinese. «L’antisemitismo si diffonde quando i leader rimangono in silenzio», ha dichiarato.

Intanto, anche in Europa cresce l’allerta. In Italia il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha diramato una circolare che invita a mantenere la massima attenzione su obiettivi ebraici e luoghi sensibili, in vista delle elezioni dei rappresentanti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Le misure di sicurezza resteranno rafforzate anche nei prossimi giorni.

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