Strage a Rafah durante la distribuzione degli aiuti: almeno 27 palestinesi uccisi, l’Onu denuncia “crimini di guerra”.
Hamas accusa Israele di aver sparato contro civili in fila per ricevere cibo. L’ONU parla di crimini di guerra. Gli Stati Uniti: “Critiche ipocrite”.
Strage a Rafah durante la distribuzione degli aiuti: almeno 27 palestinesi uccisi, l’Onu denuncia “crimini di guerra”.
Hamas accusa Israele di aver sparato contro civili in fila per ricevere cibo. L’ONU parla di crimini di guerra. Gli Stati Uniti: “Critiche ipocrite”.
Una nuova tragedia scuote il sud della Striscia di Gaza. Almeno 27 palestinesi sono stati uccisi e più di 90 feriti mentre attendevano aiuti umanitari nei pressi di un centro di distribuzione a Rafah. È l’ennesimo episodio drammatico in un contesto umanitario sempre più disperato, che ha immediatamente scatenato un’ondata di condanne a livello internazionale.
Secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, le vittime sarebbero state colpite dal fuoco delle forze israeliane mentre si trovavano in fila per ricevere cibo e beni di prima necessità. Alcuni feriti sarebbero in condizioni critiche.
L’esercito israeliano (Idf) ha confermato di aver aperto il fuoco, spiegando di averlo fatto dopo aver identificato “diversi sospetti” che si stavano muovendo al di fuori dei percorsi designati verso il centro di distribuzione, a circa mezzo chilometro di distanza. Secondo la ricostruzione ufficiale, i soldati avrebbero dapprima esploso colpi di avvertimento, e solo successivamente mirato contro le persone che, a loro dire, avanzavano minacciosamente. L’episodio è ora oggetto di un’indagine interna.
La denuncia delle Nazioni Unite
Durissima la reazione dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che ha definito l’accaduto un possibile “crimine di guerra”. “Gli attacchi letali contro civili che cercano di accedere a misere quantità di aiuti alimentari a Gaza sono immorali e inaccettabili”, ha dichiarato Türk in una nota da Ginevra. “Gli attacchi diretti contro i civili costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario”.
Il portavoce dell’Alto Commissario, Jeremy Laurence, ha aggiunto che “impedire l’accesso al cibo e agli aiuti umanitari per i civili a Gaza può anch’esso costituire un crimine di guerra”. È il terzo giorno consecutivo in cui, secondo le agenzie umanitarie, vengono registrate vittime attorno ai centri di distribuzione degli aiuti.
La risposta degli Stati Uniti: “Critiche Onu ipocrite”
Di segno opposto la reazione di Washington. Il Dipartimento di Stato americano ha liquidato le critiche dell’Onu e delle ONG come “il massimo dell’ipocrisia”. La portavoce Tammy Bruce ha dichiarato che “gli aiuti e il cibo stanno arrivando a Gaza in modo massiccio” e che le accuse sull’organizzazione della distribuzione “distolgono l’attenzione dalla vera emergenza: far arrivare i rifornimenti”.
Bruce ha anche difeso la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) — l’organizzazione che gestisce la distribuzione degli aiuti, sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele — dalle accuse di incompetenza. Secondo molte ONG presenti sul territorio, infatti, la fondazione non avrebbe l’esperienza necessaria per operare in un contesto tanto fragile. La portavoce ha risposto: “Questo è un ambiente complicato, ma la distribuzione sta funzionando”.
Versioni contrastanti sulla dinamica
La GHF ha dichiarato che la distribuzione degli aiuti presso il suo centro a Rafah, dove sarebbero avvenuti gli spari, “si è svolta oggi in modo sicuro e senza incidenti”, precisando però che le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco “ben al di fuori del nostro sito di distribuzione sicuro”. La fondazione ha invitato i civili a restare all’interno dei “corridoi protetti”, e ha ribadito il proprio impegno nella consegna degli aiuti: 21 camion e oltre 20.000 scatole di cibo solo nella giornata odierna, per un totale di 7 milioni di pasti distribuiti dall’inizio delle operazioni.
Tuttavia, fonti palestinesi e diverse emittenti internazionali, tra cui Al Jazeera e al-Aqsa TV, confermano che le vittime sono state colpite nei pressi del sito di distribuzione, mentre attendevano il loro turno per ricevere aiuti.
Nuovi punti di distribuzione, ma cresce la tensione
Nel tentativo di ampliare la rete degli aiuti, l’American Aid Fund for Gaza ha annunciato l’apertura di un nuovo punto di distribuzione nel nord della Striscia — un’area finora difficilmente raggiungibile a causa dei combattimenti. Ma la situazione resta esplosiva: secondo Hamas, solo nelle ultime 24 ore, 40 persone sono state uccise e oltre 200 ferite in attacchi israeliani su tutta la Striscia.
Anche oggi, secondo l’agenzia Wafa, almeno dieci palestinesi, tra cui due bambini, sono morti in raid aerei a Khan Yunis, mentre l’Idf ha riferito della morte di tre suoi soldati nel nord, a Jabalia, a causa dell’esplosione di un ordigno.
L’appello dell’Onu: “Serve un’indagine indipendente”
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “sconvolto” dalle notizie provenienti da Gaza. “È inaccettabile che civili rischino la vita per procurarsi del cibo”, ha dichiarato, chiedendo “un’indagine immediata e indipendente” sull’accaduto e ribadendo che Israele “ha chiari obblighi, ai sensi del diritto internazionale, di facilitare gli aiuti umanitari e garantire la sicurezza del personale Onu”.
Mentre si moltiplicano gli appelli alla fine delle ostilità e al rispetto delle convenzioni internazionali, il bilancio della crisi umanitaria a Gaza continua a salire. Il rischio, denunciano le organizzazioni umanitarie, è che la fame e la disperazione spingano sempre più civili in situazioni pericolose, rendendo ogni fila per il pane una possibile condanna a morte.
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