Stop al gas e al petrolio russi: il Parlamento Europeo approva il bando totale dal 2026
Dal 1° gennaio 2026 l’Unione Europea vieta tutte le importazioni di gas e petrolio dalla Russia, comprese le forniture di GNL. La misura, approvata dalle Commissioni Industria e Commercio del Parlamento Europeo, introduce controlli doganali più severi, sanzioni per chi aggira il divieto e certificazioni d’origine obbligatorie per impedire l’uso delle “flotte ombra”. Un passo decisivo verso l’indipendenza energetica dell’Europa.
Stop al gas e al petrolio russi: il Parlamento Europeo approva il bando totale dal 2026.
Bruxelles accelera sulla fine della dipendenza energetica da Mosca. Dal 1° gennaio 2026 vietate tutte le importazioni di gas e petrolio russi, incluse le forniture di GNL. Sanzioni per chi aggira il divieto.
Bruxelles, 16 ottobre 2025 — L’Unione Europea compie un passo storico nella sua politica energetica e geopolitica. Le Commissioni Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) e Commercio Internazionale (INTA) del Parlamento Europeo hanno approvato un disegno di legge per vietare gradualmente tutte le importazioni di gas e petrolio dalla Russia a partire dal 1° gennaio 2026.
Il provvedimento mira a proteggere gli interessi strategici dell’Unione dalla “strumentalizzazione dell’energia come arma politica” da parte della Federazione Russa — una pratica che, secondo Bruxelles, prosegue in varie forme sin dal 2022, quando l’invasione dell’Ucraina portò al collasso del sistema energetico europeo e a un’impennata dei prezzi fino a otto volte i livelli pre-crisi.
Un bando totale su gas e petrolio: fine definitiva della dipendenza
Le nuove regole vietano tutte le importazioni di gas naturale russo, sia via gasdotto sia sotto forma di gas naturale liquefatto (GNL).
L’entrata in vigore è fissata per il 1° gennaio 2026, con un breve periodo di transizione per alcuni contratti già in essere:
- quelli a breve termine potranno essere onorati fino al 17 giugno 2026,
- i contratti a lungo termine fino al 1° gennaio 2027,
purché stipulati prima del 17 giugno 2025 e non modificati successivamente.
Gli operatori energetici dell’UE potranno invocare la “forza maggiore” per recedere dai contratti ancora in corso, in quanto il divieto sarà considerato un atto sovrano dell’Unione, non imputabile alle aziende.
Parallelamente, sarà vietato anche immagazzinare gas di origine russa nei depositi europei, e i gestori dovranno fornire prove dettagliate sull’origine del combustibile alle autorità doganali prima dell’importazione o dello stoccaggio.
Petrolio e derivati nel mirino: chiusura totale dal 2026
Oltre al gas, il Parlamento propone di estendere il divieto anche a tutte le importazioni di petrolio e prodotti petroliferi derivanti da greggio russo, a partire dalla stessa data del 1° gennaio 2026.
Ogni operazione commerciale dovrà essere autorizzata in anticipo dalle dogane e accompagnata da una verifica documentale sull’origine effettiva del petrolio.
Per evitare elusioni, la nuova normativa prevede misure anti-circumvention contro pratiche come:
- il relabeling (cambio fraudolento di etichetta di origine);
- il transito attraverso Paesi terzi;
- l’utilizzo di “shadow fleets”, le cosiddette “flotte ombra” di petroliere che nascondono la provenienza del carico.
A tal fine, verranno introdotti certificati obbligatori di origine per i carburanti trasportati via oleodotto, audit trimestrali e un elenco europeo dei terminal LNG a rischio gestito direttamente dalla Commissione.
Sanzioni e controlli severi
I deputati europei hanno deciso di eliminare la clausola di revisione che avrebbe consentito alla Commissione di sospendere temporaneamente il bando in caso di emergenza energetica.
Al contrario, il testo approvato rafforza i meccanismi di controllo e introduce sanzioni per le violazioni, prevedendo multe e responsabilità dirette per gli operatori che tenteranno di aggirare il divieto.
“La grande maggioranza dei membri ha votato per una posizione forte, che non si limita a vietare le importazioni di gas e petrolio russi, ma chiude anche tutte le falle della proposta iniziale della Commissione,”
ha dichiarato Ville Niinistö (Verdi/EFA, Finlandia), relatore della Commissione ITRE.
“È un passo concreto verso l’indipendenza energetica europea.”
“Un punto di svolta per la politica energetica europea”
Soddisfatta anche Inese Vaidere (PPE, Lettonia), relatrice per la Commissione Commercio Internazionale:
“Il sostegno quasi unanime ci dà un forte mandato per i negoziati con il Consiglio. Il bando dei combustibili fossili russi rappresenta una conquista storica per l’Unione Europea e un punto di svolta nella nostra politica energetica. Abbiamo reso il testo più severo: incluso il petrolio, anticipato la fine dei contratti a lungo termine di un anno, previsto sanzioni per chi non rispetta il divieto e cancellato eccezioni per i Paesi senza sbocco sul mare.”
Con 83 voti favorevoli, 9 contrari e 1 astensione, la proposta è passata in commissione, aprendo la strada all’avvio dei negoziati con la presidenza danese del Consiglio dell’UE.
Il Parlamento riunito in plenaria sarà informato della decisione nella prossima sessione del 20-24 ottobre.
Contesto: la “guerra dell’energia” e la strategia europea
Il provvedimento nasce in risposta alla “guerra dell’energia” condotta da Mosca negli ultimi due decenni, culminata con la manipolazione del mercato europeo nel 2022.
Dopo l’invasione dell’Ucraina, Gazprom aveva ridotto drasticamente le forniture e sottoriempito i depositi europei, causando una crisi energetica senza precedenti e un aumento vertiginoso dei prezzi.
Bruxelles risponde ora con una misura strutturale: tagliare definitivamente la dipendenza dall’energia russa, diversificare le forniture e rafforzare la sicurezza strategica del continente.
Il divieto sarà accompagnato da un piano di investimenti per la transizione energetica e l’espansione delle infrastrutture per l’importazione di GNL da altri Paesi partner, come Norvegia, Stati Uniti e Qatar.
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