Nel giorno del 79° compleanno di Donald Trump e della parata militare da lui fortemente voluta per celebrare i 250 anni dell’esercito americano, gli Stati Uniti si ritrovano nel pieno di un’ondata di proteste senza precedenti. Da Los Angeles a New York, da Atlanta a San Francisco, passando per Houston e Austin, almeno 2.000 manifestazioni stanno agitando l’intero Paese sotto lo slogan «No Kings» – un chiaro messaggio di rifiuto verso l’autoritarismo attribuito all’amministrazione Trump.
Le tensioni sono esplose nei giorni scorsi, quando l’escalation delle retate federali contro i migranti irregolari ha provocato violente proteste a Los Angeles. Il presidente Trump ha risposto ordinando il dispiegamento di 4.000 membri della Guardia Nazionale e 700 marines nella città californiana. L’area attorno agli edifici federali è stata posta sotto coprifuoco notturno, con arresti di massa che hanno portato a oltre 500 fermi in pochi giorni. Nonostante la misura copra appena un miglio quadrato, la sindaca democratica Karen Bass ha confermato che il provvedimento potrebbe essere esteso: «L’obiettivo non è impedire le proteste, ma fermare gli atti vandalici e i saccheggi».
Trump, nel frattempo, ha usato parole durissime contro i manifestanti, definendoli «animali pagati da qualcuno» e accusandoli di essere «equipaggiati in modo professionale». «Con la Guardia Nazionale e i Marines, Los Angeles è sicura. Senza di loro sarebbe stato un bagno di sangue», ha scritto il presidente su Truth, attaccando duramente anche il governatore della California Gavin Newsom: «Ha perso il controllo. Dovrebbe ringraziarmi per avergli salvato il culo».
In Texas, il governatore repubblicano Greg Abbott ha ordinato la mobilitazione di oltre 5.000 soldati della Guardia Nazionale e 2.000 agenti di polizia statale per fronteggiare le proteste previste nelle città principali, tra cui San Antonio, Austin e Houston. «Le proteste pacifiche sono legali, ma la violenza porterà all’arresto», ha avvertito via social.
La Guardia Nazionale ha intanto corretto una sua precedente dichiarazione, smentendo che i suoi militari abbiano trattenuto civili durante le operazioni a Los Angeles: un’ammissione che ha alimentato ulteriori polemiche sulle modalità dell’intervento militare.
La giornata di oggi è considerata ad altissimo rischio. A Washington si tiene la discussa parata militare, costata circa 45 milioni di dollari, con 7.000 militari, 150 mezzi – tra cui carri armati Abrams – e 50 velivoli in volo sulla capitale. La manifestazione, intitolata Le guerre dell’America, è incentrata sulla figura di Trump ed è stata fortemente criticata per la sua impronta propagandistica e militarista.
Le proteste si stanno diffondendo in tutti i 50 Stati grazie alla mobilitazione del movimento “50501”, nato per opporsi all’“autoritarismo e alla militarizzazione della democrazia americana”. A Filadelfia si tiene una delle marce simbolo del “No Kings Day”, mentre a Washington almeno 60 reduci sono stati arrestati per aver manifestato davanti al Campidoglio. Brittany Ramos DeBarros, portavoce dei Veterans Against War, ha dichiarato: «Abbiamo un presidente che agisce nel disprezzo dello stato di diritto e della Costituzione».
Anche i governatori repubblicani di Virginia, Missouri e Nebraska hanno schierato la Guardia Nazionale, mentre in Florida si attende una marcia fino ai cancelli del resort Mar-a-Lago. Il governatore Ron DeSantis ha lanciato un duro avvertimento: «La linea è chiara. Se viene superata, risponderemo con la massima fermezza».
Nel frattempo, si moltiplicano gli scontri e gli arresti: 70 manifestanti fermati a Denver, altri decine a Manhattan, Chicago e Austin. In alcuni casi, come a Los Angeles, sono stati segnalati incendi, blocchi autostradali e lanci di oggetti verso la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Il messaggio dell’amministrazione è chiaro: tolleranza zero. Il procuratore generale della South Carolina, Alan Wilson, ha affermato che chiunque attacchi le forze dell’ordine sarà perseguito senza eccezioni. Ancora più drastico lo sceriffo della contea di Brevard, Florida: «Se lanci un mattone o punti un’arma a uno dei nostri agenti, avviseremo la tua famiglia su dove ritirare i tuoi resti. Ti uccideremo».
Un clima incandescente, dunque, che rischia di degenerare ulteriormente nelle prossime ore. L’America si prepara a una giornata cruciale, tra celebrazioni muscolari e mobilitazioni di massa, in un Paese più diviso che mai.