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Siria al bivio: Damasco ai jihadisti. Blinken: determinati a non lasciare spazio a Isis

Dopo cinquant’anni di dominio del partito Baath, la conquista di Damasco da parte di Hayat Tahrir al-Sham apre un capitolo cruciale per la Siria. Ma il futuro del Paese resta sospeso tra speranze di stabilità e il rischio di nuove tensioni interne.

Siria al bivio: Damasco ai jihadisti. Blinken: determinati a non lasciare spazio a Isis.

La Siria è al centro di un cambiamento epocale, segnato dalla caduta del regime di Bashar al-Assad e dalla presa del potere da parte delle milizie jihadiste guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Questo gruppo, il cui leader è Abu Muhammad al-Jolani, ha annunciato l’inizio di una “nuova era” per il Paese, dopo cinquant’anni di dominio del partito Baath. La situazione, in rapida evoluzione, apre nuovi interrogativi sul futuro della regione e sull’equilibrio geopolitico del Medio Oriente.

La caduta del regime di Bashar al-Assad

L’8 dicembre, la capitale Damasco è caduta nelle mani delle forze ribelli, segnando la fine del regime di Bashar al-Assad, al potere da oltre 24 anni. Assad, sorpreso dalla velocità dell’offensiva, ha lasciato il Paese con la sua famiglia, trovando asilo politico a Mosca. Questo sviluppo rappresenta la conclusione di un dominio iniziato con suo padre, Hafez al-Assad, che aveva consolidato il potere del partito Baath per tre decenni.

La campagna militare dei ribelli, iniziata il 27 novembre dalla regione nord-occidentale di Idlib, ha rapidamente conquistato roccaforti strategiche come Aleppo e Hama. L’avanzata ha travolto le difese governative e quelle dei loro alleati, Russia e Iran. In pochi giorni, le forze ribelli hanno raggiunto Damasco, proclamando la vittoria e offrendo un’amnistia al personale militare che aveva servito sotto Assad.

Il ruolo di Abu Muhammad al-Jolani

Figura centrale di questa rivoluzione è Abu Muhammad al-Jolani, leader delle milizie HTS, che ha ordinato alle sue forze di rispettare le istituzioni pubbliche della capitale, mantenendo una parvenza di ordine fino alla transizione ufficiale. Jolani, originario dell’Arabia Saudita, si è formato come jihadista nei ranghi di al-Qaeda in Iraq. Dopo un periodo di detenzione a Camp Bucca, è tornato in Siria nel 2011, durante le prime proteste anti-Assad, fondando il Fronte al-Nusra, predecessore di HTS.

Ahmad al-Sharaa
Ahmad al-Sharaa

 

Nonostante la sua affiliazione passata con al-Qaeda, Jolani ha cercato di presentarsi come un leader pragmatico, capace di garantire la pluralità religiosa e comunitaria in Siria. Ha dichiarato che le sue forze non intendono minacciare le minoranze religiose, inclusi cristiani e alawiti, segnando un cambio di approccio rispetto al tradizionale estremismo jihadista.

Hayat Tahrir al-Sham: un nuovo modello jihadista

HTS rappresenta una struttura unica nel panorama jihadista. Formatosi nel 2017, il gruppo ha abbandonato l’affiliazione diretta con al-Qaeda per adottare un approccio più pragmatico. Con base a Idlib, HTS funge anche da entità politica e amministrativa, controllando il cosiddetto “Governo di Salvezza Siriano”, che gestisce la governance nella regione nord-occidentale della Siria.

Il gruppo è composto da una combinazione di ex ribelli anti-governativi, transfughi di al-Qaeda e Isis, e mercenari provenienti da regioni come il Caucaso, l’Asia centrale e la Cina. Nonostante la sua natura jihadista, HTS cerca di presentarsi come un movimento nazionale siriano, in grado di governare il Paese in modo inclusivo.

Il contesto internazionale

La caduta di Assad ha suscitato reazioni immediate da parte delle potenze mondiali. Gli Stati Uniti, tramite il presidente Joe Biden e il segretario di Stato Antony Blinken, hanno espresso preoccupazione per la possibilità che l’Isis possa sfruttare il vuoto di potere per ricostituirsi. Blinken ha sottolineato la determinazione degli Stati Uniti a impedire che la Siria diventi un santuario per il terrorismo, come dimostrato dagli attacchi di precisione contro leader dell’Isis effettuati di recente.

Israele, da parte sua, ha intrapreso un’incursione nelle alture del Golan, dichiarando che si tratta di un’azione temporanea per garantire la sicurezza dei confini. Questa è la prima volta dal 1973 che forze israeliane entrano in Siria, sottolineando la gravità della situazione.

Anche la Russia, tradizionale alleato di Assad, gioca un ruolo chiave, avendo concesso asilo all’ex presidente. Tuttavia, la perdita di Damasco rappresenta un duro colpo per l’influenza russa nella regione.

Le sfide della transizione

Nonostante il trionfo iniziale, la Siria resta un campo di battaglia frammentato, con molteplici fazioni ribelli in competizione per il potere. HTS, pur avendo preso il controllo della capitale, dovrà affrontare sfide significative per consolidare il suo governo e mantenere la stabilità.

Sul piano geopolitico, i vicini della Siria, come Libano e Giordania, hanno chiuso i confini per evitare l’afflusso di rifugiati e l’espansione del conflitto. Intanto, la comunità internazionale monitora con apprensione gli sviluppi, temendo un’escalation di violenza che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione.

Siria al bivio: Damasco ai jihadisti. Blinken: determinati a non lasciare spazio a Isis

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