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Shutdown negli Stati Uniti: il trasporto aereo collassa. Oltre 5.000 voli cancellati o in ritardo e sistema aeroportuale sotto pressione

Il più lungo shutdown della storia americana paralizza il trasporto aereo: oltre 5.000 voli cancellati o in ritardo, carenze di personale nelle torri di controllo e compagnie costrette a tagliare le tratte. Washington ancora senza accordo.

Shutdown negli Stati Uniti: il trasporto aereo collassa. Oltre 5.000 voli cancellati o in ritardo e sistema aeroportuale sotto pressione.

Lo shutdown più lungo nella storia degli Stati Uniti sta generando un effetto domino senza precedenti sull’intero sistema dei trasporti aerei. Nel solo primo giorno di riduzione delle attività, oltre 1.700 voli sono stati cancellati, migliaia hanno subito ritardi significativi e 32 torri di controllo hanno segnalato carenze di personale tali da compromettere la gestione ordinaria del traffico. È il segnale di un Paese in piena emergenza operativa, mentre lo scontro politico a Washington paralizza da 37 giorni una parte consistente dell’amministrazione federale.

Una crisi senza precedenti nei cieli americani

Secondo i dati del centro aeronautico Cirium, soltanto nella giornata di venerdì si sono registrate 1.723 cancellazioni, pari al 2,1% dei quasi 58.000 voli programmati. Un numero destinato a salire, come conferma la Federal Aviation Administration: se lo shutdown non verrà risolto, il taglio dei voli potrebbe raggiungere il 20%.

Gli scali più colpiti sono tra i più trafficati del Paese: Phoenix, Atlanta, Chicago, New York, San Francisco e Washington. Le ripercussioni non riguardano solo i voli a lungo raggio. È il traffico nazionale a subire l’impatto più pesante, con ritardi medi di quattro-cinque ore e passeggeri bloccati per intere giornate.

Il Dipartimento dei Trasporti ha spiegato che il sistema è sotto pressione critica: in oltre dieci città, 32 torri di controllo operano con personale ridotto. In otto di esse sono state richieste fermate a terra per regolare le fasi di atterraggio, evidenziando una situazione di stress operativo ormai strutturale.

Personale senza stipendio e assenze crescenti: la FAA al limite

Il cuore della crisi è la carenza di personale. Decine di migliaia di dipendenti federali, tra cui controllori di volo e addetti alla sicurezza aeroportuale, lavorano senza stipendio. Molti di loro hanno chiesto congedi o si sono dichiarati impossibilitati a svolgere il turno, rendendo insostenibile il carico sulle unità rimaste operative.

Il segretario ai Trasporti, Sean Duffy, ha spiegato che la FAA sta avviando un piano di riduzione controllata fino al 10% dei voli, ma teme un peggioramento: “Se lo shutdown continuerà e altri controllori non potranno recarsi al lavoro, potremmo trovarci a dover ridurre fino al 15 o al 20% del traffico.”

Il settore del controllo aereo statunitense, che conta circa 13.000 operatori, mostra i primi segnali di cedimento: centinaia risultano assenti, e la capacità complessiva del sistema si sta rapidamente riducendo.

Compagnie aeree costrette a tagliare tratte e programmare cancellazioni preventive

Le principali compagnie americane hanno iniziato a ridurre in autonomia le proprie operazioni. American Airlines ha già eliminato 220 voli previsti, Delta circa 170, Southwest un centinaio. United risulta la più colpita in termini assoluti, con oltre 540 cancellazioni.

Il fenomeno non riguarda un singolo hub o un’area geografica definita, come accade durante una tempesta o un’emergenza meteorologica: il collasso è diffuso, simultaneo e coinvolge l’intera rete nazionale.

Lo scontro politico a Washington accentua l’emergenza

Il Senato è stato convocato per tentare di superare lo stallo, ma la distanza tra repubblicani e democratici resta ampia. L’assenza di un accordo per rifinanziare l’amministrazione federale ha già congelato il 27% della spesa pubblica, bloccando dipartimenti, agenzie, musei, parchi e servizi di assistenza.

Dal 1975 sono stati registrati 20 shutdown, ma quello attuale è il più lungo in assoluto. L’escalation politica è alimentata anche dalle richieste dell’ex presidente Donald Trump, che chiede ai senatori repubblicani di abolire il filibuster per superare l’ostruzionismo democratico. Una decisione che trasformerebbe radicalmente le dinamiche del Senato.

Il timore, espresso dagli analisti dell’ISPI, è che questa paralisi possa estendersi ai mercati finanziari, con un potenziale aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato e un rischio sistemico di default entro il 2025, se il quadro dovesse ulteriormente deteriorarsi.

Ripercussioni anche in Europa e in Italia

La crisi statunitense potrebbe avere effetti diretti anche sul Vecchio Continente. Le basi militari americane in Europa, inclusa l’Italia, potrebbero non disporre dei fondi necessari per pagare il personale civile. Inoltre, la riduzione del traffico interno americano minaccia di contaminare anche i voli transatlantici, con ritardi e cancellazioni a catena.

Il settore europeo dell’aviazione monitorerà con estrema attenzione le prossime ore, consapevole che un collasso prolungato della rete aerea USA avrebbe impatti globali su rotte, connessioni e capacità operativa.

Un weekend decisivo per lo sblocco

Il fine settimana rappresenta un momento cruciale. Se il Senato non troverà un’intesa, gli Stati Uniti potrebbero affrontare altre centinaia di cancellazioni e un numero crescente di ritardi, aggravati dalla saturazione dei principali scali e dall’esaurimento del personale.

Il Paese si trova di fronte alla prospettiva di un blocco sempre più profondo, mentre il settore aereo, già allo stremo, chiede una rapida soluzione politica per evitare un collasso che rischia di lasciare un segno duraturo sull’economia e sulla reputazione infrastrutturale americana.

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