Regno Unito e Unione Europea firmano un nuovo patto strategico: svolta nei rapporti post-Brexit.
Difesa, commercio, energia e mobilità giovanile al centro del nuovo accordo tra Londra e Bruxelles. Starmer: “È tempo di soluzioni pratiche, non di vecchie battaglie ideologiche”.
Regno Unito e Unione Europea firmano un nuovo patto strategico: svolta nei rapporti post-Brexit.
Difesa, commercio, energia e mobilità giovanile al centro del nuovo accordo tra Londra e Bruxelles. Starmer: “È tempo di soluzioni pratiche, non di vecchie battaglie ideologiche”.
Londra — A nove anni dal referendum sulla Brexit e cinque dall’entrata in vigore degli accordi di separazione, Regno Unito e Unione Europea voltano pagina. Lunedì, sotto le volte simboliche della Lancaster House a Londra, il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo António Costa hanno siglato una serie di accordi che segnano l’inizio di una partnership strategica tra Londra e Bruxelles.
Si tratta del primo vertice ufficiale bilaterale post-Brexit, conclusosi con la firma di tre documenti fondamentali: una dichiarazione congiunta sui principali scenari geopolitici, un’intesa sulla sicurezza e difesa, e un accordo operativo su pesca, energia, mobilità giovanile e norme commerciali.
Una risposta pragmatica alle sfide post-Brexit
“È il momento di guardare avanti, lasciarci alle spalle le divisioni e affrontare con soluzioni pratiche le criticità lasciate dalla Brexit”, ha dichiarato Starmer. Le parole del premier laburista rappresentano il filo conduttore del summit: non un ritorno nell’Unione, ma un riavvicinamento nei settori chiave per affrontare insieme sfide globali comuni, dalla crisi climatica alle guerre in Europa.
Von der Leyen ha parlato di “nuovo capitolo” nei rapporti bilaterali, sottolineando la volontà condivisa di “collaborare come partner, amici e alleati, restando però sovrani e indipendenti”.
I punti salienti dell’accordo
Difesa e sicurezza comune: il Regno Unito potrà partecipare a missioni ed esercitazioni militari dell’Ue, contribuendo anche al fondo europeo per la difesa SAFE, da 150 miliardi di euro. È un passo storico, in risposta al nuovo contesto geopolitico, in particolare alla guerra in Ucraina, e in vista di una maggiore interoperabilità militare tra le forze europee e britanniche. Londra potrà inoltre prendere parte a specifiche riunioni del Consiglio dell’Ue sulla sicurezza.
Commercio e agroalimentare: Accordo sull’alleggerimento delle barriere commerciali per prodotti agroalimentari britannici, come hamburger e salsicce, che potranno tornare nei supermercati europei. In cambio, il Regno Unito si impegna a riallinearsi, almeno parzialmente, alle norme sanitarie e fitosanitarie (SPS) europee. In caso di controversie, la competenza finale resta alla Corte di giustizia europea, un punto politicamente sensibile a Londra.
Pesca, compromesso a lungo termine: uno dei dossier più delicati ha trovato una soluzione con l’estensione a 12 anni degli accordi sulle acque di pesca, mantenendo i diritti britannici invariati e senza aumentare le quote Ue. Starmer ha annunciato 360 milioni di sterline di investimenti per sostenere il settore nazionale.
Energia e clima: nuovo quadro di cooperazione sulla sicurezza energetica, inclusa la gestione delle quote di emissione e il coordinamento per evitare che le imprese britanniche vengano colpite dalla futura carbon tax europea.
Mobilità giovanile e Erasmus: torna la mobilità giovanile tra Regno Unito e Ue. I giovani tra i 18 e i 30 anni potranno vivere, studiare e lavorare dall’altra parte della Manica per periodi limitati. Londra si impegna inoltre a rientrare nel programma Erasmus+, segnando un importante passo avanti nel rilancio dei rapporti culturali e accademici.
Viaggi e frontiere: i cittadini britannici potranno accedere con maggiore frequenza agli e-gates degli aeroporti europei, finora riservati ai cittadini Ue. Previsti anche documenti unici per gli animali domestici, per facilitare gli spostamenti internazionali.
Le reazioni: una vittoria per molti, ma non per tutti
Se Bruxelles e Downing Street esultano per un accordo che promette benefici concreti a cittadini e imprese, non mancano le critiche.
La leader conservatrice Kemi Badenoch ha accusato Starmer di voler “riportare indietro il Paese” e di aver fatto troppe concessioni all’Ue. Il leader di Reform UK, Nigel Farage, ha parlato apertamente di “capitolazione”, ventilando l’idea che il Regno Unito stia rientrando, di fatto, nell’orbita di Bruxelles.
Critiche anche dal governo scozzese, che ha denunciato “cedimenti” sul fronte della pesca, mentre settori euroscettici temono un ritorno del Regno Unito sotto l’influenza normativa e giurisdizionale dell’Ue.
Un riavvicinamento
Il patto siglato a Lancaster House segna un momento di svolta nei rapporti post-Brexit. Non un ritorno all’Unione, ma un riavvicinamento pragmatico e strategico, che riconosce gli errori e le rigidità del passato, puntando su interessi comuni e visione condivisa. In un’Europa attraversata da crisi e instabilità, l’intesa tra Regno Unito e Ue rappresenta un segnale di maturità politica e visione geopolitica.
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