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Raid israeliano sull’ospedale Nasser di Khan Younis: 20 morti, tra cui 5 giornalisti. Ondata di condanne internazionali

Colpita una delle ultime strutture sanitarie funzionanti a sud di Gaza. Tra le vittime reporter di Reuters, Ap e Al Jazeera. Netanyahu: “Profondo rammarico, un tragico incidente”. Guterres: “Serve subito un’indagine indipendente”.

Raid israeliano sull’ospedale Nasser di Khan Younis: 20 morti, tra cui 5 giornalisti. Ondata di condanne internazionali.

L’attacco all’ospedale di Khan Younis

Una nuova strage scuote la Striscia di Gaza. L’esercito israeliano (Idf) ha colpito con due raid aerei l’ospedale Nasser di Khan Younis, l’unica struttura sanitaria parzialmente operativa nel sud dell’enclave.

Il bilancio è pesantissimo: almeno 20 morti, tra cui cinque giornalisti impegnati a documentare il conflitto per agenzie e media internazionali. Nelle stesse ore, dall’alba, le vittime complessive degli attacchi in varie aree di Gaza sono salite a 29.

L’ospedale, già sovraccarico per l’emergenza umanitaria, è stato colpito due volte: la prima da un drone in pieno giorno, che ha ucciso il reporter di Reuters Hossam al-Masri mentre trasmetteva in diretta; la seconda da un raid aereo che ha colpito i soccorritori e i colleghi accorsi sul posto, gettando nel panico pazienti, operatori sanitari e giornalisti.

Le vittime tra i giornalisti

Oltre ad Hossam al-Masri, hanno perso la vita:

  • Mariam Dagga, freelance per Ap;
  • Mohammed Salama, collaboratore di Al Jazeera e Middle East Eye;
  • Ahmad Abu Aziz;
  • Moaz Abu Taha.

Un altro giornalista di Reuters, Hatem Khaled, è rimasto ferito.

Con questi ultimi attacchi, il bilancio dei reporter uccisi in meno di due anni di guerra a Gaza raggiunge quota 245, rendendo il conflitto il più mortale di sempre per la stampa.

Le reazioni internazionali

La strage ha suscitato indignazione in tutto il mondo.

  • Reuters si è detta “sconvolta”, l’Associated Press ha espresso “shock e tristezza”, mentre Al Jazeera ha denunciato l’ennesimo “omicidio mirato di giornalisti” a Gaza.
  • Organizzazioni come il Sindacato dei giornalisti palestinesi e Reporter senza frontiere hanno accusato Israele di voler “silenziare le voci indipendenti nella Striscia”, dove l’accesso ai media stranieri resta interdetto.
  • L’Onu ha ribadito che “gli ospedali e i giornalisti non sono un bersaglio” e il segretario generale Antonio Guterres ha chiesto “un’inchiesta indipendente e imparziale”.
  • Tra gli alleati occidentali di Israele, anche le critiche non sono mancate: Donald Trump ha detto di “non essere contento” del raid, mentre Londra e Berlino hanno parlato di “shock e orrore”. La Spagna ha definito l’attacco “un’inaccettabile violazione del diritto umanitario” e la Francia ha invitato Israele a rispettare le norme internazionali.
  • Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto “garanzie per l’incolumità dei giornalisti nella Striscia”, mentre il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha dichiarato di essere “allibito” per quanto sta accadendo a Gaza.

La posizione di Israele

Il premier Benjamin Netanyahu ha espresso “profondo rammarico” per l’accaduto, definendolo “un tragico incidente”. L’Idf ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, ribadendo di “non prendere di mira i giornalisti in quanto tali” e di operare “per mitigare i danni ai civili non coinvolti”.

Tuttavia, il crescente numero di vittime civili e di operatori della stampa sembra contraddire queste affermazioni.

Ostaggi e pressione interna in Israele

Parallelamente, Netanyahu ha dichiarato la volontà di avviare “immediatamente” negoziati per liberare tutti gli ostaggi e porre fine alla guerra. Ma lo stallo diplomatico resta.

Martedì è prevista in Israele una “Giornata di lotta” delle famiglie degli ostaggi, che chiedono al governo di accettare un accordo in grado di riportare a casa i loro cari e fermare le armi nella Striscia.

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