Raid israeliano contro la Freedom Flotilla: sequestrata la Madleen con a bordo Greta Thunberg.
La nave umanitaria diretta a Gaza è stata abbordata in acque internazionali. A bordo anche l’europarlamentare Rima Hassan. Gli attivisti: “Siamo stati rapiti, usata sostanza urticante durante l’assalto”. Israele: “Torneranno nei loro Paesi”.
Raid israeliano contro la Freedom Flotilla: sequestrata la Madleen con a bordo Greta Thunberg.
La nave umanitaria diretta a Gaza è stata abbordata in acque internazionali. A bordo anche l’europarlamentare Rima Hassan. Gli attivisti: “Siamo stati rapiti, usata sostanza urticante durante l’assalto”. Israele: “Torneranno nei loro Paesi”.
La Madleen è stata fermata. La missione umanitaria della Freedom Flotilla, salpata da Catania con l’obiettivo di consegnare aiuti a Gaza e rompere simbolicamente il blocco navale israeliano, si è conclusa nella notte con l’intervento armato dell’esercito israeliano. A bordo del veliero, sequestrato mentre navigava in acque internazionali, si trovavano dodici volontari, tra cui l’attivista svedese Greta Thunberg e l’europarlamentare francese di origine palestinese Rima Hassan.
A dare conferma dell’operazione è stato il Ministero degli Esteri israeliano: “La barca sta dirigendosi in sicurezza verso le coste di Israele. I passeggeri torneranno nei loro Paesi”, si legge in una nota. Per Tel Aviv si tratta di un’iniziativa propagandistica a favore di Hamas, volta a “rompere un blocco navale legittimo e necessario per impedire il passaggio di armi”. La nave, ribattezzata dai canali ufficiali israeliani “lo yacht da selfie”, è stata intercettata con un’azione militare che secondo la Freedom Flotilla Coalition sarebbe avvenuta illegalmente, ben al di fuori delle acque territoriali israeliane.
L’attacco: sostanze urticanti, droni e blackout delle comunicazioni
Secondo le testimonianze raccolte dagli attivisti, il blitz dell’IDF è iniziato poco dopo mezzanotte. Navi veloci israeliane hanno circondato l’imbarcazione, seguite da droni che hanno lanciato una sostanza urticante sul ponte, costringendo l’equipaggio a rifugiarsi come poteva. “Ci hanno colpiti con sostanze chimiche. Questo è un crimine di guerra”, ha denunciato Rima Hassan prima che le comunicazioni si interrompessero. L’allarme era stato lanciato già ore prima: la nave aveva segnalato problemi ai sistemi di navigazione e ai dispositivi di comunicazione, probabilmente sabotati.
Le immagini diffuse dagli attivisti mostrano i passeggeri con giubbotti salvagente e mani alzate. “Siamo civili, disarmati. Portiamo solo aiuti umanitari”, aveva ribadito Hassan, in una diretta pubblicata poco prima del sequestro. Con lei, tra gli altri, il giornalista francese Omar Faiad e l’attivista brasiliano Thiago Avila.
La missione e gli appelli internazionali
La Madleen, battente bandiera britannica, aveva lasciato Catania il 6 giugno con una piccola quantità di aiuti: riso, latte in polvere, beni essenziali destinati a una popolazione ormai allo stremo. A bordo anche una lettera firmata da oltre 200 eurodeputati che chiedeva il passaggio sicuro per la nave. La missione, sottolineavano i volontari, era pacifica e conforme al diritto internazionale.
L’Alto Commissariato ONU per i diritti umani aveva già chiesto che Israele permettesse il transito dell’imbarcazione. A missione in corso, erano giunti anche appelli diretti a Emmanuel Macron e Keir Starmer, visto che tra i passeggeri figuravano cittadini francesi e la nave batteva bandiera britannica. Ma nessun Paese è intervenuto per impedire l’abbordaggio.
Tel Aviv: “Missione illegittima. Hamas è ancora una minaccia”
Per Israele, tuttavia, l’operazione era necessaria. Il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato apertamente di “propaganda pro-Hamas”, bollando Greta Thunberg come “antisemita” e annunciando giorni fa l’ordine all’esercito di fermare la Madleen. “Israele non permetterà a nessuno di rompere il blocco navale su Gaza, necessario per impedire il traffico di armi verso un’organizzazione terroristica”, ha ribadito Katz.
ONU e Freedom Flotilla: “Sequestro illegale, devono essere liberati”
Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, era in contatto diretto con il capitano della Madleen al momento dell’assalto. “La detenzione di questi volontari è arbitraria, illegale, e deve cessare”, ha dichiarato. Secondo il team legale della Freedom Flotilla, i passeggeri non possono essere sottoposti alla giurisdizione israeliana, poiché non sono cittadini israeliani e l’azione si è svolta fuori dai confini legittimi dello Stato.
In un ultimo appello, pubblicato dopo l’abbordaggio, il gruppo ha scritto: “Il viaggio del Madleen potrebbe essere finito, ma la missione non si ferma. Ogni porto del Mediterraneo deve ora mandare una barca verso Gaza”.
Con il sequestro della Madleen, Israele riafferma con forza il proprio controllo militare sulle rotte marittime verso Gaza, ignorando appelli internazionali e denunce legali. Ma l’eco della missione non si spegne: la vicenda è destinata ad alimentare ancora a lungo il dibattito globale sulla crisi umanitaria palestinese, la legittimità del blocco e il diritto all’azione non violenta.
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