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Raid indiano in Pakistan, almeno 34 morti: Islamabad parla di «atto di guerra».

Nuova Delhi colpisce con missili di precisione obiettivi nel Kashmir e nel Punjab pakistani. In risposta, il Pakistan abbatte cinque caccia indiani. Scontri sulla Linea di Controllo, voli cancellati, cresce l'allarme internazionale.

Raid indiano in Pakistan, almeno 34 morti: Islamabad parla di «atto di guerra».

Nuova Delhi colpisce con missili di precisione obiettivi nel Kashmir e nel Punjab pakistani. In risposta, il Pakistan abbatte cinque caccia indiani. Scontri sulla Linea di Controllo, voli cancellati, cresce l’allarme internazionale.

Una nuova ondata di violenza scuote il subcontinente asiatico. L’India ha lanciato una serie di attacchi missilistici di precisione contro obiettivi in territorio pakistano, colpendo il Kashmir e il Punjab, le due aree più sensibili del confine tra i due Paesi. Secondo Nuova Delhi, i raid avrebbero preso di mira infrastrutture legate al terrorismo, in risposta all’attentato del 22 aprile costato la vita a 27 persone. Islamabad respinge le accuse e definisce l’azione indiana «un atto di guerra».

Le prime stime parlano di almeno 34 vittime, in gran parte civili. Tra queste, 13 persone, tra cui donne e bambini, sono rimaste uccise in un attacco a una moschea a Bahawalpur, nel sud-est del Pakistan. Almeno 46 i feriti. La risposta pakistana è stata immediata: abbattuti cinque caccia indiani e lanciata una rappresaglia mirata che, secondo Nuova Delhi, avrebbe causato la morte di otto civili indiani nel Kashmir.

Scontri e blackout: la situazione sul campo

Lungo la Linea di Controllo, che divide il Kashmir conteso, si segnalano scontri a fuoco tra truppe con l’uso di artiglieria pesante. La tensione è altissima e le autorità pakistane hanno chiuso lo spazio aereo su Lahore e Karachi, mentre Air India ha cancellato tutti i voli da e verso il Kashmir. Anche compagnie come Qatar Airways hanno sospeso temporaneamente le rotte verso il Pakistan. L’aeroporto di Srinagar è chiuso e un velivolo militare non identificato si è schiantato nel distretto di Pulwama.

A Muzaffarabad, capitale della parte pakistana del Kashmir, si registrano esplosioni notturne e blackout estesi. Le autorità del Punjab pakistano hanno disposto la chiusura di scuole e università, mentre gli ospedali sono stati messi in massima allerta.

La guerra delle versioni e la condanna internazionale

Il governo indiano ha dichiarato che gli attacchi sono stati «precisi, misurati e non volti all’escalation», e che non sono stati colpiti obiettivi militari ma centri logistici usati per pianificare attacchi terroristici. Il ministero della Difesa ha rivendicato l’operazione parlando di «giustizia». Il Pakistan, però, smentisce categoricamente la versione di Nuova Delhi, denunciando una strage di civili e annunciando che l’India «ha ricevuto una risposta forte e immediata».

Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha definito gli attacchi indiani «vigliacchi» e ha promesso una risposta decisa: «Non permetteremo mai che l’India raggiunga i suoi obiettivi nefasti». Dura anche la reazione del presidente Asif Ali Zardari, che ha accusato l’India di guidare un governo «fascista» e ha invocato «una risposta piena e forte».

Le reazioni globali: Trump, Onu, Cina e Iran

La crisi tra India e Pakistan ha scatenato preoccupazioni internazionali. Il presidente americano Donald Trump ha definito l’attacco indiano «una vergogna» e ha auspicato una de-escalation rapida: «Spero solo che finisca molto presto». Il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha parlato con i consiglieri per la sicurezza dei due Paesi e ha esortato alla massima moderazione.

L’Iran si propone come mediatore: il ministro degli Esteri Abbas Araghchi è atteso a Delhi dopo aver incontrato il premier pakistano a Islamabad. Anche la Cina ha espresso «preoccupazione» e ha chiesto a entrambe le parti di evitare misure che possano aggravare la crisi. L’ONU, tramite il portavoce di Guterres, ha avvertito che «il mondo non può permettersi uno scontro militare tra due potenze nucleari».

Una crisi che affonda nel tempo

Il conflitto si inserisce in un contesto di tensioni croniche tra i due Paesi, entrambi dotati di armi nucleari. Dal 2019, anno dell’attentato suicida a Pulwama, i rapporti sono precipitati. L’India ha ridotto l’autonomia del Kashmir e sospeso la presenza diplomatica in Pakistan, mentre Islamabad ha chiuso il proprio spazio aereo e ritirato gli ambasciatori. Oggi, lo scenario rischia di avvicinarsi pericolosamente a una guerra aperta, con la comunità internazionale che tenta di mediare mentre sul terreno si continua a combattere.

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