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Quarta notte di conflitto Israele‑Iran: escalation su più fronti

Israele-Iran, pioggia di missili: cresce la tensione, si cerca una via diplomatica

Quarta notte di conflitto Israele‑Iran: escalation su più fronti

Nel cuore della notte, mentre Teheran vibrava sotto le esplosioni e Tel Aviv si risvegliava tra le sirene, l’asse della tensione mediorientale ha toccato un nuovo punto di rottura. È la quarta notte consecutiva di bombardamenti incrociati tra Iran e Israele, una sequenza micidiale di attacchi che ha trasformato città popolate in teatri di guerra. Missili iraniani si sono abbattuti su Tel Aviv e Haifa, provocando almeno cinque morti — tra cui due donne e un uomo di circa settant’anni — e più di novanta feriti. I quartieri centrali sono stati sventrati in pochi minuti, sotto il fuoco di testate ad alta precisione che hanno trafitto la difesa missilistica dello Stato ebraico. L’Iron Dome ha retto parzialmente, ma non ha potuto impedire la strage.

Teheran rivendica, Gerusalemme rilancia: raid sui pasdaran

A Bnei Brak un missile ha centrato un’abitazione civile, uccidendo un uomo anziano nel sonno. A Petah Tikva si scava tra le macerie. Teheran non ha esitato a rivendicare la responsabilità degli attacchi, parlando apertamente di una “risposta devastante” agli atti di aggressione subiti nei giorni precedenti. La Repubblica Islamica ha annunciato di aver colpito con successo centri militari-industriali e basi aeree israeliane, facendo uso di “sistemi a guida intelligente e dati d’intelligence intercettati”. Le Israel Defense Forces, dal canto loro, confermano di aver condotto raid mirati nel cuore dell’Iran, eliminando siti radar, impianti missilistici terra-aria e centri operativi dei pasdaran nei pressi di Teheran. “Abbiamo colpito i vertici dell’intelligence iraniana”, ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu in un comunicato urgente.

Cresce il bilancio delle vittime: 224 morti e 1.481 tra feriti e dispersi

Nel frattempo, il bilancio delle vittime in Iran si aggrava: almeno 224 morti e 1.481 tra feriti e dispersi, secondo il ministero della Salute iraniano. Fonti riservate confermano che la Guida Suprema, Ali Khamenei, è stata trasferita in un bunker sotterraneo poco fuori la capitale. Ma non mancano i retroscena: secondo alcuni dossier filtrati da ambienti diplomatici, Israele avrebbe valutato un’operazione per colpire proprio Khamenei. Un veto netto è arrivato dagli Stati Uniti, che temono l’innesco di un conflitto incontrollabile.

La diplomazia arranca, Trump invoca Putin, Macron dice no

Sul piano diplomatico, si muovono figure di primo piano. Donald Trump spinge per un accordo, propone a Putin un ruolo di mediatore, ma l’Eliseo frena. “No a trattative sotto minaccia”, ha dichiarato il presidente francese Macron dal G7 in Canada, dove si trova anche la premier Giorgia Meloni. A Kananaskis, il vertice si è trasformato in un summit di crisi. Bilaterali d’urgenza con il premier britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz mirano a trovare una via diplomatica condivisa. Intanto, 28 aerei cisterna americani sono stati avvistati in volo verso Est: un segnale forte di un possibile rafforzamento della presenza USA nella regione.

Israele minaccia, l’Iran rilancia: “Evacuate i territori occupati”

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha promesso vendetta: “Gli abitanti di Teheran pagheranno il prezzo”. E la risposta iraniana non tarda: Reza Sayyad, portavoce delle forze armate della Repubblica Islamica, avverte che “la portata della risposta iraniana colpirà ogni centimetro dei territori occupati. I coloni devono andarsene”. Nel frattempo, si segnala la terza esecuzione in due settimane per spionaggio: l’iraniano Esmail Fekri è stato giustiziato con l’accusa di collaborare con il Mossad.

Pezeshkian rilancia la linea della fatwa: “Niente bomba atomica”

Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha cercato di distinguere la battaglia militare da quella ideologica, dichiarando: “Non intendiamo sviluppare armi nucleari, ma difenderemo il nostro diritto all’energia pacifica”, richiamandosi alla fatwa dell’Ayatollah Khamenei del 2003. Parole che rimbalzano deboli, però, sullo sfondo di missili e sirene.

La tensione infiamma i mercati: petrolio in rialzo

A chiudere il quadro, l’economia: il prezzo del petrolio schizza in alto, con il WTI in crescita dello 0,70% e il Brent che supera i 74 dollari al barile. Un termometro che non mente: il mondo trattiene il fiato, osservando con inquietudine l’equilibrio fragile che separa l’escalation da un conflitto su larga scala.

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