Putin chiama Trump e Papa Leone XIV: “Nessuna pace immediata”. Raid russo in Ucraina, 5 morti.
Colloqui diplomatici ad altissimo livello ma nessuna svolta: il leader del Cremlino ribadisce la linea dura. Zelensky accusa Mosca di voler solo prendere tempo. Intanto i raid russi continuano a mietere vittime civili.
Putin chiama Trump e Papa Leone XIV: “Nessuna pace immediata”. Raid russo in Ucraina, 5 morti.
Colloqui diplomatici ad altissimo livello ma nessuna svolta: il leader del Cremlino ribadisce la linea dura. Zelensky accusa Mosca di voler solo prendere tempo. Intanto i raid russi continuano a mietere vittime civili.
In una giornata di telefonate simboliche e bombe reali, la guerra in Ucraina conferma il suo corso sanguinoso e privo di spiragli concreti verso la pace. Vladimir Putin ha parlato per la prima volta con Papa Leone XIV, ha avuto un lungo colloquio con Donald Trump, ma il messaggio che arriva da Mosca è inequivocabile: non ci sarà una pace immediata.
Lo ha detto lo stesso Trump in un post pubblicato su Truth, dopo 75 minuti di conversazione con lo “zar” russo: “È stata una buona conversazione, ma non porterà a una pace immediata. Putin mi ha detto chiaramente che risponderà all’attacco ucraino alle basi aeree strategiche”. Il riferimento è al clamoroso blitz ucraino che domenica ha distrutto una dozzina di bombardieri russi in quattro basi in Siberia, un colpo durissimo al sistema di deterrenza nucleare di Mosca.
La linea del Cremlino non cambia: nessuna tregua, nessun incontro con Volodymyr Zelensky, definito “terrorista”, nessun credito all’Occidente, accusato di aver sostenuto Kiev negli attacchi sul suolo russo. Putin ha parlato di “atti di sabotaggio” e di “mobilitazione forzata” da parte di Kiev, bollandola come “un’organizzazione terroristica mascherata da governo”.
Il colloquio con Papa Leone XIV: apertura simbolica, ma senza concessioni
Di segno diverso il primo contatto ufficiale tra Putin e Papa Leone XIV. Una telefonata definita “rilevante” anche dal Vaticano, che ha riferito di un confronto centrato sulla situazione umanitaria, lo scambio di prigionieri e la necessità di favorire aiuti dove possibile. Il pontefice ha esortato Mosca a fare un “gesto di pace” e ha ribadito la centralità del dialogo per evitare un’ulteriore escalation.
Putin ha accolto con toni diplomatici l’iniziativa vaticana, dicendosi “grato per la disponibilità” del Papa a favorire una soluzione, pur senza concedere aperture concrete. È la prima volta dall’inizio del conflitto che il capo del Cremlino accetta di parlare con il Pontefice: non era mai accaduto nemmeno durante il pontificato di Francesco.
Strage di civili a Pryluky
Mentre si moltiplicano gli scambi ai vertici, sul terreno la guerra non conosce tregua. Un raid russo con droni kamikaze ha colpito nella notte la città di Pryluky, nella regione settentrionale di Cernihiv. Cinque le vittime, tra cui un bambino di un anno e due donne. I droni – almeno sei, secondo le autorità locali – non hanno colpito obiettivi militari, ma aree residenziali: due condomini, alcuni garage, una dependance e un’auto sono stati distrutti da incendi.
“La morte di un bambino non è solo guerra, è terrore dimostrativo”, ha scritto un funzionario del governo regionale su Telegram. Altri sei civili sono rimasti feriti.
Zelensky: “Mosca mostra il dito medio al mondo”
Volodymyr Zelensky ha reagito duramente alle parole di Putin e alla chiusura del Cremlino. “La Russia non vuole la pace. Con ogni nuovo attacco, con ogni rinvio della diplomazia, Mosca mostra il dito medio al mondo intero”, ha scritto il presidente ucraino su X (ex Twitter). E ancora: “Quando il mondo non reagisce con forza, Putin interpreta il silenzio come un permesso a commettere nuove atrocità”.
Zelensky ha bollato come “ultimatum” le condizioni imposte da Mosca per una ripresa dei negoziati, tra cui la cessione di cinque regioni ucraine e il ritiro delle truppe da parte di Kiev. “Non è una base di discussione seria”, ha aggiunto. A suo avviso, i colloqui attuali sono “una strategia russa per prendere tempo e indebolire le sanzioni occidentali”.
Pressioni internazionali e nuove minacce
La comunità internazionale, seppure cauta, comincia a considerare misure più dure. L’Unione Europea starebbe valutando, secondo fonti diplomatiche, l’imposizione di dazi fino al 500% su gas e petrolio russi acquistati da paesi terzi, per colpire indirettamente l’economia del Cremlino.
Intanto, sul fronte diplomatico, si è registrata l’ennesima offerta di Zelensky: un vertice a quattro con Putin, Trump ed Erdogan. Una proposta destinata, con ogni probabilità, a restare lettera morta. “Le parti parlano lingue troppo diverse – scrive la stampa ucraina – e non c’è alcun terreno comune”.
Trump messaggero (impotente) di pace
Donald Trump continua a proporsi come interlocutore privilegiato tra le parti. Ma la telefonata con Putin ha rivelato tutti i limiti di questa mediazione. Il presidente americano ha infatti sottolineato che “gli Stati Uniti non erano stati informati dell’attacco ucraino alle basi”, in un chiaro tentativo di disinnescare l’ira del Cremlino. Il gesto è stato definito “positivo” da Mosca, ma nulla di più.
Putin, che nelle ultime settimane ha respinto l’offerta del Vaticano di ospitare negoziati di pace, si è limitato a dire di “apprezzare l’impegno del Papa” e di voler “proseguire i contatti”, lasciando però intatto il suo impianto bellico e retorico.
Il conflitto resta impantanato in un equilibrio tragico, dove le parole più alte – pace, dialogo, diplomazia – si scontrano con la realtà delle bombe, delle vittime civili e delle accuse reciproche. La guerra continua, senza tregua e senza respiro, e con ogni giorno che passa si allontana anche solo l’idea di una soluzione vicina.
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