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Proteste in Turchia: il caso del sindaco Imamoglu scuote la politica nazionale

Turchia nel caos: proteste e scontri dopo l’arresto di Imamoglu, sindaco di Istanbul e principale rivale di Erdogan. Tensioni nelle città, repressione della polizia e reazioni politiche.

Proteste in Turchia: il caso del sindaco Imamoglu scuote la politica nazionale

Le proteste continuano a infiammare Istanbul e altre città turche dopo l’arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e principale oppositore del presidente Recep Tayyip Erdogan. L’accusa ufficiale è corruzione e terrorismo per presunti legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato un’organizzazione terroristica dal governo di Ankara. Tuttavia, i sostenitori di Imamoglu e le forze dell’opposizione denunciano l’arresto come una mossa politica per eliminarlo dalla competizione elettorale.

Scontri e tensioni nelle principali città turche

Migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti al municipio di Istanbul, sfidando il divieto di protesta imposto dalle autorità. Gli scontri tra manifestanti e polizia sono stati particolarmente violenti: le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma per disperdere la folla.

Secondo il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya, 16 agenti sono rimasti feriti negli scontri, mentre la presidenza della Repubblica ha smentito l’uso di proiettili di gomma.

Le proteste si sono estese anche ad altre città come Ankara, Smirne, Adana, Mersin, Konya, Eskisehir e Antalya, coinvolgendo migliaia di cittadini e studenti. A Besiktas, quartiere centrale di Istanbul, centinaia di studenti sono scesi in piazza per il secondo giorno consecutivo, mentre ad Ankara le principali università hanno visto un’ampia mobilitazione. La polizia ha risposto con fermi e arresti.

Reazioni politiche: un “colpo di Stato civile” contro l’opposizione

Il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), di cui Imamoglu è un esponente di spicco, ha denunciato l’arresto come un tentativo di eliminare il principale avversario politico di Erdogan. Özgür Özel, presidente del CHP, ha parlato di un “colpo di Stato civile” orchestrato dal governo per soffocare l’opposizione. “Nella nostra storia abbiamo affrontato golpe militari contro chi era al governo. Questo è un colpo di Stato civile contro l’opposizione e lo stanno portando avanti quelli che governano usando tutti i mezzi dello Stato”, ha dichiarato Özel.

Imamoglu è stato eletto sindaco di Istanbul due volte, rappresentando un possibile candidato per Erdogan alle prossime elezioni presidenziali del 2028. Secondo molti analisti, la sua popolarità lo rende il candidato più temibile per il presidente in carica, che da oltre vent’anni domina la scena politica turca.

Arresti e repressione delle proteste

Il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya ha annunciato l’arresto di 54 persone accusate di “incitamento all’odio e all’ostilità” per aver condiviso messaggi di protesta sui social media. In totale, le autorità hanno identificato 326 soggetti, tra cui 72 persone che si trovano attualmente all’estero.

Nel frattempo, il ministro della Giustizia Yilmaz Tunc ha dichiarato che gli appelli a manifestare sono “inaccettabili e fuorilegge”, segnalando l’intenzione del governo di reprimere  qualsiasi dissenso.

Uno scenario politico sempre più teso

L’arresto di Imamoglu e la violenta reazione delle forze di sicurezza alle proteste evidenziano il crescente clima di tensione politica in Turchia. Le opposizioni temono che Erdogan stia usando il sistema giudiziario per eliminare i suoi avversari e consolidare il suo potere.

La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi nel Paese, con molte organizzazioni che denunciano la repressione della libertà di espressione e di protesta. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quale sarà la risposta dell’opposizione e della società civile nei prossimi giorni.

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