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Pechino risponde a Trump: dazi al 125% sui prodotti americani

La Cina risponde agli Stati Uniti aumentando i dazi sulle merci americane dal 84% al 125%, intensificando la guerra commerciale e suscitando preoccupazioni globali.​

Pechino risponde a Trump: dazi al 125% sui prodotti americani

La tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina è ufficialmente finita. Dopo settimane di tensioni crescenti, l’amministrazione Trump ha annunciato l’imposizione di nuovi dazi sulle merci cinesi, portando il totale delle tariffe applicate a un impressionante 145%. Una mossa che ha scatenato una dura reazione da parte di Pechino, che ha risposto innalzando i propri dazi dal precedente 84% a un identico 125%, colpendo duramente il “Made in USA”.

Questa escalation ha riacceso i timori di una guerra commerciale senza esclusioni di colpi, con pesanti ricadute sull’economia globale. Wall Street ha subito un tracollo: il Dow Jones ha perso il 2,50%, il Nasdaq è crollato del 4,31%e lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 3,46%.

Trump: “Stiamo facendo la cosa giusta”

Nonostante il panico sui mercati, Donald Trump ha cercato di rassicurare gli investitori, affermando che gli Stati Uniti stanno “facendo bene” e che ci sono solo dei “costi di transizione”. Tuttavia, le sue parole non sono bastate a calmare Wall Street, dove la volatilità ha preso il sopravvento.

Trump ha inoltre dichiarato che tratterà l’Unione Europea come un unico blocco nelle future trattative commerciali, accantonando per ora l’approccio “Paese per Paese” che aveva inizialmente prospettato. Questo cambio di strategia ha avuto effetti immediati sui mercati europei.

L’Europa brinda alla tregua provvisoria

In netto contrasto con la crisi americana, le borse europee hanno reagito con entusiasmo all’annuncio di una tregua di 90 giorni sulle tariffe tra USA e UE. Martedì, quando i mercati europei erano già chiusi, Trump ha dichiarato il congelamento temporaneo delle nuove misure tariffarie verso l’Europa. Parigi ha chiuso in rialzo del 3,83%, Francoforte del 4,53% e Piazza Affari ha registrato il miglior risultato con un +4,73%. La sospensione dei controdazi UE e l’allentamento delle tensioni hanno sostenuto il rimbalzo.

Il prezzo dell’incertezza

Ma l’euforia è durata poco. Wall Street ha subito un nuovo tonfo, con il Nasdaq arrivato a perdere oltre il 7% in intraday, lo S&P 500 oltre il 6% e il Dow Jones oltre il 5,5%. Anche il dollaro è sceso ai minimi da ottobre 2024, mentre i rendimenti dei Treasury a 30 anni sono balzati al 4,85% a causa di un’ondata di vendite.

Molti analisti ritengono che la pausa di 90 giorni rappresenti un fattore di ulteriore incertezza, piuttosto che una soluzione. In assenza di un accordo definitivo, i mercati temono l’eventuale ritorno delle tensioni commerciali in una forma ancora più aggressiva.

Hollywood nel mirino di Pechino

Tra le contromisure annunciate dalla Cina spicca la decisione di ridurre le importazioni di film americani, un chiaro attacco simbolico a Hollywood e all’influenza culturale statunitense. Pechino ha definito i dazi USA una forma di intimidazione e coercizione unilaterale, annunciando che ignorerà ogni nuovo aumento tariffario, considerando i livelli attuali già insostenibili per le esportazioni americane.

Gli effetti sull’economia globale

Secondo il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti, le politiche tariffarie potrebbero influenzare negativamente l’andamento del PIL italiano a partire dal secondo trimestre del 2025. Lo stesso allarme è stato lanciato da altre istituzioni europee.

Christine Lagarde, presidente della BCE, ha spiegato che i dazi effettivi USA verso l’Europa sarebbero potuti salire fino al 30% se non fosse stato per lo stop temporaneo. Tuttavia, ha ribadito che la Banca Centrale è pronta a intervenire per garantire la stabilità finanziaria.

A peggiorare l’instabilità è l’approccio comunicativo imprevedibile di Trump. Secondo fonti della Casa Bianca riportate dalla CNN, gli Stati Uniti non faranno il primo passo verso la Cina, lasciando a Pechino l’onere di una possibile de-escalation. Ma per ora, la Cina non sembra intenzionata a cedere.

L’unica nota positiva per gli investitori di tutto il mondo è l’intervento del nuovo Segretario al Tesoro Scott Bessent, considerato più moderato rispetto ai falchi della linea dura. In parallelo, l’approvazione della risoluzione di bilancio da parte della Camera USA apre la strada a possibili tagli fiscali, che potrebbero alleggerire l’impatto della guerra commerciale sul tessuto economico interno.

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