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Patto di Stabilità, l’Ue dice no alla clausola generale richiesta dall’Italia

Ue: no alla sospensione del Patto di Stabilità. Dombrovskis chiude all’Italia: “Nessuna grave recessione, sì solo a flessibilità nazionale per la difesa”.

Patto di Stabilità, l’Ue dice no alla clausola generale richiesta dall’Italia

Bruxelles non cede sulla clausola generale di sospensione del Patto di Stabilità e Crescita. Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha ribadito la posizione della Commissione: l’economia dell’Unione non è in recessione, dunque non sussistono i presupposti per un allentamento delle regole fiscali. Una presa di posizione che complica i piani italiani di rientro graduale dal deficit.

Durante l’Ecofin informale tenutosi a Varsavia, il commissario Dombrovskis ha risposto chiaramente alle richieste italiane di attivare la clausola generale di sospensione del Patto: “Abbiamo valutato questa questione e stiamo guardando anche alla nostra risposta di policy agli sviluppi geopolitici e a come possiamo rafforzare le nostre capacità di difesa. Ma la clausola generale richiede una grave recessione economica nell’Ue o nell’area dell’euro – e al momento questa condizione non c’è”.

La Commissione Europea continua infatti a prevedere una crescita dell’economia europea, seppure rallentata, e per questo non ritiene giustificato un ricorso alle misure eccezionali adottate nel periodo pandemico. Al contrario, Bruxelles ha lasciato spazio a clausole di flessibilità nazionali, specificatamente per quanto riguarda le spese legate alla difesa, riconoscendo la necessità di affrontare circostanze straordinarie legate al contesto geopolitico e alla guerra in Ucraina.

Le richieste dell’Italia e la posizione europea

L’Italia aveva proposto l’applicazione della clausola generale per evitare una correzione di bilancio troppo brusca, soprattutto alla luce delle tensioni economiche causate dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Tale richiesta mirava a ottenere una maggiore flessibilità nei conti pubblici, in un momento in cui la spesa pubblica è sottoposta a forte pressione anche per esigenze strategiche, come il rafforzamento del settore difesa.

Tuttavia, la risposta europea è stata negativa. Secondo Dombrovskis, la clausola generale fu attivata nel 2020 in risposta a una crisi senza precedenti causata dalla pandemia da Covid-19. Oggi quella situazione non si ripresenta, e nonostante l’impatto delle tensioni commerciali e geopolitiche, l’Unione si trova ancora in una fase di crescita economica, per quanto moderata.“Le circostanze attuali – ha sottolineato il commissario – non equivalgono a una grave svolta negativa dell’economia. Di conseguenza, la clausola generale non può essere attivata”.

Difesa sì, ma con tagli confermati: 12 miliardi di risparmi per l’Italia

Il rifiuto europeo pesa sui conti pubblici italiani. L’Italia, in base al Patto di stabilità, sarà comunque obbligata ad attuare manovre di contenimento del deficit per circa 12 miliardi di euro l’anno. L’unica concessione da parte dell’UE riguarda lo scorporo delle spese per la difesa, che non saranno computate nel calcolo del deficit, ma ciò non modifica i saldi generali richiesti per la correzione del disavanzo.

In sostanza, l’Italia dovrà trovare risorse equivalenti per rispettare gli obiettivi di bilancio, rendendo la manovra finanziaria ancora più complessa in un contesto internazionale fragile.

Le reazioni politiche

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, ha espresso preoccupazione per la decisione della Commissione Europea. In un’intervista ha infatti dichiarato: “Siamo al cospetto di un periodo molto complicato. Le decisioni sui dazi, annunciate e sospese in parte da Donald Trump, hanno scosso le borse e innescato un terremoto finanziario. L’Europa sta affrontando tensioni internazionali gravi, a partire dalla guerra in Ucraina che non è ancora finita”.

Barelli ha inoltre sottolineato come i Paesi europei stiano investendo nella propria difesa, evidenziando la necessità di una revisione delle regole di bilancio che consenta maggiore flessibilità in momenti di crisi geopolitica.

Il nodo dei dazi e l’impatto sull’economia globale

Dombrovskis ha riconosciuto che i dazi imposti dagli Stati Uniti possono avere un impatto negativo sull’economia mondiale. Secondo le prime stime, a risentirne maggiormente saranno proprio gli USA, che vedranno un calo del potere d’acquisto dei consumatori, un’erosione dei salari reali e un aumento dei costi per le imprese legato ai beni intermedi.

Tuttavia, ha precisato che le tariffe già in vigore rappresentano un colpo significativo anche per l’economia globale, ma non sufficiente, per ora, a giustificare una sospensione totale del Patto di Stabilità.

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