Parità di genere, il Parlamento europeo chiede una definizione di stupro basata sul consenso e maggiori tutele per i diritti delle donne.
Il Parlamento europeo chiede una definizione di stupro basata sul consenso, il riconoscimento della violenza di genere come reato UE e l’inserimento dell’aborto sicuro tra i diritti fondamentali dell’Unione.
Parità di genere, il Parlamento europeo chiede una definizione di stupro basata sul consenso e maggiori tutele per i diritti delle donne.
Bruxelles, 12 novembre 2025 – Con 310 voti favorevoli, 222 contrari e 68 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non vincolante che chiede all’Unione di compiere un passo storico nella tutela dei diritti delle donne: inserire una definizione di stupro basata sul consenso nella legislazione comunitaria e riconoscere la violenza di genere come reato grave a livello europeo.
La risoluzione, approvata durante la sessione plenaria, rientra nella richiesta dei deputati di adottare una nuova Strategia europea per la parità di genere 2026–2030, che preveda misure concrete, legislative e non, per contrastare le disuguaglianze e la violenza contro le donne e le persone LGBTIQ+.
Verso una legislazione europea basata sul consenso
Uno dei punti centrali del testo approvato dal Parlamento è la proposta di definire il reato di stupro sulla base del consenso esplicito.
Oggi, infatti, la definizione di violenza sessuale varia notevolmente tra i Paesi membri: in alcuni Stati, come la Spagna e la Svezia, il consenso è già il fulcro del reato; in altri, invece, occorre dimostrare la coercizione o la violenza fisica per ottenere una condanna.
Il Parlamento invita quindi la Commissione europea a proporre una norma che armonizzi la definizione di stupro a livello comunitario, riconoscendo che “senza consenso è stupro”.
L’obiettivo è creare un quadro giuridico uniforme che garantisca tutela effettiva a tutte le donne nell’Unione, indipendentemente dal Paese in cui vivono.
La violenza di genere come reato europeo
I deputati chiedono inoltre che la violenza di genere venga riconosciuta come reato grave con dimensione transfrontaliera, al pari di altri crimini come il traffico di esseri umani o il terrorismo.
Una misura che permetterebbe all’UE di intervenire con maggiore efficacia nella prevenzione, nella protezione delle vittime e nella cooperazione giudiziaria tra Stati membri.
La risoluzione sollecita anche l’adozione di linee guida per l’attuazione della direttiva europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, e invita tutti i Paesi che non l’hanno ancora fatto a ratificare la Convenzione di Istanbul, primo trattato internazionale giuridicamente vincolante per prevenire e combattere la violenza di genere.
Diritto alla salute e all’aborto sicuro
Un altro capitolo fondamentale del documento riguarda la salute sessuale e riproduttiva.
Il Parlamento chiede di inserire il diritto a un aborto sicuro e legale nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, garantendo un accesso universale e paritario ai servizi sanitari sensibili alle differenze di genere.
I deputati sottolineano la necessità di colmare il divario sanitario tra uomini e donne, migliorando la prevenzione e l’attenzione alle patologie che colpiscono in modo sproporzionato il genere femminile.
La risoluzione chiede inoltre un piano vincolante per garantire servizi di salute mentale che tengano conto delle specificità di genere e delle situazioni di vulnerabilità.
Lavoro, parità salariale e rappresentanza
Nel campo economico e occupazionale, il Parlamento europeo spinge per ridurre i divari retributivi, occupazionali e pensionistici tra uomini e donne, chiedendo una piena attuazione delle direttive su salario minimo, trasparenza salariale, equilibrio di genere nei consigli di amministrazione e conciliazione vita-lavoro.
I deputati sollecitano la Commissione a promuovere l’ingresso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, rafforzando le politiche per le famiglie, i congedi parentali e i servizi di assistenza.
Diritti LGBTIQ+ e democrazia
Il Parlamento non si limita alla parità di genere. Nella stessa risoluzione, viene chiesto alla Commissione di rafforzare la protezione delle persone LGBTIQ+ e contrastare le derive autoritarie e le limitazioni ai diritti civili in alcuni Paesi membri.
Inoltre, i deputati chiedono di inserire l’agenda “Donne, pace e sicurezza” al centro della politica estera e di sicurezza comune, evidenziando il ruolo cruciale delle donne nei processi di pace e mediazione internazionale.
“Basta nascondersi dietro le competenze nazionali”
Dopo il voto, il relatore della risoluzione, Marko Vešligaj (S&D, Croazia), ha dichiarato:
“Con l’adozione di questa relazione, il Parlamento europeo si schiera con forza al fianco di tutte le donne e le ragazze d’Europa e invia un messaggio chiaro alla Commissione: la nuova strategia per la parità di genere deve basarsi su misure legislative concrete. Basta nascondersi dietro l’argomento delle competenze nazionali. È il momento di agire per garantire uguaglianza, sicurezza e libertà per tutti e tutte nell’UE.”
Le sue parole riassumono lo spirito politico e civile di una risoluzione che, pur non vincolante, segna un cambio di passo culturale e normativo nella battaglia europea per i diritti delle donne.
Un passo decisivo verso l’Europa dei diritti
La risoluzione del Parlamento europeo non ha effetto legislativo immediato, ma rappresenta una forte pressione politica sulla Commissione e sui governi nazionali.
Se le proposte verranno accolte, l’Unione Europea potrebbe dotarsi per la prima volta di una definizione comune di stupro basata sul consenso, di una norma penale europea contro la violenza di genere e di un riconoscimento formale dell’aborto come diritto fondamentale.
Un passo decisivo verso un’Europa che non solo proclama la parità, ma la traduce in norme e diritti concreti.
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