Parata del 9 maggio a Mosca: Putin celebra l’80° anniversario della Vittoria sul nazismo.
Sfilata militare nella Piazza Rossa tra droni, missili nucleari e un clima di massima allerta. Putin: “La Russia è un baluardo contro nazismo, russofobia e antisemitismo”. Presenti Xi Jinping, Maduro, Lukashenko e altri leader mondiali.
Parata del 9 maggio a Mosca: Putin celebra l’80° anniversario della Vittoria sul nazismo.
Sfilata militare nella Piazza Rossa tra droni, missili nucleari e un clima di massima allerta. Putin: “La Russia è un baluardo contro nazismo, russofobia e antisemitismo”. Presenti Xi Jinping, Maduro, Lukashenko e altri leader mondiali.
Mosca – Nella giornata del 9 maggio, la Russia ha celebrato l’80° anniversario della vittoria sulla Germania nazista con la tradizionale parata del Giorno della Vittoria nella Piazza Rossa di Mosca, un evento divenuto negli anni una delle principali vetrine propagandistiche del Cremlino.
Il presidente Vladimir Putin, al centro della scena accanto al presidente cinese Xi Jinping, ha sfruttato l’occasione per rafforzare la narrazione che collega la “Grande Guerra Patriottica” alla guerra in corso in Ucraina, definita ancora una volta come una battaglia contro un presunto ritorno del nazismo e dell’odio contro la Russia.
“Tutta la Russia sostiene l’operazione militare speciale. Siamo orgogliosi del coraggio dei nostri soldati”, ha dichiarato Putin nel suo discorso, trasmesso in diretta dalla televisione russa. “Saremo sempre un ostacolo invalicabile per il nazismo, la russofobia e l’antisemitismo. La verità e la giustizia sono dalla nostra parte.”
L’atmosfera nella capitale era blindata. La città, svuotata e silenziosa, mostrava un volto militarizzato: migliaia di agenti presidiavano le strade, il traffico era bloccato e Internet funzionava a singhiozzo. I caffè con wi-fi erano più affollati dei viali, e gli aeroporti hanno sospeso centinaia di voli tra il 7 e l’8 maggio, ufficialmente per ragioni di sicurezza.
L’arsenale in mostra
Nella parata non sono sfilati i temuti missili ipersonici Oreshnik, ma hanno fatto la loro comparsa i droni d’attacco Geran-2, Lancet e Orlan, richiamati dal fronte ucraino, e una rampa mobile con missile balistico intercontinentale Yars, simbolo della deterrenza nucleare russa. Hanno sfilato anche carri armati T-80 e T-90M, mentre il nuovo autoblindo Kurganets-25, non ancora operativo in Ucraina, ha fatto la sua prima apparizione pubblica.
A differenza dell’anno precedente, quando in Piazza Rossa era stato esibito solo un vecchio T-34 della Seconda guerra mondiale, quest’anno si è registrato un maggiore impiego di mezzi corazzati: segnale, per Mosca, di un rinnovato ottimismo sull’esito del conflitto in corso.
Presenze internazionali
La presenza del presidente cinese Xi Jinping ha dato rilievo diplomatico alla parata. Accanto a lui, il serbo Aleksandar Vucic, il venezuelano Nicolás Maduro, il bielorusso Alexander Lukashenko (accompagnato dal figlio Nikolai), il palestinese Mahmoud Abbas, l’egiziano al-Sisi, il premier slovacco Robert Fico, l’armeno Nikol Pashinyan, e anche il brasiliano Lula da Silva.
Una delegazione di ufficiali nordcoreani ha completato il quadro delle presenze estere, utile per il Cremlino nel tentativo di mostrare che la Russia non è affatto isolata sulla scena internazionale.
La narrazione ufficiale
La centralità della ricorrenza è testimoniata anche dal libro distribuito ai leader ospiti, che raccoglie articoli scritti dai membri del Consiglio di Sicurezza Russo. Il testo, a tiratura limitata, presenta l’Ucraina come erede del nazismo e paragona sistematicamente la guerra in corso alla Seconda guerra mondiale. In particolare, l’ex presidente Dmitry Medvedev ha firmato un saggio intitolato: “Come gli anglosassoni hanno promosso il fascismo nel ventesimo secolo e l’hanno rianimato nel ventunesimo”.
Nel suo complesso, la parata del 9 maggio 2025 ha rappresentato molto più di una commemorazione storica. È stata un rituale di potere, un messaggio diretto tanto all’opinione pubblica interna quanto agli osservatori internazionali: la Russia è forte, isolata solo in apparenza, e più che mai decisa a portare avanti la sua “operazione militare speciale” in Ucraina sotto il vessillo di una memoria storica piegata alle esigenze della propaganda contemporanea.
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