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Papa Leone XIV, primo viaggio apostolico in Turchia e Libano: un cammino di pace e dialogo tra i popoli.

Papa Leone XIV in Turchia e Libano: incontro con Erdogan, pellegrinaggio a Iznik e Beirut, dialogo tra le fedi e appello di Mattarella alla pace nel Mediterraneo.

Papa Leone XIV, primo viaggio apostolico in Turchia e Libano: un cammino di pace e dialogo tra i popoli.

Il primo viaggio apostolico internazionale di Papa Leone XIV si apre ad Ankara con un gesto dal forte valore simbolico: la visita al mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk, il “padre” della Turchia moderna. È l’inizio di un itinerario che, da oggi fino al 2 dicembre, porterà il Pontefice in Turchia e in Libano, nel cuore di un Mediterraneo attraversato da tensioni, ferite ancora aperte e aneliti di pace.

Non è solo un viaggio di protocollo o di cortesia: è un pellegrinaggio che intreccia memoria storica, dialogo interreligioso, diplomazia e vicinanza concreta a popoli provati da crisi politiche, economiche e sociali. Sullo sfondo, una ricorrenza che segna la storia del cristianesimo: i 1700 anni dal primo Concilio di Nicea, celebrato nel 325 d.C., che Papa Leone commemorerà proprio a Iznik, l’antica Nicea.

Il messaggio di Mattarella: “È tempo di iniziative concrete per la pace”

A sottolineare la portata del viaggio arriva anche il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, indirizzato al Pontefice in occasione della partenza.

Mattarella richiama innanzitutto la vocazione storica del Mediterraneo come spazio di incontro tra civiltà, religioni e culture: “l’armonia interreligiosa e il pluralismo culturale hanno a lungo costituito tratti fondamentali delle civiltà sorte lungo le rive del Mediterraneo, anche se ora stentiamo a ricordarlo”.

Il Capo dello Stato lega il viaggio di Papa Leone XIV a una responsabilità condivisa: trasformare il desiderio di pace in azioni tangibili: “è tempo che l’anelito alla pace e alla stabilità, proprio di tutti i popoli, si traduca in iniziative concrete. La Sua presenza in Turchia e Libano senz’altro rinvigorirà le ragioni dell’unità e della fratellanza umana”.

Mattarella valorizza il significato ecumenico e interreligioso dell’itinerario papale: la tappa a Nicea, le celebrazioni per il Concilio ecumenico, gli incontri con i capi delle Chiese e delle comunità religiose. Su questi pilastri, scrive, “trovano solide fondamenta le prospettive di una pacifica convivenza tra le genti”.

Il Presidente sottolinea anche il legame con le radici cristiane in quelle terre: “nel corso del Suo viaggio visiterà terre dove la Chiesa ha una presenza antichissima e tuttora vivace, lì dove, lungo i secoli, si sono incontrati e confrontati popoli e culture diverse in un processo di reciproco arricchimento”.

Parole che si chiudono con una certezza: ovunque Papa Leone XIV andrà, la sua presenza conforterà “le donne e gli uomini di buona volontà, che ripudiano violenze e sopraffazioni”.

Il decollo da Roma e il telegramma al Quirinale

Il viaggio ha inizio nella mattinata del 27 novembre, con la partenza dall’aeroporto di Roma Fiumicino alle 7.40. A bordo, insieme a Papa Leone, viaggiano 81 giornalisti, cameraman e fotografi di testate internazionali.

Come da tradizione, poco dopo il decollo il Pontefice invia un telegramma al Presidente della Repubblica: “nel momento in cui mi accingo a compiere il mio viaggio apostolico in Turchia e Libano per incontrare quelle popolazioni, in particolare fratelli e sorelle nella fede, incoraggiando percorsi di pace e di fraternità, mi è caro rivolgere a lei signor Presidente e alla nazione italiana il mio cordiale saluto, che accompagno con fervidi auspici per il progresso spirituale, civile e sociale della diletta Italia”.

Il Papa in volo: “Un messaggio di unità e pace per tutto il mondo”

Durante il volo, venti minuti dopo il decollo, Papa Leone XIV si alza davanti alla tendina grigia che separa la sua area dalla cabina e si rivolge ai giornalisti. Sorride, il tono è fermo, ma si coglie un filo di emozione: è il suo primo viaggio internazionale da Pontefice.

Al centro, la parola “pace”, ripetuta più volte: “speriamo di annunciare, trasmettere, proclamare quanto è importante la pace in tutto il mondo. Al di là delle differenti religioni, dei differenti credi, siamo tutti fratelli e sorelle”.

Arrivo ad Ankara: cerimonie ufficiali e visita al Mausoleo di Atatürk

L’aereo papale atterra all’aeroporto internazionale di Ankara-Esenboğa alle 10:22 (ora di Roma). Ad accogliere il Pontefice c’è un ministro del governo turco, accompagnato da due bambini in abito tradizionale che gli offrono dei fiori: un gesto semplice, ma denso di calore umano.

Dopo la presentazione delle delegazioni e il passaggio davanti alla Guardia d’Onore, un breve incontro nella State Guest House segna l’avvio ufficiale della visita. Poi, uno dei momenti più solenni della giornata: la tappa al Mausoleo di Atatürk.

Lungo la Lion’s Road, l’ampio viale monumentale che conduce al complesso, il Papa avanza accompagnato dalle autorità. Depone una ghirlanda, omaggio al fondatore della Repubblica turca, e si reca alla Torre Misak-i Milli per firmare il Libro d’Onore. Il messaggio che lascia è sintetico e chiaro: “rendo grazie a Dio per aver potuto visitare la Turchia e invoco su questo Paese e sul suo popolo abbondanza di pace e prosperità”.

La visita al Mausoleo di Atatürk non è soltanto un atto protocollare: è il riconoscimento del ruolo storico della Turchia moderna e un segnale di rispetto verso uno Stato laico che ospita, tuttavia, luoghi chiave per la storia del cristianesimo.

L’incontro con Erdogan: dialogo sulla stabilità regionale

Dopo il Mausoleo, il Pontefice si reca al Palazzo presidenziale per l’incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan. All’ingresso, un drappello di cavalleria lo accompagna fino al cancello principale. Il presidente lo accoglie con una stretta di mano, mentre risuonano gli inni nazionali della Turchia e della Santa Sede, accompagnati da 21 colpi di cannone a salve.

Segue la presentazione delle rispettive delegazioni e la foto ufficiale di rito. Il colloquio privato tra Papa Leone XIV e Erdogan, che si svolge nel cuore del palazzo, si colloca in un contesto delicato: al centro, le questioni della stabilità regionale, la tutela delle minoranze religiose e il ruolo del Mediterraneo in una fase geopolitica segnata da conflitti e migrazioni.

L’incontro, oltre le forme solenni, conferma la volontà della Santa Sede di mantenere un dialogo aperto con Ankara, valorizzando ogni spazio possibile di collaborazione in favore della pace e della protezione delle comunità più vulnerabili.

Le comunità cristiane in Turchia: “Piccole, ma come un diamante”

In vista delle tappe di Istanbul e Iznik, lo sguardo si posa anche sulla realtà delle comunità cristiane in Turchia. Monsignor Massimiliano Palinuro, vicario apostolico della metropoli sul Bosforo, ricorda come i cristiani oggi rappresentino solo lo 0,6% della popolazione, ma custodiscano una tradizione antichissima.

La Turchia è terra dell’apostolo Paolo, scenario dei primi concili ecumenici, luogo della casa di Maria a Efeso, patria delle tombe degli apostoli Giovanni e Filippo. Una geografia della memoria che si intreccia a una presenza numericamente ridotta, ma viva. Palinuro la definisce “come un piccolo seme, un pugno di lievito”.

Un patriarca armeno, racconta il vescovo, gli ha detto: “le nostre comunità sono piccole, ma come un diamante: le cose preziose sono spesso piccole”.

È a queste comunità, spesso marginali, che la visita del Papa intende dare visibilità, incoraggiamento e dignità.

Iznik e i 1700 anni del Concilio di Nicea

Uno dei momenti centrali del viaggio in Turchia sarà la tappa a Iznik, l’antica Nicea, dove si terrà una celebrazione ecumenica per i 1700 anni dal primo Concilio di Nicea, convocato dall’imperatore Costantino nel 325.

Tra le rovine della basilica di San Neofito, sommerse in parte dopo un terremoto e oggi affioranti nei pressi degli scavi archeologici, Papa Leone XIV pregherà insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo e ai rappresentanti delle Chiese cristiane. È un ritorno alle sorgenti della fede, ma anche un appello alla riconciliazione tra le Chiese, perché ciò che un tempo è stato luogo di unità non rimanga solo un ricordo storico, ma diventi nuovo impulso per il dialogo ecumenico.

Istanbul: Moschea Blu, comunità cristiane e Messa alla Volkswagen Arena

Il programma in Turchia prosegue con giornate intense a Istanbul. Il Papa incontrerà vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e operatori pastorali nella Cattedrale del Santo Spirito, e visiterà la Casa di accoglienza delle Piccole sorelle dei poveri, segno concreto dell’attenzione agli anziani e ai fragili.

Una tappa di grande rilievo simbolico sarà la visita alla Moschea Blu. Qui il Papa parteciperà a un momento di preghiera silenziosa, accompagnato dal presidente per gli Affari religiosi della Turchia: un gesto di rispetto verso l’Islam e, insieme, un invito al dialogo e alla reciproca comprensione.

Ci sarà poi l’incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane presso la Chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem e, successivamente, l’incontro e la firma di una Dichiarazione congiunta con il patriarca Bartolomeo nella chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar.

Il culmine pastorale sarà la Messa alla Volkswagen Arena di Istanbul, dove migliaia di fedeli sono attesi per pregare con il Pontefice.

Il Libano ferito e la “preghiera silenziosa” al porto di Beirut

Nel pomeriggio del 30 novembre, Papa Leone XIV lascerà la Turchia per recarsi in Libano, con arrivo a Beirut. Ad accoglierlo ci saranno il presidente della Repubblica Joseph Aoun, il presidente dell’Assemblea nazionale Nabih Berri, il primo ministro Nawaf Salam e il patriarca maronita.

Il Libano è un Paese provato: dalla crisi economica, dalle tensioni politiche e dal trauma ancora vivo dell’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, che uccise oltre 200 persone, ferì altre 7.000 e lasciò senza casa 300.000 cittadini.

Uno dei momenti più forti del viaggio sarà proprio la “preghiera silenziosa” sul luogo dell’esplosione. Il Papa incontrerà alcuni parenti delle vittime e sopravvissuti, portando un messaggio di consolazione e giustizia, affinché la loro sofferenza non sia dimenticata e si possano consolidare percorsi di verità e ricostruzione.

Giovani, dialogo interreligioso e visita all’ospedale

Il 1° dicembre il Papa parteciperà a un incontro ecumenico e interreligioso in Piazza dei Martiri, luogo simbolo della storia libanese, e incontrerà i giovani davanti al Patriarcato di Antiochia dei Maroniti a Bkerké. Ai giovani, spesso costretti a emigrare o a vivere in condizioni di precarietà, Leone XIV porterà un messaggio di incoraggiamento, invitandoli a non arrendersi di fronte alle difficoltà.

Il giorno successivo, prima di concludere il viaggio, il Papa visiterà l’ospedale “De La Croix” a Jal ed Dib, uno dei più grandi ospedali per disabili mentali del Medio Oriente: un gesto che ribadisce l’attenzione per gli ultimi e per chi vive ai margini della società.

La Messa al Beirut Waterfront, alle 10.30, sarà l’ultimo grande atto liturgico del pellegrinaggio, prima della partenza per Roma alle 13.15.

Un pellegrinaggio che parla al Mediterraneo e al mondo

Il viaggio di Papa Leone XIV in Turchia e Libano è, al tempo stesso, memoria e profezia: memoria delle radici cristiane e del ruolo storico del Mediterraneo come crocevia di popoli; profezia di un futuro possibile, fondato sul dialogo, sulla libertà religiosa e sulla fraternità tra culture e religioni diverse.

Le parole di Mattarella, i gesti del Papa – dal mausoleo di Atatürk al porto di Beirut, dalle rovine di Nicea alle piazze del Libano – compongono un unico messaggio: la pace non è solo un desiderio, ma una responsabilità. E il Mediterraneo, da frontiera di scontri, può tornare a essere un “mare di vicinanza” se uomini e donne, credenti e non credenti, istituzioni e comunità religiose scelgono davvero la via del dialogo e del bene comune.

In questo orizzonte, il primo viaggio internazionale di Papa Leone XIV si presenta come un segno forte: un Pontefice che, fin dall’inizio del suo ministero, sceglie di mettere al centro le periferie ferite, le minoranze dimenticate e la convinzione che, “al di là di ogni differenza, siamo tutti fratelli e sorelle”.

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