ONU: “Gaza come un campo di sterminio”, si intensificano i bombardamenti e cresce l’allarme internazionale
Gaza: l’ONU denuncia 36 attacchi israeliani con vittime solo donne e bambini. Pressioni per il cessate il fuoco e nuove rivelazioni sul conflitto in corso.
ONU: “Gaza come un campo di sterminio”, si intensificano i bombardamenti e cresce l’allarme internazionale
La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua ad aggravarsi mentre si intensificano i bombardamenti da parte dell’esercito israeliano (IDF). Secondo quanto riportato dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, 36 attacchi israeliani condotti tra il 18 marzo e il 9 aprile hanno colpito esclusivamente donne e bambini. In totale, sono stati registrati oltre 224 attacchi contro edifici residenziali e tende per sfollati.
La situazione ha suscitato forte indignazione internazionale. Ravina Shamdasani, portavoce dell’ONU, ha lanciato un allarme sulla “futura capacità dei palestinesi di vivere come gruppo a Gaza”, citando l’enorme numero di sfollati, la distruzione diffusa, la negazione di beni essenziali e le ripetute dichiarazioni israeliane che suggeriscono l’evacuazione completa del territorio.
Hamas: “10 morti tra cui 7 bambini a Khan Younis”
Secondo la Protezione Civile di Gaza, gestita da Hamas, un attacco dell’IDF sulla città di Khan Younis ha causato la morte di 10 persone, tra cui 7 bambini. A Rafah, intanto, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver scoperto un tunnel sotterraneo situato sotto un asilo, mentre continua l’espansione della cosiddetta “zona cuscinetto” lungo il confine con l’Egitto.
Proteste interne in Israele e negoziati sul cessate il fuoco
La pressione sul governo israeliano arriva anche dall’interno: 250 riservisti dell’intelligence militare hanno chiesto pubblicamente di fermare la guerra. Nel frattempo, l’ufficio del primo ministro Netanyahu ha confermato l’intenzione di riportare a casa gli ostaggi detenuti da Hamas. Durante un messaggio in occasione della Pasqua ebraica, Netanyahu ha promesso: “Insieme riporteremo i nostri ostaggi”.
Secondo fonti diplomatiche, Israele ed Egitto si sarebbero scambiati bozze di un possibile accordo per una tregua temporanea e il rilascio di ostaggi. La proposta egiziana prevede la liberazione di otto ostaggi vivi e otto corpi in cambio di una tregua tra i 40 e i 70 giorni e il rilascio di numerosi detenuti palestinesi. L’accordo sarebbe supportato anche dagli Stati Uniti e dal Qatar.
La comunità internazionale: la Turchia e l’Arabia Saudita si oppongono al trasferimento dei palestinesi
Durante il Forum diplomatico di Antalya, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha dichiarato: “Respingiamo ogni piano che costringe i palestinesi a lasciare la loro terra”. Dello stesso avviso il capo della diplomazia saudita, Faisal bin Farhan al Saud, che ha ribadito la necessità di un “cessate il fuoco permanente” e di garantire il flusso di aiuti umanitari.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato apertamente Israele di essere “uno Stato terrorista”, dichiarando che “il terrorismo di Stato a Gaza rende impossibile la pace nella regione”.
Guterres: “Gaza trasformata in un campo di sterminio”
Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha denunciato la trasformazione della Striscia di Gaza in “un campo di sterminio”, a causa delle operazioni militari israeliane, della devastazione del tessuto urbano e dell’emergenza umanitaria senza precedenti.
La situazione ostaggi: 58 ancora a Gaza, 34 dichiarati morti
Dal brutale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, 251 persone sono state rapite. Ad oggi, 58 ostaggi si trovano ancora a Gaza, di cui 34 sarebbero morti. Una precedente tregua, mediata tra il 19 gennaio e il 17 marzo, ha consentito la liberazione di 33 ostaggi (di cui 8 deceduti) e il rilascio di circa 1.800 detenuti palestinesi.
Pressioni sull’Iran per avviare colloqui con gli Stati Uniti
Nel frattempo, sullo sfondo delle tensioni regionali, il New York Times ha rivelato che l’ayatollah iraniano Ali Khamenei sarebbe stato spinto da alti funzionari del regime ad avviare colloqui con Washington sul nucleare, per evitare un possibile attacco congiunto da parte di Stati Uniti e Israele. I vertici iraniani avrebbero avvertito che una guerra potrebbe portare al collasso interno della Repubblica Islamica.
La crisi nella Striscia di Gaza ha ormai assunto proporzioni elevate, con conseguenze devastanti per la popolazione civile e crescenti tensioni a livello regionale e internazionale. Le denunce delle Nazioni Unite, le accuse di crimini di guerra, le proteste interne in Israele e il fragile tentativo di mediazione per una tregua temporanea evidenziano l’urgenza di una soluzione diplomatica.
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