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Oceani in pericolo: a Nizza la Conferenza ONU lancia l’allarme globale sul futuro dei mari.

Guterres denuncia il "Far West" dei fondali, von der Leyen promette un miliardo per la salvaguardia. Mentre gli Stati Uniti si defilano, l’Europa e il Sud globale chiedono regole e cooperazione per proteggere l’oceano, risorsa vitale per il pianeta.

Oceani in pericolo: a Nizza la Conferenza ONU lancia l’allarme globale sul futuro dei mari.

Guterres denuncia il “Far West” dei fondali, von der Leyen promette un miliardo per la salvaguardia. Mentre gli Stati Uniti si defilano, l’Europa e il Sud globale chiedono regole e cooperazione per proteggere l’oceano, risorsa vitale per il pianeta.

Si è aperta ieri a Nizza la terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3), un vertice internazionale che, fino a venerdì, riunisce oltre cento Paesi per affrontare la crescente emergenza ambientale e geopolitica che coinvolge i mari del pianeta. Con la partecipazione di più di sessanta capi di Stato e di governo, la conferenza si presenta come uno snodo cruciale nella battaglia per la salvaguardia degli oceani, minacciati da inquinamento, riscaldamento globale, sfruttamento indiscriminato dei fondali e pesca eccessiva.

Guterres: “I fondali non diventino un Far West”

Ad aprire i lavori è stato il segretario generale dell’ONU, António Guterres, con un duro monito: «Le profondità marine non possono trasformarsi in un Far West». Un riferimento diretto alla decisione del presidente statunitense Donald Trump di avviare unilateralmente operazioni minerarie nelle acque internazionali del Pacifico, per estrarre nichel e altri metalli critici, in violazione dello spirito multilaterale dell’ONU.

La preoccupazione per il ritorno dell’unilateralismo, ha spiegato Guterres, rischia di compromettere anni di progressi nella governance degli spazi marini globali. Sulla stessa linea anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che ha chiesto un’azione più incisiva dell’Autorità Internazionale per i Fondali Marini: «Non possiamo permettere che ciò che è successo al commercio internazionale accada anche al mare».

Von der Leyen: “Un miliardo per gli oceani”

A rispondere con un gesto concreto è stata Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Europea ha annunciato un investimento di un miliardo di euro in 50 progetti per la tutela degli oceani, la ricerca scientifica e la pesca sostenibile. «Vogliamo costruire una forte alleanza globale per l’oceano», ha dichiarato, sottolineando come un terzo dei fondi sarà destinato a programmi di ricerca, tra cui il Global Ocean Programme.

Progetti sono già stati avviati in Tanzania e Guyana, e l’UE ha anche presentato un gemello digitale dell’oceano: una replica virtuale per supportare le decisioni politiche in ambito marittimo. La “blue economy” europea, che equivale alla quinta economia del mondo, si conferma al centro dell’agenda politica di Bruxelles.

Venezia rilancia il Blue Deal: “Capitale del pianeta Acqua”

In prima fila alla conferenza anche Venezia, che ha colto l’occasione per presentare la sua visione di capitale dell’adattamento climatico. Il sindaco Luigi Brugnaro ha rilanciato il “Blue Deal”, un appello rivolto a governi e imprese per investire in infrastrutture marine adattive, tecnologie distribuite e professioni legate all’idrosfera.

La presenza veneziana si inserisce nel percorso tracciato dalla Venice Climate Week e dal Salone Nautico. «Venezia non è solo una città del pianeta Terra, ma la capitale del pianeta Acqua», ha affermato Brugnaro, sottolineando come il Mose sia un esempio concreto di ingegneria al servizio della resilienza urbana.

Assenze pesanti: gli USA voltano le spalle all’ONU

A pesare come un macigno sul vertice è però l’assenza degli Stati Uniti. L’ambasciata americana a Parigi ha spiegato che Washington non partecipa perché «la serie UNOC è focalizzata sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, agli antipodi dell’agenda Usa». Solo due osservatori americani sono presenti. Una scelta che mina la legittimità dello sforzo multilaterale, mentre la Russia, alleata di Trump nell’espansione delle attività minerarie, è assente per motivi legati alla guerra in Ucraina. La Cina è presente con il vicepresidente Han Zheng.

Macron: “Gli abissi non sono in vendita”

Nel suo intervento, il presidente francese Emmanuel Macron ha rilanciato il concetto di multilateralismo e difesa dei beni comuni: «Se la Terra si riscalda, l’oceano è in ebollizione». Ha poi avvertito: «Gli abissi non sono in vendita, non lo sono più della Groenlandia o dell’Antartico». Parole pronunciate alla vigilia di una sua visita proprio in Groenlandia, territorio su cui Trump aveva espresso interessi di acquisizione già durante il suo primo mandato.

La Francia ha anche spinto per l’adozione del Trattato BBNJ (Biodiversity Beyond National Jurisdiction), approvato nel 2023 ma non ancora in vigore. Obiettivo: proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Attualmente, solo l’8% delle aree marine è effettivamente protetto.

Oceani in crisi: specie minacciate e plastiche ovunque

L’allarme arriva anche dal “barometro Starfish”, presentato alla conferenza: un terzo degli squali e un quarto dei cetacei sono in pericolo di estinzione. Più di un terzo delle attività di pesca è ritenuto insostenibile e i rifiuti plastici rappresentano oltre l’80% dei detriti marini.

Nel 2024 la temperatura media degli oceani ha raggiunto i livelli più alti mai registrati, e il livello del mare è salito di 23 cm dal 1901. Gli oceani, che coprono il 71% del pianeta, assorbono il 90% del calore prodotto dal cambiamento climatico, ma restano in gran parte sconosciuti: «Sappiamo meno dei fondali oceanici che della Luna», ha osservato Audrey Azoulay, direttrice generale dell’UNESCO.

Una moratoria difficile da attuare

Sul fronte delle attività estrattive, circa 33 Paesi hanno chiesto una moratoria per le trivellazioni sui fondali profondi. Ma la spinta di Stati Uniti e Russia verso una corsa alle risorse marine rende difficile un accordo globale. Le ONG chiedono più coraggio: l’eccesso di pesca, le tecniche distruttive come lo strascico e la mancanza di aree protette sono ancora problemi irrisolti.

Una corsa contro il tempo

La Conferenza ONU di Nizza non è una COP, ma rappresenta un momento di bilancio globale. L’obiettivo è accelerare l’azione per salvare l’oceano, fonte di ossigeno, cibo, energia e vita. La dichiarazione finale — intitolata “Il nostro oceano, il nostro futuro” — attende ancora contenuti concreti. Il tempo, però, stringe. Come ha sintetizzato Pierre Bahurel, direttore di Mercator Ocean International: «Siamo davvero su una traiettoria di pressione crescente. L’oceano sta cambiando, e noi dobbiamo cambiare con lui, ora».

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